La giustizia italiana si è rivelata più volte fallibile. Numerosissimi infatti sono gli errori giudiziari che causano una detenzione ingiusta. Sono giorni, mesi, a volte anche anni di vita strappati ingiustamente a qualcuno, che infine il tribunale stesso dichiara innocente. In questi casi la legge prevede un risarcimento per ingiusta detenzione. È la stessa Costituzione ad affermare che la legge deve determinare le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari. Ma quanti sono gli errori giudiziari in Italia? Quante persone ogni anno subiscono la custodia cautelare, salvo poi rivelarsi innocenti? E qual è la spesa che lo Stato affronta per risarcirle? Quante di queste ottengono un indennizzo?
Per avere una prima idea di quanti siano gli errori giudiziari in Italia, vale la pena di mettere insieme sia le vittime di ingiusta detenzione sia quelle di errori giudiziari in senso stretto. Ebbene, dal 1991 al 31 dicembre 2020, i casi sono stati 29.659: in media, poco più di 988 l’anno. Il tutto per una gigantesca spesa complessiva, da parte dello Stato, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 869.754.850 euro circa, per una media appena superiore ai 28 milioni e 990mila euro l’anno.
Certo, nessuno potrà mai restituire anni di vita persi e liberare dal marchio che, per una detenzione ingiusta, può imprimersi a vita su una persona; però il procedimento esiste, e sta di fatto che ogni anno questi “incidenti” costano allo Stato milioni di euro.
Fare un calcolo aritmetico è impossibile, perché per ogni caso sono tantissime le varianti che ne determinano l’importo. Per esempio: il numero dei detenuti presenti in cella durante il periodo di detenzione, le condizioni della detenzione stessa, il reato imputato, la lontananza dalla famiglia a cui la persona è stata costretta, e tanti altri ancora. A titolo esemplificativo, basti pensare che, se una persona è stata ingiustamente vittima di una misura cautelare per un anno, il risarcimento per ingiusta detenzione sarà pari a 86.074,30 euro (risultato di 235,82 moltiplicato per 365 giorni).
Qualsiasi cifra però non potrà mai compensare i danni che una detenzione può apportare, basti pensare alla diffusione di notizie a mezzo stampa o social, che inevitabilmente mettono alla gogna i poveri malcapitati incorsi in un’ingiusta detenzione. Inoltre, va tenuto presente che molte delle persone – di solito poco abbienti e poco istruite –, una volta uscite dall’incubo giudiziario, non hanno voglia di rientrarci, di richiamare un avvocato e avere a che fare con altri giudici. Così non è infrequente che tanti che avrebbero diritto al risarcimento, spesso non lo chiedano nemmeno. Soldi che lo Stato risparmia e che potrebbero essere usati per migliorare le condizioni di vita dei reclusi.
Passiamo ai dati: in Italia, nel 2020, si sono registrati 750 casi di ingiusta detenzione, per una spesa complessiva in indennizzi di cui è stata disposta la liquidazione pari a 36.958.648,64 euro. Nello stesso anno, a Napoli, si sono contati 129 casi di errori giudiziari, persone ingiustamente carcerate che si sono viste riconoscere un indennizzo complessivo di 3,2 milioni di euro. Ancora nel 2020, questa volta a Salerno, risultano essere risarcite 56 persone (quasi 4 milioni di euro). Dopo Napoli, nella classifica nazionale, risulta esserci Reggio Calabria con 120 casi e indennizzi per oltre 9 milioni di euro.
Voglio chiudere con una considerazione negativa su una sentenza della Corte di Cassazione. Un minorenne – accusato ingiustamente di un reato mai commesso, posto in custodia cautelare e in seguito assolto perché riconosciuto innocente – non ha diritto, solo per via della sua età, a ottenere una riparazione per ingiusta detenzione superiore a quella normalmente calcolata per i maggiorenni. È un pronunciamento che lascia perplessi, emanato dalla Corte di Cassazione di recente, a conclusione di una vicenda giudiziaria che ha preso le mosse dalla storia di una presunta violenza sessuale di gruppo.
* Garante campano delle persone private della libertà personale