Il patto mafioso, all’origine della fortuna di Berlusconi, ha funzionato e retto alle insidie del tempo. Lo dimostra il lascito di trenta milioni disposto dall’uomo di Arcore a favore dell’amico Marcello Dell’Utri, unica persona non di famiglia, a parte la fidanzata Marta Fascina, menzionata nel testamento.
Marcello si è detto ignaro e commosso, dice di aver pianto, che nulla gli doveva Silvio, avendo lui scelto di dedicargli tutta la vita, e forse questa è l’unica cosa uscita dalla sua bocca alla quale si possa credere. Soprattutto perché quell’intimo intrigo tra i due è stato scandagliato dall’inchiesta che portò alla condanna di Marcello per concorso esterno in associazione mafiosa: sette anni di reclusione. In questa inchiesta si è ricostruito che, dal 1974 al 1992, Dell’Utri ha garantito i solidi rapporti tra Cosa nostra e il gruppo Fininvest: Berlusconi se la cavò perché i giudici dissero che non si poteva provare la sua consapevolezza, pur essendo lui l’utilizzatore finale delle transazioni finanziarie, e avendo lui e la sua famiglia goduto direttamente dei favori di Vittorio Mangano, lo stalliere mafioso inviato a Villa San Martino per vegliare sulla tranquillità dei suoi residenti.
Avendo già dimostrato in passato la sua generosità a Marcello (con tanti soldi di cui vi è ampia prova, e un vitalizio di trentamila euro al mese), Berlusconi ha voluto tuttavia insistere, mentre pianificava il suo trapasso, con questi altri trenta milioni (tra l’altro: Dell’Utri pagherà l’8% di tassa di successione, meno dell’Iva su carne e uova). È solo per chiudere la partita? O si può ben pensare che la partita non sia ancora chiusa? C’è ancora l’inchiesta aperta alla procura di Firenze, che indaga sull’ opaco avvio dell’era berlusconiana: perché vennero fermate le stragi? come vennero incastrati i fratelli Graviano beccati inaspettatamente nel ristorante di lusso, il 27 gennaio 1994? cosa si dissero Dell’Utri e Giuseppe Graviano, che si incontrarono, nel gennaio, prima della fine di loro e l’inizio di lui, secondo quanto ha raccontato Gaspare Spatuzza? E quei messaggi di Graviano dal carcere che minaccia di parlare e poi tace: chiede soldi o cosa?
Tante cose ancora non sono spiegate, e probabilmente continueranno a rimanere tali grazie anche a Dell’Utri, che di certo si è dimostrato meglio di un amico geniale.