“Militarizzate quei Forestali, fate presto!” Più o meno scattò così l’allarme tra gli addetti ai lavori, subito dopo l’approvazione della pseudo-riforma del 2016 con cui il governo Renzi servì su un piatto d’argento all’Arma dei Carabinieri lo storico Corpo di tutela dei nostri monti e dei nostri parchi naturali. Vi abbiamo già raccontato le conseguenze e i tentativi in atto da parte di un movimento di sindaci e di alcuni parlamentari di riportare alla razionalità l’organizzazione della Forestale, così come abbiamo trattato il tema anche in un precedente articolo su “terzogiornale”. Riconducendolo, cioè, dentro l’ordinamento civile della pubblica sicurezza per consentirgli di ritrovare la sua vocazione naturale di organismo dello Stato dedicato alla prevenzione e alla tutela del territorio grazie alla sua capillare e intima collaborazione con le amministrazioni locali. Per questi scopi non servono le gerarchie militari: anzi, sono solo un intralcio, una inutile complicazione che disarticola le pratiche di decenni, oggi mortificate da un’assurda militarizzazione che appesantisce le linee di comando, prima semplici e dirette tra l’agente che sapeva come muoversi e il sindaco o le altre autorità locali.
Ci sono due aspetti di questa strategia che vorremmo mettere a fuoco. Il primo è quello che riguarda le persone, le donne e gli uomini della ex Forestale che d’emblée, da un giorno all’altro, sono diventati soldati. Se ci pensate un momento, è sconvolgente. Nel nostro ordinamento lo stato giuridico militare si acquista esclusivamente sulla base di una scelta volontaria: quella sciagurata pseudo-riforma lo ha imposto coattivamente. L’Arma ha dovuto tirar su corsi accelerati di una settimana attraverso i quali ciascun ex Forestale è stato costretto a immergersi per avere il suo battesimo di soldato sposato a una non ben chiara missione.
“Fu sconvolgente”, racconta a “terzogiornale” un ex agente, “i corsi erano tenuti da alti ufficiali su diversi temi: l’etica del carabiniere, storia dell’Arma, attività di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, duravano pochi giorni. Personalmente, insieme a tanti altri, partecipai alle lezioni che si tenevano alla Scuola Marescialli di Firenze (una cittadella costruita nell’area di Castello, nella zona ovest della città), sulla quale fu aperta una inchiesta giudiziaria dove finì Denis Verdini, il senatore fiorentino amico di Renzi e Salvini, condannato a due anni di reclusione per corruzione. C’era una atmosfera irreale, tutto era accelerato, tutto esaltava la dimensione militare”.
Una pura formalità… ma dal giorno successivo quelle persone si sono svegliate in una dimensione sconosciuta e non voluta, quella militare, autoreferenziale e, soprattutto, concentrata sull’immagazzinamento di informazioni. A quasi il 90% del personale dei Forestali in divisa e quello tecnico amministrativo – 7019 su 7781 appartenenti, i restanti prepensionati o riformati perché inabili al servizio militare (180), altri passati ai Vigili del fuoco (390), altri alla Polizia di Stato (126) – è stato detto: “Tu, da oggi, sei un militare”. L’operazione non poteva non avere conseguenze traumatiche sulla gran parte di loro, di fronte al codice militare penale ricco di nuovi reati specifici prima sconosciuti, costretti a far parte di una gerarchia nella quale le regole sono tutto, laddove per noi civili possono non significare niente, ed essere solo imposizioni intollerabili. “Tranne che per i nostri ufficiali, ovviamente”, racconta il nostro interlocutore, che promette di tornare a parlarci con nome e cognome non appena sarà pensionato, a breve. “I nostri ufficiali improvvisamente sentirono di avere superpoteri, si montarono la testa e assunsero non poche volte comportamenti vessatori nei confronti del personale – mi risulta che ci sono state molte lettere di protesta. Furono creati dei robot. Che nulla hanno a che fare con la tutela dei parchi”.
I Forestali sono stati trasformati da corpo di polizia specializzato in materia ambientale in una semplice e marginale specialità di una forza armata che nel suo Dna ha ben altre missioni: le conseguenze sono state disastrose. Con la divisione delle funzioni, prima unitarie, dei Forestali tra Carabinieri e Vigili del fuoco, alla prima emergenza vera i nostri boschi hanno preso fuoco come non mai. Nell’anno della crisi idrica 2017, sono stati 162.000 gli ettari di superfici boschive bruciate. Oltre alle conseguenze della militarizzazione sulle persone costrette a subirla – di questo parliamo, di una imposizione –, c’è poi un aspetto che riguarda più in generale la democrazia.
Le tappe dell’azzeramento dei Forestali sono state rapide: pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della soppressione del Corpo, nell’agosto 2016; avvio della fase operativa, nel gennaio 2017: i Forestali indossano la divisa militare e sono avviati a una rapida formazione militare. Tutto questo costituisce un grave precedente. Fu l’allora comandante generale Tullio Del Sette (quello condannato per rivelazione di segreti d’ufficio nella vicenda Consip) a spiegarlo con brevi parole, forse dal sen fuggite: durante un convegno della Uil celebrò la novità dei nuovi assetti, dicendo che da quel momento ogni corpo civile può essere militarizzato con facilità. Ed è qui che la faccenda si fa pericolosamente seria. Non ha alcun senso che le funzioni civili siano svolte secondo logiche militari, che consentono livelli di segretezza incomprensibili.
Molto tempo fa, nell’ottobre del 1950, il ministro dell’Interno Scelba presentò un progetto per la costituzione di un corpo di difesa civile: in ogni centro urbano, grande o piccolo, sarebbero state create, alle dipendenze dei comandi dei Carabinieri, dei nuclei di volontari con compiti di difesa civile. Una commistione che allora incontrò la durissima opposizione delle sinistre che vedevano nel corpo di volontari un mezzo per reprimere ogni manifestazione contraria alla politica del governo. La “difesa civile” sarebbe stata guidata dal generale Giuseppe Pieche, uomo di fiducia di Mussolini – al comando del controspionaggio del Sim (Servizio informazioni militari) – e poi di Scelba. È vero, è successo tanto tempo fa. Ma un po’ di storia è sempre utile.