Sull’aeroporto di Parma e la sua trasformazione in terminal cargo si è molto parlato. Si è detto che sarebbe estremamente inquinante, sia dal punto di vista ambientale sia acustico, che trasformerebbe il futuro del territorio votandolo alla logistica e alla cementificazione, anziché alla tutela della riconosciuta filiera agroalimentare, che creerebbe un traffico indotto folle in uno dei territori già più inquinati d’Europa, che sarebbe una mera speculazione dei soliti noti, le cui ricadute sarebbero tutte sulle spalle e sulla salute dei cittadini.
Ci chiediamo come sia possibile che il Consorzio del parmigiano-reggiano, il Consorzio del prosciutto di Parma, tutte le aziende di produzione del pomodoro, e in generale quelle della filiera alimentare, non facciano sentire la propria voce. Hanno sempre sostenuto l’importanza di Parma e provincia come food valley, ora perché non hanno il coraggio di prendere posizione? Inoltre, Parma è sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che fornisce pareri scientifici e informazioni sui rischi connessi a un uso improprio della catena alimentare e alla salvaguardia dell’ambiente. Ci sembra non si tenga conto delle sue indicazioni.
Fa da portavoce del progetto il quotidiano più letto in città, la “Gazzetta di Parma”, che lo appoggia senza sollevare alcun dubbio, presentandolo agli occhi dei cittadini come la panacea che risolve il possibile sviluppo futuro (logistica, cementificazione, traffico pesante, voli cargo) di Parma e provincia. È chiaro, invece, il disastroso potenziale rappresentato dall’allungamento della pista, funzionale esclusivamente all’arrivo dei voli cargo; talmente chiaro che in campagna elettorale, nella primavera del 2022, i candidati a sindaco – proprio tutti, nessuno escluso – e le liste a loro collegate, si sono palesemente dichiarati contrari allo sviluppo del traffico merci e all’allungamento della pista. Dichiarazioni che hanno fruttato voti: perché i cittadini di Parma non lo vogliono questo aeroporto cargo e la politica lo sa perfettamente, tanto che nessuno pronuncia il termine “cargo”, nessuno si dice favorevole alla cementificazione del territorio per la logistica, e tutti parlano di potenziamento del trasporto passeggeri, confondendo volutamente le acque per guadagnare il consenso di chi desidererebbe poter viaggiare con l’aeroporto a disposizione dietro casa, non accontentandosi di ben quattro aeroporti nel raggio di cento chilometri dalla città.
Nessuno dice che alla società di gestione dell’aeroporto Giuseppe Verdi, SoGeAP, il trasporto passeggeri non interessa affatto, e che non ci sono né le capacità imprenditoriali né il denaro per garantire il funzionamento dello scalo, come attestano i debiti milionari e i bilanci disastrosi da vent’anni a questa parte. Com’è possibile continuare a foraggiare con soldi pubblici una società perennemente in perdita? Come si può accettare un tale sperpero di denaro pubblico?
Eppure, nonostante le chiare linee di indirizzo dell’Unione europea, nonostante le conseguenze evidenti del cambiamento climatico e della cementificazione selvaggia, nonostante gli sforamenti continui delle polveri sottili nell’aria, la regione Emilia-Romagna che cosa fa? Il presidente Bonaccini, che in campagna elettorale aveva dichiarato “Sul cargo decide la città”, continua a sostenere l’allungamento della pista e la trasformazione del Verdi in hub cargo, confermando il finanziamento di dodici milioni di euro. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Elly Schlein, fino all’ottobre 2022 vicepresidente della Regione.
I consiglieri regionali del Pd e della Lega votano assieme un ordine del giorno a favore dell’allungamento della pista, ben sapendo di mentire quando sostengono che esso è funzionale al trasporto passeggeri. L’aeroporto di Firenze, con una pista di seicento metri più corta dell’attuale pista parmigiana (1.560 metri Firenze, 2.124 metri Parma), ha un traffico passeggeri almeno dieci volte superiore al nostro. E anche a livello cittadino, purtroppo, si avvertono scricchiolii e tentennamenti imbarazzanti, che contraddicono le pretese di città carbon neutral al 2030, e fanno apparire ridicole e insopportabili iniziative come il blocco del traffico alle auto Euro 5, o gli incentivi per le biciclette elettriche, rinnegando al contempo le promesse elettorali.
Prossimamente, a distanza di un anno, il consiglio comunale dovrà deliberare sulla conformità urbanistica relativa al nuovo masterplan proposto da SoGeAP, rimasto sostanzialmente identico al precedente. Non sarà un voto qualsiasi; sarà un voto che contrapporrà la politica coerente con le promesse elettorali a quella dei ciarlatani voltafaccia, la correttezza all’amoralità, il rispetto dei cittadini al rispetto delle lobby operanti da sempre in città, tanto arroganti da non ritenere neppure necessario effettuare le modifiche richieste, perché abituate a sentirsi dire sempre e comunque di sì.
Già buona parte della minoranza, contrariamente a quanto dichiarato in campagna elettorale, ha detto che, tutto sommato, il masterplan proposto da SoGeAP è accettabile, cercando di giustificare l’ingiustificabile, nel palese e penoso tentativo di accumulare un tesoretto elettorale presso l’Unione degli industriali da riscattare alle prossime elezioni comunali. Ma in questi giorni sono sempre più insistenti le voci che, anche all’interno della maggioranza, ci sia qualcuno disposto a fare da sponda alla minoranza per trasformarsi nel Giuda di turno, affossando l’amministrazione Guerra nella votazione in consiglio comunale. Sarebbe una pessima pagina politica per Parma, cui speriamo di non dover assistere: un vero e proprio tradimento, la dimostrazione che gli interessi di pochi vengono prima del bene comune e della tutela della salute di tutti e tutte.
*Fabrizio Leccabue, animatore della rivista “Dalla parte del torto”; Roberta Roberti, presidente di Parma Città Pubblica Aps; Andrea Torreggiani, del Comitato No Cargo.