C’è da pensare che il ministro dell’Interno Piantedosi abbia cercato un impossibile riscatto, dopo il decreto anti-rave, facendo quello che la sua predecessora non ha fatto: rispondere alla interrogazione del deputato di +Europa, Riccardo Magi, in merito al caso Omerovic. Ve lo abbiamo raccontato (vedi qui e qui): si tratta della triste vicenda che vede protagonisti quattro poliziotti del quattordicesimo distretto di pubblica sicurezza di Primavalle, a Roma, entrati lo scorso 15 luglio in casa della famiglia Omerovic, dalla cui finestra poco dopo è precipitato Hasib, sordomuto dalla nascita. Ebbene, dando seguito alla iniziativa parlamentare di Magi, lo scorso 18 novembre il ministro, tramite il suo sottosegretario leghista Molteni, ha reso noto un importante particolare: e cioè che la Procura di Roma sta indagando anche per trovare conferme all’ipotesi che i poliziotti siano responsabili del reato di tortura contro Hasib. Si può ancora immaginare che Piantedosi, più che a pensare di far bella figura, non abbia avuto altra scelta di fronte a un caso così grave per il Viminale, e abbia messo le mani avanti. Molteni ha precisamente detto che la procura “ha avviato un procedimento penale per i reati di false informazioni al pubblico ministero, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e tortura”.
I pubblici ministeri che seguono il caso sono Michele Prestipino e Stefano Luciani, entrambi con una storia di inquirenti antimafia in Sicilia. Dopo la denuncia della famiglia, assistita dall’avvocato Arturo Salerni – noto per una lunga carriera di difesa dei diritti, dalle illegalità nei posti di lavoro alle azioni criminali dei generali argentini –, è stato aperto un fascicolo per il reato di tentato omicidio. Poi le indagini sono andate avanti e hanno evidentemente portato nuovi elementi, fino a far ipotizzare la tortura. È già noto che la sorella di Hasib, Sonita, anche lei disabile cognitiva, ha fornito una sua ricostruzione dei fatti: deve essere stata molto credibile, e devono essere stati trovati nuovi riscontri, visto quanto reso noto da Piantedosi.
Il reato di tortura è stato introdotto nel nostro ordinamento solo nel 2017 (con molte critiche per la sua formulazione soft, ma intanto c’è) e prevede una condanna da cinque a dodici anni di carcere, aumentati della metà se la vittima subisce lesioni gravi. Come in questo caso. Sono infatti ancora gravissime le condizioni del giovane uomo disabile: Hasib, ha detto Molteni, “è ricoverato presso il reparto di neuroriabilitazione ad alta intensità del policlinico Gemelli di Roma, in una condizione di minima coscienza e costantemente sottoposto a monitoraggio”. Cioè resta in coma.
Gli agenti indagati sono ancora in servizio. Il dirigente del commissariato di Primavalle è stato spostato, così gli agenti in questione. Da quel che sappiamo, prendono lo stipendio, ma sono di fatto “congelati” in attesa dell’esito delle indagini: la questione disciplinare verrà affrontata dopo che una sentenza li avrà giudicati colpevoli. Intanto, al Viminale, devono avere fatto i conti con una vicenda che potrebbe mettere in luce metodi e scarsa preparazione in alcune aree del personale: una questione democratica che andrebbe affrontata a viso aperto. Vediamo come Piantedosi sbroglierà la matassa.