Non bastavano la tormentata questione della guerra in Ucraina, e altri temi che non stiamo qui a elencare, a rendere difficile la vita del Pd, la cui segretaria, Elly Schlein, sta cercando faticosamente di spostare a sinistra. Proprio con il suo arrivo un altro problema – non nuovo per la verità, ma all’interno del Nazareno finora poco discusso – ha fatto irruzione con tutta la sua forza divisiva nella politica come nella società in generale. La “gestazione per altri” o “maternità surrogata”, o ancora “utero in affitto” (vedi qui) che dir si voglia, sta facendo discutere un giorno sì e l’altro pure militanti e dirigenti democratici.
Già il 19 aprile scorso l’ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna, senza preoccuparsi troppo di discuterne all’interno del suo partito, nel corso di una conferenza stampa, si era detta favorevole a una pratica che dovrebbe invece confliggere con alcuni principi cardine della sinistra. Ma tant’è. La sua appartenenza al mondo Lgbtq, nella quasi totale interezza d’accordo con la “gpa”, è più importante di qualsiasi necessario confronto su un tema che, come abbiamo detto, divide le coscienze. Come pure è stato ignorato, malgrado la disponibilità a parole, l’appello di cento femministe provenienti da varie realtà – Udi, Arcilesbica, Libreria delle donne di Milano, Casa delle donne di Pesaro, oltre ad alcuni centri antiviolenza e operatrici della salute delle donne –, le quali sostenendo “non lasciamo questo tema alla destra”, hanno firmato chiedendo alla leader democratica di dichiararsi contro questa pratica, utilizzata da coppie etero e omosessuali per diventare genitori.
Tra le tante criticità segnalate nel lungo testo ce n’è una che da sola dovrebbe agitare i sonni di chi sostiene la “gpa”: “Chi nasce da surrogazione di maternità è privato delle cure materne e non viene allattato ma subito consegnato ai committenti, perché si vuole spezzare l’attaccamento che già sussiste con la puerpera, a prescindere dal legame genetico. Questo – aggiungono le firmatarie – è un danno. Crescendo gli/le sarà negato di conoscere la sua origine materna, deliberatamente scomposta tra produttrice di ovulo ignota e gestante. Questo è un altro danno”. Una presa di posizione dunque netta, tranchant, non condivisa da altre femministe e intellettuali come, tra le tante, Chiara Saraceno e Lea Melandri. “Pensiamo sia necessario che su un tema etico così sensibile, delicato e divisivo, ci si confronti in un dibattito pubblico aperto, spogliandoci di ogni fondamentalismo, di ogni ideologia precostituita, e ascoltando tutte e tutti quelli che su questo tema possano portare saperi, esperienze e pratiche. Ascoltando – aggiunge il gruppo – soprattutto i soggetti coinvolti, le persone in carne e ossa, le nuove relazioni che si creano, le loro vite”.
Come dicevamo, questo dibattito serrato è entrato a piè pari dentro il Pd. La dichiarazione perentoria di Schlein – condivisa anche da Alessandro Zan, fautore della proposta di legge contro l’omofobia – ha suscitato reazioni negative soprattutto tra i cattolici, ma non solo. Il presidente del partito, nonché dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, si è fatto portavoce dell’ala più contraria e cattolica del Pd: “Non sono d’accordo con l’utero in affitto, peraltro non è previsto dalla legge. Sì alla fecondazione assistita o alle adozioni di bambini per gay e single, ma niente maternità surrogata”. Anche il senatoreAlfredo Bazoli ha stigmatizzato la pratica dell’utero in affitto. “Penso che la ‘gpa’ sia una grave violazione della dignità della donna – ha detto Bazoli – e quindi è giusto che sia vietata e sanzionata come reato in Italia. Penso che sia altrettanto giusto che i figli generati in questo modo vengano tutelati, perché non possono ricadere su di loro le colpe dei genitori”.
A ricompattare, almeno per il momento, il partito su questo tema è stata però la proposta di legge di Fratelli d’Italia, la cui prima firmataria è Carolina Varchi, la quale prevede che la “gpa” venga considerata un reato anche se cercata all’estero. Al momento, infatti, è illegale solamente se commessa all’interno dei confini nazionali, ma questo non impedisce alle persone di ricorrervi all’estero e poi tornare in Italia con il figlio avuto tramite surrogata. Anche questa una dichiarazione di principi che, al di là di chi l’ha proposta, non si discosta molto da uno dei due testi delle femministe che abbiamo citato.
Da quanto abbiamo descritto, si evincono due cose: da un lato, una destra compattissima nel contrastare la “gpa” in chiave omofoba e a difesa della famiglia tradizionale; dall’altro, invece, una sinistra, e in questo caso il Pd, nella confusione più assoluta. Essersi riappacificati sul tema del “reato universale” non risolve il problema, perché da parte di chi è favorevole verrà comunque presentato un disegno di legge, che in ogni caso riproporrà il sì a una “gpa” magari regolamentata.
Una divisione e un imbarazzo che stanno attraversando più in generale il popolo della sinistra, il quale, pur non nascondendo le proprie perplessità su una modalità per diventare genitori inimmaginabile fino a qualche anno fa, sembra quasi rassegnato ad accettarla come una prassi difficile da contrastare, sia perché a opporsi è il governo più a destra della storia repubblicana, sia perché – adozione a parte – un suo divieto impedirebbe alle coppie omosessuali composte da due uomini di diventare genitori, introducendo così un inedito “diritto alla genitorialità”, che riguarda, a onore del vero, anche coppie etero, mentre sarebbe invece il minore ad avere diritto ad avere due genitori adeguati a ricoprire questo ruolo. Un caos che il Pd rischia di pagare anche in termini elettorali, vista la presumibile contrarietà di una parte consistente dell’elettorato, anche quello orientato a sinistra, a una prassi per diventare madri o padri così controversa e complicata, tale però da poter rendere paradossalmente più semplice diventare genitori con la “gpa” che con l’adozione. La quale prevede un iter complesso per ottenere un’idoneità non prevista, per ovvie ragioni, dalla maternità surrogata.