Ieri, 14 gennaio, in serata, subito dopo la fine dei lavori dell’aula di palazzo Madama, le Commissioni Affari costituzionali e Giustizia sono tornate a riunirsi per continuare a esaminare il disegno di legge sicurezza. La partita va avanti, solo un po’ ingarbugliata, ma va avanti nonostante pezzi della società siano in rivolta. Segnaliamo le vaste proteste in corso negli atenei, dove studenti e docenti denunciano l’ipotesi, inserita nel testo, che i futuri 007 meloniani possano pretendere da loro informazioni sui colleghi: Alfredo Mantovano, il pio sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti (vedi qui), che ha in mano il dossier (in queste ore anche quello sulla elezione dei giudici della Consulta che si vorrebbero compiacenti alla destra), ha pensato di scrivere una norma che trasformerebbe cittadini e cittadine dipendenti dello Stato in delatori.
Quanto al testo in seconda lettura al Senato, la destra, nelle numerose dichiarazioni dei suoi esponenti, vuole accelerare l’approvazione del provvedimento per dare un segnale alle piazze: gli agenti delle forze di sicurezza verrebbero tutelati al massimo in caso di reati, proprio mentre la stampa rende noto che, sempre sul tavolo dell’ineffabile Mantovano, sarebbe allo studio una norma per dare completo scudo penale agli agenti: uno scenario che ci proietterebbe direttamente dentro uno Stato di polizia. Oggi il ministro della Giustizia Nordio ha provato ha minimizzare: “No! Che scudo penale! Stiamo parlando solo di maggiori tutele che riguardano tutti i cittadini”. Una spiegazione che conferma la natura dell’operazione in corso.
Tra una ipotesi e l’altra, è sempre più concreta, tuttavia, la possibilità di piccole modifiche al ddl sicurezza pensate solo per evitare lo stop della Corte costituzionale: il divieto di vendere schede Sim agli stranieri che non hanno il permesso di soggiorno; la norma che non prevede più il differimento obbligatorio della pena in carcere per le detenute madri anche con figli di meno di un anno, rendendo la misura solo facoltativa; l’aggravante della stazione, cioè la previsione che qualsiasi reato si commetta dentro le stazioni o nelle loro vicinanze venga punito più duramente dello stesso reato commesso da una qualsiasi altra parte; il divieto per i magistrati di considerare la prevalenza delle attenuanti, rispetto alle aggravanti, in caso di reati contro gli agenti delle forze dell’ordine. Solo per considerare quelle definite “più gravi” dai vari esponenti delle opposizioni. Ma su come introdurre queste modifiche la discussione è ancora aperta. La Lega spinge per un’approvazione immediata, tanto hanno bisogno di ingrassare la pancia della propaganda, soprattutto in queste ore di mortificazione del ministro Salvini di fronte al caos delle ferrovie, che egli si limita a guardare mestamente senza fare nulla di concreto.