Era in crisi, il direttore di “Panorama”, oggi vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé. Al termine di una lunga chiacchierata con il procuratore di Bari, Antonio Laudati, spedito da Roma per ridurre il danno dell’inchiesta sull’imprenditore Tarantini e la escort D’Addario (siamo nel 2009-2010, governo Berlusconi), che vedeva tra i protagonisti il presidente del Consiglio, Mulé non sapeva quale potesse essere il titolo della copertina del suo settimanale. Ma dopo una lunga conversazione chiarificatrice con il procuratore Laudati e il suo inviato di punta, Giacomo Amadori (che aveva registrato il colloquio, naturalmente all’insaputa di Laudati), a Mulé si illuminano gli occhi. “Proviamo a costruire una cosa che si chiama ‘La pupa e i pupari’”. Annuisce il procuratore Laudati: “Va bene, però per ‘pupari’ non dobbiamo fare intendere che stiamo parlando di politici e magistrati. L’effetto sarebbe dannoso per le indagini”.
Antonio Laudati, Giorgio Mulè e Giacomo Amadori sono ancora oggi sulla breccia. Giorgio Mulé ieri era un toro che partiva per incornare qualsiasi cosa assomigliasse al rosso. Era in quegli anni un giornalista votato alla causa di Berlusconi, che era anche il suo editore; oggi, invece, è vicepresidente della Camera (eletto con Forza Italia), e accusa giornalisti e sinistra di dossieraggio nei confronti di esponenti di governo, riferendosi alla inchiesta della procura di Perugia sugli accessi abusivi alle “Segnalazioni operazioni sospette” (Sos) e violazione del segreto. Indagato in questa inchiesta, insieme con il luogotenente della Finanza Pasquale Striano e quattro giornalisti del “Domani”, ritroviamo Antonio Laudati, sostituto procuratore nazionale antimafia che è stato responsabile dell’ufficio Sos della procura nazionale antimafia.
Ora, Laudati, Mulé e il giornalista di “Panorama” Giacomo Amadori, costituirono nel 2010 una “unità di crisi” per neutralizzare la campagna stampa dei “comunisti” (magistrati, politici, giornalisti) contro Silvio Berlusconi, inciampato nella vicenda della escort Patrizia D’Addario. Nel 2015 Laudati fu giudicato e assolto dal tribunale di Lecce per abuso d’ufficio e favoreggiamento. Il pm di Bari, Giuseppe Scelsi, titolare della inchiesta sull’imprenditore Tarantini, si costituì parte civile nel processo e depositò le intercettazioni di Giacomo Amadori delle conversazioni con il procuratore di Bari Laudati. In quel processo, Laudati in secondo grado fu definitivamente assolto.
LAUDATI: “Sono molto contento di avere a che fare con la testata più importante d’Italia (il riferimento è al settimanale “Panorama”, ndr). Io su di voi ho delle credenziali eccezionali. So che siete persone perbene. Abbiamo degli intermediari molto importanti”.
MULÉ: “Ci dobbiamo fidare l’uno dell’altro”.
LAUDATI: “Ho fatto una smentita che non è una smentita. Ho dovuto dire che allo stato non ci sono iscrizioni. Voi mi dovete abbassare, per il momento, il livello dello scontro. Qua ci deve essere sinergia, deve esserci sostegno verso di me”.
MULÉ: “Ci mancherebbe che non fosse così. Lei deve tutelare l’indagine. Ma quello che noi non possiamo fare adesso è una ritirata. A noi adesso lo scoop non interessa, o meglio interesserà quando ci saranno i tempi e i modi per poterlo fare”.
LAUDATI: “Poi si innesca anche un meccanismo per me poco comprensibile. Se me lo spiegate mi aiutate anche a comprendere la guerra che ‘Libero’ sta facendo con ‘il Giornale’… Per cui lavorate per me, lavorate come volete ma adesso dovete lavorare su pezzi giornalistici, su notizie che sono…”.
I giornalisti chiedono se il procuratore di Bari abbia trasmesso a Lecce i nomi dei magistrati coinvolti (il nome principale è quello di Giuseppe Scelsi, pm titolare dell’inchiesta Tarantini-D’Addario).
LAUDATI: “Se lo facessi, perderei la titolarità di tutte le indagini. Non lo farò mai. Lo farò in sede disciplinare dopo”.
MULÉ: “Ma la D’Addario è iscritta per quale reato in tutto questo guazzabuglio di inchieste?”.
LAUDATI: “A giugno la D’Addario che fa? Consegna del materiale al pm, dopodiché dice di avere subito un furto a casa. Poi si lamenta per una perquisizione. Poi questo materiale o altro – su questo potete porre dei dubbi – viene consegnato ad alcune redazioni di giornali. Questo è di per sé un meccanismo di fuga di notizie. Questo è il meccanismo da cui parte l’indagine”.
