Quello che sta per chiudersi è l’anno del silenzio sugli innocenti. L’Europa che guarda dall’altra parte, che prova a combattere contro il virus, che si ritrova impantanata tra i “no vax e i “no pass”, non ha neanche la capacità di fare la voce grossa contro la Polonia, che alza muri per impedire che i profughi, i senza patria, gli immigranti possano entrare in quella che fu la culla della civiltà, l’Europa appunto. Sono disperati fantasmi strumentalizzati dalla Bielorussia, corpi violentati dal freddo e dalla fame, e sono ancora lì, in questo tenebroso Natale, alla ricerca di una solidarietà negata. Solo una voce si è alzata in loro difesa, una voce forte e chiara. Ed è quella del pellegrino papa Francesco, che da Lesbo e da Cipro si è interrogato sulla fine della civiltà e della democrazia in questo nostro nuovo mondo.
È l’Europa che stenta a prendere corpo, a diventare un soggetto politico forte in un mondo che, crollati i muri, è diventato multipolare e sta costruendo nuove barriere. Cina, Russia, Usa, le grandi megalopoli arabe si contendono risorse e territori. Il mercato, e non solo. E l’egemonia si gioca su questo, non sulla diplomazia, sulle relazioni internazionali, sullo spauracchio degli eserciti e delle armi di distruzione di massa.
Non è un caso che dall’amministrazione Trump in poi, gli americani abbiano deciso di ritirarsi dalle missioni internazionali, come in Afghanistan. Ma fa la voce grossa l’amministrazione Biden contro la Russia, ora che si è riaperta anche la questione dell’Ucraina.
Da Est, gli immigrati vengono strumentalizzati come clave politiche, per rompere equilibri geopolitici. A Sud, in Libia, sono torturati e annullati come esseri umani. Sono reclusi in recinti nei quali aspettano di potersi imbarcare, scommettendo sulla possibilità di sopravvivere attraversando il Mediterraneo.
E l’Europa si divide con una minoranza vociante e aggressiva negazionista e sovranista. Speravamo che il Covid-19 ce lo fossimo lasciato alle spalle, e invece siamo nel pieno di una nuova tempesta di contagi. Con la variante Omicron che si moltiplica nel giro di poche ore e che oggi colpisce i bambini. Anche l’età della innocenza è in pericolo.
Chiedersi se in questo quadro si possano governare i flussi migratori sembra fuori luogo. La nostra è una Europa miope che non vede i nessi che interconnettono la pandemia ai flussi migratori. Ci sono Paesi del mondo dimenticato che hanno percentuali di vaccinazione a una cifra. È questo mondo quello che si mette in movimento, che cerca di incamminarsi verso l’Europa e l’Occidente. Che fino a ieri rappresentavano l’Eldorado da raggiungere, la terra promessa, ma che oggi invece per chi calpesta i suoli europei sono un campo di battaglia tra modernità e medioevo, tra chi crede nella scienza e chi la rifiuta.
L’Europa che vorremmo dovrebbe guidare il mondo che merita una opportunità, che vorrebbe il superamento (a tempo) della proprietà dei vaccini per mettersi alla pari con l’Europa. Anche in Occidente la vita è in pericolo e le certezze economiche sono rimesse in discussione. L’esodo dei migranti verso l’Europa e l’Occidente ha questo connotato. Si ritrova, cioè, in una realtà oggi in sofferenza.
Le due sofferenze sono una miscela esplosiva. Raffreddarla dovrebbe essere il compito principale delle classi dirigenti. E invece prevale l’indifferenza, il navigare a vista. Come se il problema dei flussi migratori non esistesse più. Non esistono, gli innocenti.