Oggi ci stupiamo di vederli distruggere insieme, manifestare, prendersela con la Cgil come se fosse un bersaglio qualunque. Ma come? Anarchici e neofascisti uniti, a Roma e a Milano, contro la “dittatura sanitaria”? Ma come, anche a Milano, sabato sera, volevano attaccare la Camera del lavoro? E a Trieste il movimento che annunciava sfracelli è entrato prima in crisi, con le dimissioni del suo portavoce che voleva sospendere le proteste, e poi è stato dissolto, anzi disciolto, dai lacrimogeni e da qualche carica della polizia.
Erano trecento al presidio, ma quando sono partite le cariche, al porto di Trieste e poi in città, sono arrivati migliaia di lavoratori, studenti, gente comune, tutti contro il green pass, gli scontri con le forze di polizia si sono moltiplicati. Speriamo solo che questa decisione del ministero dell’Interno di intervenire per liberare i varchi del porto presidiati, non si riveli un boomerang, non faccia salire la tensione a livello nazionale, perché potrebbe esplodere una pentola a pressione che da troppo sta sul fuoco. Mentre ancora si vota per i ballottaggi, anche a Trieste, la degenerazione delle manifestazioni e l’uso della forza da parte della polizia segnalano la drammaticità del momento.
È vero, dobbiamo tenere il punto. Forza Nuova dev’essere sciolta. Ma è sufficiente? Servirà a qualcosa? O è solo una questione di principio? Martedì la ministra dell’Interno Lamorgese riferirà finalmente alle camere, a urne chiuse, sui fatti terribili di sabato 9 ottobre, e sulle profonde ferite provocate dalla devastazione della Cgil e dall’assedio a Palazzo Chigi, che hanno lacerato la stessa Carta costituzionale.
E la ministra dirà la sua sul carattere della violenza dell’altro sabato, quando lei stessa parlò di violenza dal “carattere eversivo”. In questi dieci giorni la procura di Roma e il gip hanno proceduto con arresti e incriminazioni dei leader di Forza Nuova e dei movimenti “civici” “no pass” e “no vax”. Contestando loro la devastazione e la violenza, ma non l’associazione sovversiva.
Ai fini dello scioglimento di Forza Nuova, l’indirizzo delle contestazioni non aiuta ma, come stabilisce la legge, lo scioglimento può essere attuato con una iniziativa autonoma del governo, anche in assenza di una sentenza di primo grado da parte dei tribunali. Mercoledì si voteranno le mozioni che impegnano il governo a sciogliere le organizzazioni neofasciste. Vedremo se al Senato Italia Viva, 5 Stelle, Pd e Leu riusciranno a spuntarla contro il blocco del centrodestra.
Il voto è un passaggio parlamentare importante. Sabato, nella capitale, duecentomila lavoratori hanno risposto all’appello unitario del movimento sindacale confederale. In gioco, nel Paese, sono la democrazia e il diritto di esistere per lo stesso sindacato oggi bersaglio dell’aggressione neofascista e anarchica. E la piazza ha ribadito con forza la richiesta di scioglimento di Forza Nuova.
Eppure, questa richiesta sembra una storia lontana, fuori tempo, poco efficace, perché, nell’arco di questi dieci giorni, la situazione è cambiata. Il 9 ottobre, l’assalto alla Cgil rappresenta una svolta, l’inizio di una nuova fase in cui il disagio sociale si trasforma in rancore e violenza sociale. È una fase molto delicata perché questo rancore supera gli steccati, trova terreni fertili nel mondo del precariato e del sindacalismo di base, nell’area dell’emarginazione e delle forme politiche che, negli anni, si sono nutrite di violenza.
Forza Nuova e anarco-insurrezionalisti. Perché meravigliarsi? A Napoli negli anni Ottanta si cementò un’alleanza tra Brigate rosse (ala Senzani) e la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Che portò all’omicidio, nel 1982, del capo della Mobile, Antonio Ammaturo. Nulla a che vedere con i fatti di oggi, ovviamente. Ma la storia ci aiuta a capire che, in certi contesti e momenti, si possono creare alleanze impensabili tra opposti.