MULÉ: “Cioè la violazione del segreto istruttorio?”.
LAUDATI: “Il problema è valutare se quel materiale è lo stesso consegnato al pm o è diverso. Una cosa è chiara. Da quando sono arrivato a Bari, il 9 settembre, di fughe di notizie non ce ne sono più. Allora le questioni sono queste, su cui voi potete ragionare: c’è una indagine sulla fuga di notizie (l’ho pure scritto in un comunicato). È certo che la prima fuga di notizie è il materiale consegnato dalla D’Addario… se mi aiutate in questo tipo di attività, io non ho nessuna difficoltà a dirvi: il primo livello è l’individuazione dei pubblici ufficiali che sono responsabili della fuga di notizie. Per me quello è l’elemento più facile per dimostrare la base su cui devo lavorare. Devo mettere un primo punto fermo a breve, farò delle misure cautelari o interdittive a carico di un gruppo investigativo che ha fatto la fuga di notizie, e dovranno chiarire…”.
MULÉ: “…Il rapporto con i giornalisti?”.
LAUDATI: “Questi pubblici ufficiali sono ancora al loro posto. Ecco perché ho bisogno di cautela”.
MULÉ: “È una cosa che succede tra una settimana o un mese?”.
LAUDATI: “Dieci giorni. Ma è il gip che decide…”.
MULÉ: “Fatto il primo livello, su tutta la grande vicenda la verità qual è?”.
AMADORI: “Le dico i nomi che ci hanno fatto: la Tulanti (Maddalena, direttore del “Corriere del Mezzogiorno”, ndr); Maritati (Alberto, ex gip, parlamentare, sottosegretario, ndr); Scelsi (Pino, pm barese titolare della inchiesta D’Addario). No scusi: Tulanti, Scelsi, Vigilante (Maria Pia, avvocato, ndr) e la giornalista”.
MULÉ: “Vigilante, Tulanti, Scelsi e De Santis”.
LAUDATI: “La situazione è molto più complessa. Sono riuscito ad acquisire delle videoregistrazioni di incontri, e poi ci sono delle telefonate da cui emerge che il dato più inquietante è il vostro mondo, il mondo del giornalismo. La D’Addario, dopo una certa data, viene eterogestita”.
MULÉ: “Quando finisce di essere eterodiretta?”.
LAUDATI: “Da quando cambia avvocato”.
AMADORI: “Ce lo possiamo prendere il video che è agli atti di un vecchio procedimento? Io ho solo la trascrizione”.
LAUDATI: “Lavorate su quello”.
AMADORI: “Ma non le rovina le indagini?”.
LAUDATI: “No. Non c’è problema”.
MULÉ: “Sulla fuga di notizie avete individuato il primo livello? Chi passa la notizia al giornalista?”.
LAUDATI: “Come la dà?”.
MULÉ: “Quando la dà? Ma in procura c’è anche la moglie di Carofiglio (Gianrico, scrittore, ex magistrato, ndr). Le ha chiesto di astenersi da quale procedimento?”.
LAUDATI: “No. Non sta facendo nulla. Adesso la tolgo dalla sezione pubblica amministrazione. Però è una persona pulita”.
MULÉ: “Si può dire che nelle intercettazioni che avete fatto, a un certo punto ci sono telefonate di esponenti del Pd che…?”.
LAUDATI: “Se ci stanno o non ci stanno, non lo potrei dire comunque. Io lavoro in un posto dove Maritati (ex gip, ex parlamentare del Pd, ndr) viene dal ministero dell’Interno (è stato sottosegretario, ndr), Emiliano (Michele, ex pm, attuale presidente della Puglia, ndr), che è sindaco, Carofiglio (Gianrico, ex pm, scrittore, ndr), senatore del Pd, il presidente del tribunale è l’ex presidente della Regione”.
AMADORI: “Ma di che quantità di soldi parliamo?”.
MULÉ: “Cinque, dieci, più di dieci. Una dozzina di conti correnti, una ventina?”.
LAUDATI: “Diciamo che sono centinaia di migliaia di euro. Dite intorno al milione”.
MULÉ: “Movimenti per centinaia di migliaia di euro non si giustificano con la vita della mignotta”.
LAUDATI: “La D’Addario faceva la prostituta a duecento euro, adesso fa conferenze in tutto il mondo, va alle televisioni di tutto il mondo”.
MULÉ: “Come rimaniamo?”.
LAUDATI: “Amici. Adesso troviamo un canale istituzionale attraverso cui man mano che ci sono degli sviluppi io vi avverto in anteprima. Secondo me dovete lavorare sul ruolo di ricattatrice della D’Addario”.