Il Consiglio straordinario dei ministri dell’energia dell’Unione europea, svoltosi giovedì 24 novembre a Bruxelles, ha registrato il consenso dei Ventisette su due importanti regolamenti, che influenzeranno positivamente la situazione degli approvvigionamenti di gas e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Ma ha marcato anche un importante passo avanti per quanto riguarda l’introduzione, finalmente, di un “tetto al prezzo dinamico”, ribattezzato “meccanismo di correzione del mercato”, che limiti i rincari del prezzo del gas importato in Europa. L’accordo tra gli Stati membri, su questo tema controverso, è ancora lontano – ma quantomeno esiste ora il testo di una proposta formale, che la Commissione europea ha presentato il 22 novembre, e che servirà come base su cui i ministri e i loro tecnici potranno costruire un meccanismo più credibile, efficace e soprattutto praticabile di quello prospettato da Bruxelles, chiaramente destinato a non essere mai attivato.
I due regolamenti di emergenza, su cui i ministri hanno espresso il loro accordo di massima (senza tuttavia passare ancora all’approvazione finale), erano stati proposti dalla Commissione europea rispettivamente il 9 novembre scorso (sull’accelerazione dei procedimenti autorizzativi per gli impianti di energia rinnovabile), e il 18 ottobre (sugli acquisti congiunti e su un sistema di solidarietà fra gli Stati membri per le forniture di gas).
L’intesa è che i due testi giuridici (si tratta di regolamenti del Consiglio Ue, che non prevedono la partecipazione del parlamento europeo al processo decisionale) siano adottati formalmente nella prossima riunione straordinaria del Consiglio Energia, il 13 dicembre, ma a condizione che i ministri raggiungano, nel frattempo, un accordo sulle modifiche da apportare alla terza – e molto più controversa – proposta di regolamento di emergenza: quella, appunto, sul meccanismo di correzione del mercato, il “price cap dinamico”. L’approvazione, in sostanza, dovrà avvenire “a pacchetto” per tutti e tre i testi. Se l’accordo non sarà ancora possibile il 13 dicembre, la questione potrà essere portata al livello politico più alto, durante il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, due giorni dopo, sempre a Bruxelles, per essere poi risolta – si spera – all’ultimo Consiglio Energia dell’anno, il 19 dicembre.
La proposta della Commissione sul “meccanismo di correzione del mercato” ha l’obiettivo dichiarato di limitare gli episodi di prezzi eccessivi del gas naturale, non correlati ai prezzi di altre borse del gas – in particolare sul mercato del Gnl, il gas naturale liquefatto –, e si applicherà al prezzo dei derivati nella borsa europea Ttf di Amsterdam, che rappresentano circa l’80% delle transazioni, e determinano poi i prezzi al dettaglio del gas nell’Unione. L’attivazione del meccanismo consisterà sostanzialmente in un divieto di eseguire gli ordini di derivati a un mese, nella borsa Ttf, al di sopra del tetto stabilito.
Il meccanismo è molto diverso dal “corridoio di prezzo dinamico” che chiedevano quindici Stati membri (fra cui Italia, Francia, Spagna, Polonia e Grecia). È per definizione di emergenza e temporaneo, e sarà attivabile per un anno, a partire dal primo gennaio 2023, solo se e quando si verifichino una serie di precise condizioni sul mercato. La Commissione propone di fissare il price cap a 275 euro per Mwh, un livello altissimo, raggiunto e superato solo poche volte durante le ultime due settimane di agosto, quando i prezzi toccarono picchi senza precedenti. Ma questo è solo il primo degli elementi del meccanismo. Il tetto al prezzo, secondo la proposta, non solo andrebbe applicato unicamente ai derivati a un mese (che costituiscono poco più del 20% del mercato Ttf di Amsterdam), lasciando fuori gli altri tipi di transazioni, ma dovrebbe essere raggiunto o superato per almeno due settimane di seguito.
