Che ci sia, ormai da anni, un ritorno dell’antisemitismo in Europa è un fatto che dipende da un insieme di circostanze: la ripresa dei nazionalismi, la deriva illiberale di certi Paesi, come l’Ungheria di Orbán, e, last but not least, la “bestia” che si agita in rete mediante un tipo di comunicazione sociale diffuso quanto scomposto, adatto a ridare vita ai peggiori fantasmi. Ma in Francia la questione ha una sua gravità particolare. Che deriva essenzialmente da una storia: la République aveva nel suo seno, fin dal momento della Comune di Parigi e della sua sanguinosa sconfitta, una componente antisemita militante, che aveva assunto un volto di sinistra (Proudhon, tanto per fare un nome, era antisemita) per poi mostrarne rapidamente uno di destra, con personaggi come Charles Maurras e altri campioni del nazionalismo antirepubblicano, ai tempi del caso Dreyfus (ancora nell’ultimo decennio dell’Ottocento), arrivando infine al collaborazionismo filonazista di Vichy durante la Seconda guerra mondiale.
Come se non bastasse, c’è oggi in Francia la più grande comunità islamica d’Europa – e tra ebrei e musulmani, come si sa, per lo più non corre buon sangue. La Francia è inoltre esposta al terrorismo jihadista (che ha senz’altro cause endogene, derivanti dalla complessità di un’integrazione mai del tutto riuscita degli immigrati postcoloniali, ma riflette anche le difficoltà delle situazioni internazionali, ieri la guerra civile in Siria, oggi il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese), e c’è una islamofobia serpeggiante, sul cui fuoco getta benzina un’estrema destra già antisemita: il che rende a tratti difficile la convivenza, con accuse di razzismo da una parte e dall’altra.
A essere finito nel mirino della polemica, con l’imputazione di essere antisemita, è stato da ultimo il deus ex machina della sinistra, Jean-Luc Mélenchon, che si è rifiutato di denunciare le azioni di Hamas come terroristiche, prendendosela unilateralmente con Israele e i suoi “crimini di guerra”. Hamas, a volere essere precisi, non è un gruppo terrorista ma una milizia islamista che utilizza il terrorismo, come avevano già fatto, in precedenza, altri movimenti di resistenza palestinese (e come si è visto quasi sempre, con l’eccezione dell’India di Gandhi, nei processi di decolonizzazione del secolo scorso). Tuttavia il sospetto, probabilmente fondato, è che Mélenchon, con le sue dichiarazioni, intenda corteggiare elettoralmente quel mondo delle banlieues in cui vive la cittadinanza di fede islamica. Ciò ha messo in grande agitazione gli alleati di Mélenchon nella Nuova unione popolare ecologica e sociale – cioè gli ecologisti, i socialisti e i comunisti – che non hanno affatto apprezzato la sua presa di posizione. Il Partito socialista, su pressione della sua ala destra, ha sospeso la partecipazione ai lavori dell’alleanza.
Intendiamoci, la coalizione di sinistra che pure ha ottenuto un risultato per nulla disprezzabile nelle elezioni del 2022, è sempre stata attaccata con lo sputo. Ed è da escludere, indipendentemente dalla recente uscita di Mélenchon, che possa presentarsi unita alle europee del 2024. Ma che una rottura sia in corso sulla questione dell’antisemitismo appare alquanto singolare. Esiste da sempre, negli ambienti della sinistra più estrema, un antisionismo che quasi sconfina nell’antisemitismo, o, più esattamente, nel rifiuto dello Stato di Israele in quanto tale.
Non sorprende dunque che Mélenchon assuma una certa postura (tra l’altro, insieme con il gruppo trotskista denominato Nuovo partito anticapitalista); sorprende piuttosto che i suoi alleati se ne sorprendano. Per dirne una, non troppi anni fa in Gran Bretagna il leader della sinistra laburista, Jeremy Corbyn, fu al centro di attacchi per lo stesso motivo. A volere rompere con Mélenchon, si potrebbero trovare ragioni in quantità: il “nostro”, per esempio, è anche mezzo euroscettico – se non totalmente. Però c’è un problema non solo elettorale ma, in senso più generale, di immagine: che figura farebbe, di fronte ai propri militanti e simpatizzanti, un insieme di partiti che un po’ si allea e un po’ si separa? Non sarebbe una specie di suicidio?