Il presidente ucraino Zelensky ha mantenuto la promessa di portare la resistenza contro l’invasione ovunque sia possibile colpire la Russia. E poiché l’esercito russo è da tempo presente coi suoi mercenari in Mali, l’Ucraina ha aperto un nuovo fronte in Africa, così da indurre la giunta militare al potere a Bamako a rompere le relazioni diplomatiche con Kiev, lo scorso 4 agosto, seguita poi dalla giunta militare del Niger.
Le notizie di un nuovo fronte “ucraino” si sono rincorse durante tutta l’estate, trovando ormai delle conferme dalle forze riunite nel “Quadro strategico permanente”, in cui predomina la componente della ribellione tuareg, riguardo ai droni di fabbricazione ucraina e alla formazione ricevuta in Ucraina. Si susseguono gli attacchi alle postazioni governative protette dai mercenari del gruppo Wagner, ribattezzato Africa Corps, tra i cui ranghi si contano numerose vittime. La svolta è avvenuta a fine luglio, quando per la prima volta i droni ucraini hanno inflitto un pesante bilancio ai russi stazionati nel nord del Paese, a Tin Zaouatine, facendo 84 vittime tra i Wagner, e 47 tra l’esercito maliano non preparato a un attacco anche mediante droni.
Per capire meglio la portata di questo fronte, bisogna fare un passo indietro, ai due colpi di Stato militari che – a distanza di un anno, nell’agosto 2020 e nel maggio 2021 – hanno scosso il Mali e hanno portato alla soppressione del parlamento, al rinvio delle elezioni, a un capillare controllo sociale e dell’informazione. La giunta militare ha chiesto alla Francia di ritirare i militari dell’operazione Barkhane, presenti nel Paese per combattere i jihadisti islamici anche nel resto del Sahel (vedi qui). Il ritiro francese dal Mali è stato completato nell’agosto 2022, e la Russia ha iniziato a inviare alla giunta di Bamako elicotteri da combattimento, caccia, tra cui i Sukhoi 25, missili terra-aria e sistemi radar. Intanto, da fine dicembre 2021, sono presenti truppe russe: per la giunta sono ufficialmente istruttori, ma diverse fonti parlano di almeno 1500-2000 mercenari del gruppo Wagner, impegnati anche nei combattimenti.
Dopo che l’Onu aveva denunciato, nel maggio dello scorso anno, il massacro da parte dell’esercito maliano e di soldati “stranieri” di centinaia di civili, nel corso del 2022, la giunta di Bamako ha ordinato l’evacuazione anche dei caschi blu della missione Onu in Mali (Minusma), terminata nel dicembre 2023. La giunta non vuole avere testimoni del proprio operato, particolarmente contro i civili.
La giunta militare si sta confrontando con una presenza di lunga data di jihadisti nel nord del Paese, in conflitto con Bamako ma anche in competizione tra loro, e di cui i civili sono le vittime più numerose perché accusati di sostenere l’una o l’altra delle formazioni tra loro nemiche, come denunciato dalle organizzazioni per i diritti umani. A questa presenza si è aggiunta la ribellione tuareg, dopo che la giunta militare ha abbandonato l’Accordo di pace (firmato ad Algeri nel 2015) tra il governo centrale e i movimenti tuareg, che rivendicavano prima l’indipendenza e poi una forte autonomia.
Di fronte al boicottaggio da parte della giunta militare di quell’Accordo, i tuareg hanno ripreso le armi, decidendo di formare una coalizione tra i diversi gruppi: il Quadro strategico permanente per la difesa del popolo dell’Azawad, come i tuareg chiamano la regione di cui rivendicano l’autonomia. I droni e gli istruttori ucraini sono destinati a questa coalizione, poiché è quella che conosce meglio il territorio desertico dove opera ed è in grado di tenere in scacco l’esercito. A questo proposito, va ricordato che il colpo di Stato militare del 2020 era stato giustificato, tra l‘altro, col fatto che il governo civile si era dimostrato incapace di controllare il nord del Paese.
Le giunte militari oggi alleate di tre Paesi del Sahel – Mali, Niger e Burkina Faso – si sono rivolte all’Onu per denunciare la presenza di armi ucraine nella regione. Il fronte ucraino in Africa non si limita infatti al Mali: già nel 2023 dei soldati ucraini erano presenti nella guerra civile in Sudan, a sostegno dell’esercito regolare di Khartum contro le truppe paramilitari della Rapid Support Force (Rsf) del generale dissidente Mohammed Hamdan Daglo (vedi qui), che ha ricevuto l’aiuto del gruppo Wagner. Gli ucraini hanno formato l’esercito di Khartum a utilizzare piccoli droni con un carico di esplosivo, gli stessi usati ora dalla resistenza tuareg.