Quando l’ex ministro e fondatore dei Verdi, Joschka Fisher, ne parlò con una certa sorpresa come di una donna “venuta dal nulla”, anche in Germania Annalena Baerbock – la ex-ginnasta e tuffatrice divenuta in poco tempo uno dei più importanti leader dei Grünen –, era un nome nuovo. La Baerbock, classe 1980, cresciuta in una famiglia di militanti di sinistra, si è laureata in Scienze politiche ad Amburgo e ha poi studiato alla London School of Economics. Personalità pragmatica, dotata di grandi capacità organizzative, si è fatta strada fin da giovanissima a partire da piccoli incarichi locali, per approdare in parlamento una decina di anni fa, fino a diventare nel 2018 co-presidente del suo partito insieme a Robert Habeck.
Annalena ha dato prova nel corso della sua ascesa di una tenacia e di uno spirito di iniziativa non comuni, rinnovando profondamente le strutture e l’immaginario di un partito che aveva attraversato un periodo di ristagno e di ridimensionamento sotto il profilo del peso elettorale. Con la sua guida i Verdi tedeschi hanno ritrovato armonia e compattezza, e hanno ricominciato a crescere, rivedendo alcune delle loro posizioni politiche e riadattandole alle sfide della contemporaneità. In particolare, sotto la presidenza della Baerbock, è stata rinnovata l’immagine del partito, ne sono stati smussati alcuni aspetti ideologici, e l’accento è stato messo insistentemente sulla crisi ambientale e sul riscaldamento globale. Una serie di nuovi slogan estremamente efficaci ha restituito forza alla comunicazione, contribuendo a diffondere le posizioni dei Grünen, tra cui vale la pena di menzionare: “La difesa del clima è il compito che il nostro tempo ci assegna, il compito della nostra generazione”; “ormai solo degli esperimenti ci salveranno”; “tutto è ancora possibile”.
L’astro nascente della politica tedesca verrà, con ogni probabilità, indicata dal convegno del partito che si terrà a giugno come candidata ufficiale alla presidenza della cancelleria, dato che a settembre si chiude il ciclo di Angela Merkel e si terrà una nuova tornata elettorale. Sorprendentemente, i sondaggi per ora danno la Baerbock in vantaggio rispetto ai candidati espressi dagli altri partiti, anche perché pare che gli elettori non abbiano gradito la pasticciata e caotica procedura, segnata da continui litigi, che ha condotto la Cdu-Csu a esprimere il candidato Armin Laschet: e il rischio che la Unione perda il cancellierato, dopo decenni di dominio incontrastato, è molto alto. Dalla estrema destra sono venute, nel frattempo, critiche velenose alla Baerbock, dipinta come una donnetta furba e ambiziosa e come una sorta di “arrampicatrice politica” che avrebbe usato spregiudicatamente il suo aspetto gradevole per farsi strada, mentre i social media si sono sbizzarriti variamente ironizzando sul suo passato ginnico-sportivo, sui suoi abitini a fiori e sulla sua rassomiglianza con una top model russa. Annalena ha però reagito vigorosamente sul piano mediatico, rovesciando con umorismo alcuni di questi attacchi, come quando ha dichiarato che la sua esperienza giovanile di tuffatrice le permette oggi di fare “un tuffo nel futuro”, e zittendo buona parte dei suoi critici.
Al successo delle posizioni della candidata in pectore al cancellierato ha certo contribuito anche la pandemia, che ha spostato le intenzioni di voto di molti tedeschi. Chi ha visto nell’ultimo anno minacciati da vicino la propria salute, la propria famiglia e il proprio lavoro difficilmente voterà per partiti della conservazione dello status quo. Certo, rimane aperto l’interrogativo su fino a che punto questa abile quarantenne, che sembra entrata nelle grazie della stessa Merkel, sarà in grado di reggere adeguatamente un incarico così importante. Quando la domanda le è stata posta direttamente, Annalena Baerbock ha risposto con arguzia: “Una donna che riesce a essere al contempo presidente di un partito e una buona madre di famiglia con due figli ancora piccoli può essere anche un buon cancelliere…”.
Al di là della propaganda, rimane ancora aperta la questione di quanto la Baerbock risulti gradita ai vertici dell’industria e della economia, anche per la mancanza di esperienza di governo, dato che non è mai stata neppure ministro. Se è vero che l’arte del governo è anche artigianato, Annalena appare solo una principiante nel campo della pubblica amministrazione. È però vero che la sua capacità di piacere non va sottovalutata, e che il suo stile fresco, il suo rappresentare una presenza femminile, in un universo di candidati altrimenti tutto maschile, costituiscono punti a suo favore nella corsa per il cancellierato post-Merkel. Rimangono però alcuni scogli importanti da superare: sebbene i Verdi non siano più quelli di un tempo, sebbene abbiano smussato molte prese di posizione ideologiche, mettendo per ora fine all’annosa diatriba tra “realisti” e “fondamentalisti” che li aveva a lungo dilaniati, e sembrino incarnare oggi meglio di altri partiti lo spirito del tempo, su alcuni punti le loro posizioni rimangono abbastanza radicali. Basti pensare alla questione della transizione energetica e dell’abbattimento delle emissioni che la Baerbock ha affrontato molto energicamente, promettendo misure che dovrebbero condurre a emissioni zero nel giro di pochi anni. E rimane per ora irrisolto il delicato problema del finanziamento della Nato sul quale la presidente dei Grünen si era pronunciata in senso negativo quando era all’opposizione: una posizione, questa, che difficilmente si concilia con il cancellierato e, più in generale, con la collocazione internazionale della Germania. Insomma bisognerà vedere se un “esperimento Baerbock” prenderà forma, e se lo si potrà annoverare in futuro tra “gli esperimenti che ci salveranno”, come recita appunto uno dei più fortunati slogan di Annalena. Comincia ora per lei la parte più difficile, se vorrà portare a compimento quella che sotto molti profili potrebbe essere una svolta storica non solo per la Germania ma per tutta l’Europa.