Firenze è stata da lungo tempo pessimamente amministrata, ormai è una città plasmata dai grandi interessi speculativi e attraversata da enormi diseguaglianze; ma l’alternativa al Pd di Nardella e Funaro non può essere la destra. Non può e non deve esserlo. L’Associazione 11 agosto è nata per liberare Firenze. Molti fiorentini si sono iscritti, hanno partecipato con entusiasmo agli eventi organizzati e ci hanno creduto. Stanchi delle politiche che hanno devastato una città e ne hanno deturpato l’identità. L’occasione sarebbe arrivata con le prossime elezioni.
Fin dall’appello di gennaio, e poi al teatro Puccini in febbraio, “11 agosto” nasce per progettare e costruire insieme un cambiamento profondo per Firenze, nel senso della Costituzione. In una intervista, Tomaso Montanari affermava: “Se ci sarà una coalizione capace di incidere davvero, ci sarà anche una lista. Non siamo interessati a partorire l’ennesimo cespuglio. Siamo talmente abituati alla politica come volontà di potenza che media e politici stentano a capire ‘11 agosto’: non cerchiamo posti, abbiamo un lavoro, non chiediamo nulla alle altre forze. Solo unità, e capacità di far contare davvero il voto delle cittadine e dei cittadini che vogliono cambiare. Che senso avrebbe votare un pezzettino che non servirà a nulla, quando potremmo avere una coalizione capace di fare la differenza?”.
L’attuale rettore dell’Università di Siena fa un passo indietro, e annuncia ufficialmente che il sodalizio non presenterà liste alle comunali di giugno. Insomma, dopo giorni e giorni di riflessione, alla fine il banco è saltato. Si era presentata l’occasione storica di costruire una coalizione larga, in grado di andare al ballottaggio contro il Pd, mettendo fuori gioco la destra e cambiando la rotta delle politiche cittadine. Avere una rappresentanza qualificata in Consiglio comunale sarebbe stato importantissimo. Una coalizione la si costruisce, per definizione, fra soggetti diversi, che hanno fra loro differenze politiche. Soggetti identici, che la pensano allo stesso modo su tutto, sarebbero un unico partito o un solo movimento, non una coalizione. La volontà di costruire un’alternativa al sistema di potere del Pd fiorentino e alla destra poteva essere una buona base di partenza per un’alleanza. “Lo sguardo era lungo e la voglia di sortirne insieme era tanta”, scrive Daniela Morozzi, presidente dell’associazione, in un lungo post dopo l’annuncio del ritiro. Rimane il desiderio di un’altra politica.
L’intento, come scritto in un precedente articolo (vedi qui), era impedire che anche Firenze, come la maggior parte dei capoluoghi toscani, potesse finire nelle mani di una destra di matrice fascista; e al tempo stesso era quello di liberare Firenze da uno stato di cose che la riduce a merce e la rende ogni giorno più diseguale e ingiusta. Un’associazione politica cittadina che, in meno di un mese, arriva ad avere oltre mille iscritti è la miglior testimonianza della voglia di cambiamento.
C’è da essere dispiaciuti, ma – sia detto con simpatia – la mancata candidatura di Tomaso Montanari rendeva questo esito prevedibile. In Sardegna, una coalizione ha funzionato perché formatasi attorno ad Alessandra Todde, candidata forte e credibile. Per quanto sia da condividere una visione non personalistica della politica, tuttavia la presenza di una candidatura forte genera, nel potenziale elettorato, un entusiasmo che poi si traduce in partecipazione. Diversamente, anche le migliori intenzioni non bastano per costruire progetti politici concreti e non velleitari. Le responsabilità del fallimento di questa occasione, del resto, hanno nomi e cognomi con cui, che lo si voglia o no, ciascuno sarà costretto a fare i conti. Anzitutto il Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto prendere atto che a Firenze il Pd non presenta alcun elemento di discontinuità rispetto alle giunte Renzi e Nardella; poi altri gruppi – come Firenze città aperta, Sinistra progetto comune e Firenze democratica (della dissidente ex Pd Cecilia Del Re) – avrebbero dovuto capire che il Pd fiorentino fa di tutto per avere un’opposizione alla sua sinistra frazionata e debole, al fine del mantenimento dello status quo.
Credere profondamente che le cose possano cambiare in meglio, e cercare percorsi perché questo accada, è l’anima dell’agire politico, ma soprattutto etico. L’onesta analisi dello stato delle cose, che si legge sul sito dell’associazione, è la premessa per continuare a costruire un progetto culturale e politico alternativo allo scempio cui stiamo assistendo. L’associazione sicuramente ha fatto da collante di tanti sentimenti: ardore, coscienza, passione, desiderio, impegno.
La candidatura a sindaco di Eike Schmidt unisce le destre, conferendo a quella nera alleanza una patina (finta, ma utile) di credibilità; sappiamo anche che la vittoria di quest’alleanza sarebbe “un male ancora più grande del male rappresentato dalla continuità con uno scellerato Pd”. Questo si legge sul sito dell’associazione: “Ci chiamiamo ‘11 agosto’ perché crediamo fortemente nella pregiudiziale antifascista: e mai vorremmo, neppure indirettamente, riportare forze di matrice fascista alla guida della città. Per questo non saremo presenti sulla scheda ma certamente non saremo fuori da questa campagna elettorale”.
Dopo anni, si intravedeva la possibilità di una politica costruita dal basso. La nascita dell’associazione è stata importante per evidenziare ancor più che c’era – e c’è – bisogno di una proposta alternativa per Firenze, basata sull’interesse pubblico, su una visione di città pubblica, e non su logiche di potere.