Questa storia riguarda tutti. Il tema è quello della libertà di opinione. Pensate allo spot del Super Bowl, quello del “Washington Post”: “La democrazia muore nell’oscurità”. La libertà di opinione esprime un bisogno fondamentale dell’essere umano. Ed è basata sul presupposto illuminista secondo cui siamo tutti esseri pensanti e razionali che si formano un’opinione attraverso il dialogo. In una democrazia, la libertà di opinione e la libertà di informazione sono fondamentali. Lo stesso discorso vale per la ricerca: il progresso è possibile soltanto se l’idea dominante può essere messa in discussione. Del resto, nell’articolo 11 della Carta fondamentale dei diritti dell’Unione europea, si legge quanto segue: “Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”.
Christian Raimo è uno scrittore e insegna Storia e filosofia in una scuola romana. In questi giorni è stato alla ribalta, molto più di quanto non lo sia per le sue attività di intellettuale impegnato e di attivista politico. I suoi articoli si possono leggere su “Internazionale”. Dal 6 novembre è stato infatti sospeso per tre mesi dall’insegnamento, con riduzione dello stipendio, per via di un provvedimento disciplinare. Gli viene contestato di avere pronunciato delle parole contro il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, dal palco di una festa di partito e in altre uscite pubbliche sui social. La storia dettagliata è presente in tutta la stampa di questi ultimi giorni: il che ci consente di andare veloci. Raimo ha usato un’espressione forte su Valditara: “Un bersaglio, va colpito come la Morte nera”, citazione da Guerre stellari – ed è ovvio che si parlava di bersaglio politico e non fisico.
Immediata la risposta degli studenti, che hanno convocato una manifestazione il 10 novembre, in piazza Sempione, e dei docenti dell’Istituto Pacinotti, che si sono mobilitati. Nella lettera inviata all’Ufficio scolastico regionale, questi ultimi hanno scritto: “L’istituzione che reprime e punisce chi esprime il proprio pensiero non allineato è un’istituzione che non educa cittadini liberi, ma alleva sudditi”. Sono state numerosissime le firme a sostegno di Raimo per chiedere di ritirare la sospensione. Un professore è un cittadino che, al di fuori dall’orario di lavoro, ha pieno diritto di fare politica ed esprimere le sue idee.
È giusto chiedere conto a un professore della scuola pubblica di tenere un comportamento consono alla sua funzione, ed esiste per questo un apposito codice di comportamento. Un insegnante, però, non è un generale delle forze armate, tenuto a restare fuori dalla mischia politica – anche se alcuni finiscono candidati proprio nel partito di Valditara che, in questo caso, ne difende le dichiarazioni più becere in nome della libertà di parola. La coerenza è un valore.
Il codice di comportamento dei dipendenti pubblici è stato aggiornato nel luglio 2023. In particolare, fra le varie modifiche, si rileva quanto segue: all’articolo 11 del D.P.R. 62/2013 è stato aggiunto anche il comma 11-ter, per disciplinare l’utilizzo dei mezzi di informazione e dei social media, prescrivendo che il dipendente adotti la necessaria cautela, affinché le proprie opinioni o i propri (pre)giudizi su eventi, cose o persone, non siano, in alcun modo, attribuibili alla pubblica amministrazione di appartenenza, e deve anche astenersi da qualsiasi commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine del proprio ufficio o della pubblica amministrazione in generale. Ma una norma così vaga dà carta bianca, nei fatti, all’amministrazione pubblica, compresa quella scolastica, nel tacitare i comportamenti “scomodi” dei propri dipendenti, senza alcun processo, con un semplice provvedimento amministrativo.
In uno Stato di diritto l’opinione non è mai un reato, salvo in alcuni casi specifici, come per esempio l’apologia di fascismo. Ma anche su questo punto è presumibile che il partito del ministro dell’Istruzione dissenta. Lo stesso ministro non si è sottratto dal partecipare a eventi che poco avevano a che fare con la politica scolastica – come il 18 ottobre scorso a un sit-in in favore del ministro Salvini sul processo OpenArms, quando ha affermato che la requisitoria del pm di Palermo “ha un forte sapore politico”; e a chi gli chiedeva se la sua presenza fosse opportuna, in quanto rappresentante delle istituzioni, rispondeva: “Sono un cittadino libero, perché non dovrei essere qui? Credo di essere un cittadino libero che va dove ritiene di dovere andare, manifestare la solidarietà a Matteo Salvini credo che sia un atto doveroso per chi crede nella sua politica”.
C’è che chiedersi se la medesima libertà di manifestare il proprio pensiero, al di fuori dell’ambito istituzionale in cui opera, sia riconosciuta anche a un cittadino come Raimo. Lo dicevamo sopra, la coerenza è un valore.
Si può infine consigliare un bellissimo romanzo di Kundera, Lo scherzo. La letteratura ci viene in aiuto. Lo studente Ludvík scrive, per scherzo, una cartolina con tre righe beffarde sull’ottimismo socialista (“L’ottimismo è l’oppio dei popoli! Lo spirito sano puzza di imbecillità! Viva Trockij! Ludvík”, e la spedisce a una sua compagna, una ragazza che prende tutto sul serio. Cento mani si alzano per condannare quella cartolina. Siamo a Praga, poco dopo il 1948: Ludvík perde ogni diritto, la sua vita sarà sfigurata per sempre.