Non saranno al governo con il vincitore delle elezioni, quel Kyriakos Mitsotakis, leader di Nuova Democrazia, che domenica scorsa si è affermato in Grecia con il 40,5% dei voti contro il misero 17,84 di Syriza di Alexis Tsipras. Ma il ritorno dell’estrema destra in parlamento fa tremare i polsi. Ad affermarsi è Spartani, capeggiato da Vassilis Stigas, che con il 4,7% dei voti è riuscito a ottenere dodici seggi, avendo superato la soglia del 3%, sostituendo di fatto Alba Dorata.
Quest’ultima, il 7 ottobre 2020, è stata bandita in quanto considerata organizzazione criminale. I suoi leader (tra questi, l’ex europarlamentare Ioannis Lagos, rifugiato in Belgio) sono stati giudicati dalla magistratura greca responsabili di omicidi e violenze ai danni degli immigrati, e stanno scontando una pena di tredici anni e otto mesi di reclusione. Stessa sorte per Ilias Kasidiaris, leader del partito. In passato, i membri dell’organizzazione avevano espresso ammirazione per Adolf Hitler. Ma ora, in termini di rappresentanza istituzionale, siamo al precedente scenario: Kasidiaris non ha esitato ad affermare che “oggi è un trionfo senza precedenti dei greci che lottano per la Patria e allo stesso tempo una débâcle del sistema di potere”. E ha aggiunto che “il primo passo è già stato fatto verso la costituzione di un forte partito nazionale nella vita politica del Paese, come avviene oggi negli Stati europei più seri”.
Sempre Kasidiaris ha detto che “hanno creduto che saremmo caduti come gli spartani alle Termopili, ma in pratica siamo stati vittoriosi come gli ateniesi a Maratona. Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno combattuto con abnegazione, sostenendo con tutte le loro forze questo sforzo nazionale, che è al di sopra delle persone e dei partiti, e obbedisce alla legge suprema della salvezza della Patria”. Vano era stato il tentativo di ripresentarsi sotto le mentite spoglie del nuovo (si fa per dire) Partito nazionale dei greci. Il 21 aprile scorso era stato approvato un emendamento che mirava a escludere dalle elezioni del 21 maggio Alba Dorata, come è poi successo. Ma, da quello che si evince dalle affermazioni degli ex leader del partito neonazista, ciò che si è verificato è stato solo un passaggio delle consegne. Tanto che il leader di Spartiates (Partito degli spartani), Vassilis Stigas, che non si era presentato alle consultazioni dello scorso 21 maggio vista l’intenzione di correre da solo, ha immediatamente ringraziato Kasidiaris “per il suo importante aiuto, un carburante che ci ha dato lo slancio per raggiungere questo risultato”.
A rinforzare questo già preoccupante esito elettorale – segno, tra l’altro, che il terribile naufragio al largo di Pylos non ha scalfito le coscienze dei greci –, dobbiamo registrare altre brutte sorprese: oltre a Spartiates, ecco in parlamento anche Elliniki Lisi (Soluzione greca), fondata nel 2016, che ha conseguito gli stessi risultati della formazione di Stigas. Aggiungiamo pure la formazione ultraortodossa di Niki (Vittoria), sostenuta dai monaci di Athos, che ne ottengono dieci, e quelli della strana formazione Plevsi Elefterias (Corso di libertà), fondata anch’essa nel 2016 dalla ex presidente del parlamento, Zoi Kostantopoulou, che ottiene otto seggi, e la cui collocazione non è ben definita andando da posizioni di estrema sinistra ad altre più di destra. Complessivamente, almeno il 10% dell’elettorato greco non disdegna di votare chi fa riferimento a una ideologia avversata con forza dai greci durante la Seconda guerra mondiale. Un quadro che, evidentemente, non va più interpretato con parametri novecenteschi.
E nel resto dell’Europa le cose non vanno meglio. Se Fratelli d’Italia non ha mai nascosto evidenti simpatie per il fascismo, in Svezia e in Finlandia formazioni simili fanno parte del governo. In Polonia governa Mateusz Morawiecki, la cui politica fascistoide sui temi dello Stato di diritto e dei diritti civili è stata più volte stigmatizzata, insieme a quella del premier ungherese Viktor Orbán. In Germania, anche se le simpatie neonaziste sono relativamente contenute, i problemi non mancano: i verdi e i liberali, al governo con i socialdemocratici non godono di buona salute, e il partito di sinistra Linke rischia di spaccarsi. Avanza invece l’estrema destra dell’Afd (Alternative für Deutschland) che, per la prima volta, si è affermata nella storia della Germania democratica in un voto locale.
Robert Sesselmann ha infatti vinto il ballottaggio per l’elezione del presidente del circondario di Sonneberg, in Turingia, dove ha ottenuto il 52% dei voti, sconfiggendo Jürgen Köpper, presidente uscente e candidato dei cristiano-democratici (Cdu). Infine, escludendo la Francia, dove da decenni Marine Le Pen gode di consensi che potrebbero aumentare, vista la scarsa popolarità del presidente Macron, a tenere con il fiato sospeso la sinistra europea sarà il voto anticipato in Spagna del prossimo 23 luglio, deciso dal dimissionario premier socialista Pedro Sánchez dopo la sconfitta delle elezioni amministrative dello scorso 28 maggio (vedi qui). È noto che il governo di sinistra – formato appunto dai socialisti, da Podemos e altre formazioni – ha governato bene, soprattutto sul fronte dei diritti sociali. Le controversie insorte nella sinistra della coalizione, potrebbero essere dirimenti ai fini del risultato, rendendo in ogni caso poco comprensibile, per quanto detto prima, una eventuale affermazione dei popolari più i neofranchisti di Vox. Ma tant’è. E se queste sono le premesse alle prossime elezioni europee del 2024 l’asse del continente non potrà che spostarsi a destra.