Se si esclude il risultato dell’Emilia-Romagna – in cui si sapeva che non ci sarebbe stata partita, e che De Pascale avrebbe vinto a mani basse –, è il raffronto tra come sono andate le cose in Liguria e in Umbria, in questo ultimo passaggio elettorale regionale, che pone qualche problema. Analogie e differenze balzano agli occhi. Anzitutto il dato dell’astensione: inscalfibile ovunque la tendenza al suo aumento. Schlein fa bene a rivendicare con orgoglio, per il suo Pd, il ruolo di perno di un’alternativa alle destre; ma è evidente che la segretaria, pur portando il partito largamente in testa sia in Liguria sia in Umbria, non è riuscita finora a riassorbire l’astensionismo.
Anzi, l’impressione è che potrebbe non riuscirci nemmeno nel prossimo futuro: la disaffezione alle urne è infatti figlia di un’antipolitica che ha messo radici negli anni, e che soltanto il neoqualunquismo a 5 Stelle in una certa misura era riuscito a rappresentare. Oggi, archiviata con Conte quella fase, i voti ex grillini, quelli che non sono ritornati a destra, si sono per una parte dissolti, e per un’altra, probabilmente minore, stanno andando verso il Pd e verso l’Alleanza verdi-sinistra. La domanda è allora: come fare a (ri)conquistare un elettorato pervicacemente refrattario a qualsiasi proposta politica?
La risposta potrebbe essere quella di una forma partito di tipo nuovo, che riesca a coinvolgere, mediante una comunicazione adeguata a quella “social” delle giovani generazioni, le fasce lontane dalla politica. Senza dimenticare, nel contempo, che una proposta di ridistribuzione del reddito, per esempio attraverso l’introduzione di una patrimoniale, potrebbe riavvicinare quegli strati di popolazione “povera” (spesso nel senso dei working poors) che non ne possono più di una vita di stenti. Finora la segretaria – in ciò ha fatto benissimo – ha puntato sul salario minimo, una misura scandalosamente assente nel Paese con le remunerazioni più basse di Europa: bisognerebbe andare più avanti nella stessa direzione.
Vengono però in primo piano le differenze tra il risultato deludente della Liguria e quello incoraggiante dell’Umbria. Non v’è dubbio che i dissensi interni all’ex grillismo abbiano giocato un ruolo nella sconfitta ligure; e tuttavia – a essere onesti – non si può dire che l’assenza dei centristi, nella coalizione che appoggiava la candidatura di Orlando, non abbia giocato a favore delle destre. È chiaro, infatti, che un certo elettorato “moderato” non è andato a votare, se anche non ha scelto il candidato dello schieramento opposto, che del resto si presentava a sua volta come un centrista. I Renzi e i Calenda, nonostante i pasticci da loro combinati, mettendo al primo posto la matematica, possono ben dire che numericamente il loro apporto è essenziale. E lo si sarebbe visto in Umbria.
Ora, senza indulgere più di tanto all’ironia (vedi qui), e ammettendo che i numeri il loro peso ce l’hanno, la questione che si pone è la seguente: a inserire quella componente centrista, non priva di una dose di trasformismo politico, all’interno di una stabile coalizione che si candida a governare il Paese, non si rischia di finire come ai tempi di Prodi e di Mastella (si ricorderà quello che accadde nella breve legislatura iniziata nel 2006)? È vero che allora c’era anche Rifondazione comunista, nell’alleanza che sosteneva Prodi; ma oggi una incompatibilità di Conte con i Renzi e i Calenda, sembra altrettanto evidente – anche a non volere insistere sulla componente centrista interna allo stesso Pd, che, dopo gli eccellenti risultati di Schlein, non avrà più molto di che borbottare.
In conclusione, è a una quadratura del cerchio quella a cui la segreteria del Pd è chiamata. La formazione di uno schieramento di centrosinistra, capace di candidarsi alla guida del Paese, passa oggi per la preparazione di un programma di governo, redatto in pochi punti essenziali, che abbia almeno un pizzico della radicalità necessaria ad attrarre un numero consistente di elettori ed elettrici al momento estranei alla politica, e che riesca a tenere insieme il “campo larghissimo” risultato vincente in Umbria. Una sfida nient’affatto facile – ma l’unica realisticamente in grado di battere le destre in campo aperto.