Inoltre, ci sono altre due condizioni che dovrebbero verificarsi per attivare il meccanismo: nelle due settimane di superamento del tetto dovrebbe verificarsi anche, e per almeno dieci giorni consecutivi, una divergenza (spread) di almeno 58 euro fra il prezzo spot del gas nella borsa Ttf e un prezzo di riferimento per il gas naturale liquefatto (Gnl), calcolato sulla base della media giornaliera di un paniere di indicatori (il Mercato spot giornaliero del Mediterraneo, il Mercato spot giornaliero dell’Europa Nordoccidentale e una valutazione giornaliera prodotta dall’Acer, l’Agenzia europea per la cooperazione dei regolatori dell’energia).
Tutte queste condizioni non si sono mai verificate contemporaneamente neanche durante la crisi dei prezzi di agosto, che dunque il meccanismo di correzione del mercato, così com’è progettato, non avrebbe potuto evitare. È una contraddizione evidente rispetto alla motivazione principale per l’introduzione del price cap, invocata dai quindici Stati membri favorevoli e dalla stessa Commissione, che sarebbe proprio quella di impedire che si ripeta quanto è successo ad agosto. Non sorprendono, dunque, le critiche giunte da questi Paesi, emblematicamente rappresentate dalla reazione della ministra spagnola dell’Energia, Teresa Ribera, che ha definito la proposta “uno scherzo di cattivo gusto”.
Tra le modifiche possibili, per arrivare a un accordo, secondo quanto ha suggerito la stessa Ribera, c’è una forte riduzione del tetto al prezzo di 275 euro per Mwh (il ministro greco, Kostas Skrekas, ha proposto di abbassarlo a 150-200 euro), o addirittura la sua eliminazione e sostituzione con un semplice sovrappiù (lo spread) rispetto al prezzo medio registrato sui mercati internazionali, per mantenere l’Unione europea attrattiva per i flussi di Gnl. E naturalmente andrebbe ridotto anche il periodo eccezionalmente lungo (quindici giorni) in cui devono verificarsi i rincari oltre il limite previsto, per poter attivare il meccanismo.
La circostanza che ora potrebbe cambiare tutto, e rendere più concretizzabile l’accordo sul price cap, è proprio la forte riduzione d’influenza che avrà la Commissione sui negoziati: dopo aver messo sul tavolo la sua proposta, l’esecutivo comunitario non può impedire che i ministri la modifichino anche in modo sostanziale. “Se i ministri possono cambiare, emendare la proposta della Commissione? Sì, naturalmente, questo è un diritto del Consiglio” – ha ammesso la commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson, durante la conferenza stampa al termine della riunione del 24 novembre.
Sul price cap – ha aggiunto Simson – “ci sono dei negoziati in corso, e io ho fiducia nel fatto che i ministri, con i loro emendamenti, terranno presente che qualunque meccanismo concorderemo dovrà funzionare in modo da non compromettere la nostra sicurezza degli approvvigionamenti. Naturalmente, se vediamo che davvero questo meccanismo è progettato in un modo per cui il gas naturale liquefatto viene dirottato altrove sui mercati internazionali, possiamo sospenderlo”.
Nel corso della stessa conferenza stampa, il ministro ceco dell’Industria, Jozef Sikela, presidente di turno del Consiglio Energia, si è mostrato alquanto ottimista sul fatto che si possa raggiungere un accordo sul price cap il 13 dicembre; e ha affermato di non credere che sarà necessario passare al voto a maggioranza qualificata (come giuridicamente sarebbe possibile fare) per approvare il testo. “Non mi aspetto che non ci sia consenso su questo punto”, da parte degli Stati membri, perché “la posta in gioco è troppo alta”, ha osservato. “Negozieremo, ci ascolteremo reciprocamente: ho l’impegno di tutti gli Stati membri a partecipare a questo duro lavoro, e abbiamo un chiaro obiettivo: approvare il 13 dicembre queste proposte di regolamento, tutte insieme” – ha concluso Sikela.