La peggiore previsione di ieri si è avverata oggi nell’aula del Senato. La “tagliola”, con la concessione del voto segreto, ha fatto sì che il disegno di legge Zan contro l’omobitransfobia – il cui titolo breve reca “Contrasto della discriminazione o violenza per sesso, genere o disabilità” – sia stato affossato. Le due proposte presentate da Lega e Fratelli d’Italia, le cosiddette “tagliole”, volte a non far passare l’aula all’esame degli articoli della legge uno per uno, hanno funzionato; così come ha funzionato la scelta della presidente di provenienza berlusconiana, Maria Elisabetta Alberti Casellati, di concedere il voto a scrutinio segreto. La mossa della destra è passata con 154 voti a favore e due astenuti; i contrari sono stati 131.
“Hanno voluto fermare il futuro e riportare l’Italia indietro. Sì, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato. Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà”, ha dichiarato a caldo Enrico Letta dopo la bocciatura de facto del disegno di legge. Un provvedimento identitario per il centrosinistra e per il Pd in particolare, dopo lo sforzo che lo stesso Letta, in discontinuità con la posizione tenuta a luglio, aveva avviato una frenetica corsa alla mediazione con le altre forze politiche negli ultimi giorni. Una volontà che non ha sortito alcun effetto.
Eppure i voti del centrosinistra, sulla carta, sarebbero stati sufficienti a scongiurare la “tagliola”, a detta della senatrice Loredana De Petris del Gruppo misto: voti che, contati e controllati, corrispondevano a 149. Invece ne sono mancati ben diciotto: sedici andati verso il centrodestra e due verso l’astensione. In tutto i voti che hanno fatto la differenza sono stati infatti ventitré.
I franchi tiratori hanno potuto agire in incognito, senza metterci la faccia, come ha stigmatizzato Giuseppe Conte. Sono coloro che hanno seguito le “sirene sovraniste”, secondo Alessandro Zan, che li addita come traditori del patto politico, quello che aveva fatto sì che nell’aula della Camera, il 4 novembre 2020, il disegno di legge Zan passasse. Un’accusa a Italia viva, che però respinge al mittente dichiarando, per voce della senatrice Bellanova, di non aver fatto mancare il proprio appoggio e di cercare i franchi tiratori nelle file del Pd. Eppure Elena Boschi attribuisce la débâcle del centrosinistra all’atteggiamento troppo rigido del Pd.
Moltissime le proteste in aula da parte di Pd, 5 Stelle e Liberi e uguali all’indirizzo di Casellati, che a sua volta ha rivendicato la scelta di avallare il voto segreto come “decisione che ha solide fondamenta di carattere giuridico”. La discussione sul provvedimento potrà riprendere in commissione non prima di sei mesi a partire da oggi, ma solo con un testo nuovo.
Di fatto oggi è stata decretata la morte del disegno di legge Zan, con tutto ciò che ne consegue. Un triste arretramento dell’intero Paese e un brutto colpo per il centrosinistra.