Le elezioni in Brandeburgo le ha vinte di misura la Spd, anche in virtù di una durissima campagna condotta dall’abile ministro-presidente in carica, Dietmar Woidke, che ha giocato la partita della estrema personalizzazione dello scontro con Alternative für Deutschland, scommettendo sulla propria popolarità e sull’attacco diretto agli slogan dell’estrema destra. Scommessa vinta – ma al prezzo di fare fuori tutti i piccoli alleati nella coalizione di governo. Nel parlamento del Land hanno trovato posto solo quattro forze, Spd, AfD, BSW (vedi qui) e Cdu. Nonostante l’opera di contenimento svolta da Woidke, ormai rimangono pochi dubbi: l’ascesa di AfD è destinata a rimanere a lungo un fattore di destabilizzazione della politica tedesca.
I risultati della tornata elettorale di domenica 22 settembre sanciscono un cambiamento che già si era abbondantemente annunciato un mese fa, in Turingia e Sassonia (vedi qui). Formalmente l’hanno spuntata i socialdemocratici, che si aggiudicano quasi il 31% dei suffragi, guadagnando un ottimo 5% in più rispetto alla scorsa tornata; ma i veri protagonisti della giornata sono la AfD, che incalza i socialdemocratici da presso, con il 29%, e il gruppo di Sahra Wagenknecht che con il 13, 5 è la terza forza superando i cristiano-democratici, che ricevono una bastonata storica, rimanendo poco sopra il 12. Spariscono dal parlamento verdi, Linke e liberali, che, non avendo conquistato nemmeno uno dei seggi disponibili per mandato diretto, rimangono completamente esclusi. I liberali, in particolare, escono annientati, ridotti sotto l’1%, tanto da rimettere in discussione la loro partecipazione al governo nazionale.
La Linke, che un tempo ebbe una forte rappresentanza nel governo regionale, nonostante abbia tentato di rinfrescare la sua immagine con il giovanissimo dirigente Sebastian Walter, esce anch’essa distrutta, stritolata tra Wagenknecht e una Spd insolitamente combattiva. Per parte loro, i verdi del Brandeburgo hanno espresso preoccupazione per la composizione del futuro parlamento regionale definito un “parlamento horror”. Il loro capolista, Benjamin Raschke, ha dichiarato che “non esiste più una forza progressista che difenda la giustizia sociale, la protezione dell’ambiente e del clima (…); siamo determinati a essere una forte opposizione extraparlamentare”. E ha aggiunto: “È spaventoso per me, come cittadino di questo Paese, che la vittoria di Woidke sia in realtà una vittoria di Pirro, che la frangia di destra e il populismo si siano rafforzati e il centro abbia perso”.
Con un simile risultato, la Spd si trova di fronte a un compito difficile per la formazione di un governo dopo la stretta vittoria elettorale. La coalizione precedente, che vedeva al governo del Land Spd e Cdu, ora è impraticabile. Escludendo ovviamente la AfD, Woidke potrebbe avere la maggioranza solo trattando con Sahra Wagenknecht. Ma bisognerà aspettare i risultati dei primi abboccamenti, dato che la Cdu, che aveva inizialmente affermato che intendeva stare all’opposizione, pare ora più possibilista, e si potrebbe delineare una coalizione a tre.
AfD ha festeggiato il risultato: il portavoce del partito ha dichiarato che la Spd ha poco da cantare vittoria, dato che lo stesso Dietmar Woidke è uscito sconfitto (per un margine risibile di sette voti su 11.555 preferenze accordategli) nella sfida per il seggio a mandato diretto che lo contrapponeva a un candidato AfD. A Potsdam, nella notte, gruppi di giovani si sono riuniti inneggiando alla “remigrazione” (il principale obiettivo dell’estrema destra), e cantando slogan del tipo: “Ne manderemo via milioni”.
L’analisi del voto conferma che il 31% degli elettori tra i 16 e i 24 anni ha votato per l’AfD, rendendola il partito con il seguito più forte tra i giovani. Il presidente della AfD, Tino Chrupalla, ha dichiarato che, dal suo punto di vista, è positivo che i verdi, “in quanto il partito più pericoloso esistente in Germania”, non siano più presenti nel parlamento regionale, e che siano scomparsi anche gli haters della Linke. Per parte sua, Sahra Wagenknecht critica la Spd per la polarizzazione creata, che, a dire del suo portavoce, avrebbe limitato il successo del gruppo, accreditato nei sondaggi di un paio di punti in più; ma si rallegra della posizione di ago della bilancia ottenuta. Certo è che l’AfD, con oltre un terzo dei mandati, ha comunque raggiunto, come già in Turingia, la Sperrminorität, la minoranza di sbarramento che permette di bloccare provvedimenti e decisioni. In futuro, il partito potrebbe, per esempio, bloccare lo scioglimento del parlamento regionale o l’elezione dei giudici costituzionali.
Il cancelliere Olaf Scholz, che durante la campagna elettorale si è visto poco in Brandeburgo – sembrava che la sua popolarità in ribasso potesse danneggiare Woidke, che invece è amatissimo –, ha esultato appena appreso l’esito della tornata. Ha affermato che è a risultati come questo che bisogna guardare. A margine della sua visita a New York, Scholz ha così commentato brevemente i risultati elettorali: “È fantastico che abbiamo vinto”, ha detto, e ha aggiunto: “avevo percepito che stava succedendo qualcosa”. Con questa vittoria elettorale di misura, dopo le cocenti sconfitte in Turingia e Sassonia, Scholz può sperare di trovare un vento più favorevole per la campagna elettorale per le politiche nazionali del 2025 che si approssimano. Una parte consistente della Spd, tra cui lo stesso Woidke, ha infatti ribadito che sarà Scholz il prossimo candidato a cancelliere.
In ogni caso, dalla confusa situazione della “selva” del Brandeburgo, emergono alcune indicazioni chiare: è evidente che c’è un cambiamento strutturale nel sistema tedesco dei partiti. Il successo arriso alla AfD e al BSW, premia raggruppamenti che si presentano come “qualcosa di diverso” dai cosiddetti partiti tradizionali. Essi condividono un elemento populista e propugnano un radicale cambio di rotta nella politica del Paese, in particolare per quanto riguarda la questione centrale della guerra e della pace. Se è vero, d’altra parte, che anche l’elevata percentuale di elettori giovani dell’AfD deve essere presa molto sul serio, nel caso del Brandeburgo il loro comportamento elettorale dimostra che spesso sono aperti a tutte le direzioni: per loro quasi sempre è stata la Spd la seconda scelta.
La morale provvisoria che si può trarre da queste elezioni regionali è che l’ascesa di AfD può essere contrastata, se li si attacca a muso duro come ha fatto Woidke, ridimensionandone con sarcasmo gli slogan e ricacciandoli indietro negli stessi collegi in cui erano dati favoriti. Naturalmente occorre coraggio e determinazione, qualità che non sembrano così diffuse tra il personale politico della Spd. E comunque è anche sempre più chiaro che sarà l’evoluzione del conflitto russo-ucraino a decidere i destini politici della Germania.