Il 14 e il 15 maggio si terranno le elezioni comunali a Brescia. In lizza, quattro candidati e diciotto liste a loro sostegno: Laura Castelletti per il centrosinistra, Fabio Rolfi per il centrodestra, Alessandro Lucà per il Movimento 5 Stelle, inoltre Unione popolare, Partito comunista e Alessandro Maccabelli sostenuto dalla civica “La Maddalena”. La sfida è ovviamente tra la coalizione di centrosinistra e quella di centrodestra. Brescia, del resto, ha una storia importante legata alla sinistra e al centrosinistra. È stata, con le sue scelte amministrative, un laboratorio per alleanze traslate successivamente sul piano politico nazionale. E a ben vedere queste alleanze non presero forma casualmente. Si pensi che proprio da Brescia partì la stagione degli accordi unitari del sindacato, negli anni Sessanta, con la convergenza tra Fim-Cisl e Fiom-Cgil.
L’alleanza tra Partito democratico della sinistra e Partito popolare, che nel 1994 portò alla sindacatura di Mino Martinazzoli, costituì di fatto l’anticipazione dell’alleanza nazionale dell’Ulivo. Fu un passaggio reso possibile dalla forte spinta interna alla Democrazia cristiana locale, riconducibile alla sua area di sinistra e al cattolicesimo democratico. Infatti, superato il periodo di crisi interna al partito con la contrapposizione di due diverse componenti – dal 1990 al 1994 si ebbe una rapida successione di più sindaci in pochissimo tempo –, nel 1994 la situazione era matura per un’alleanza tra i cattolici e il principale partito di sinistra di allora. Si è poi proseguito sulla strada di questo tipo di alleanze fino a oggi; e gli elettori bresciani hanno sempre premiato il centrosinistra locale, fatto salvo il quinquennio non esaltante, dal 2008 al 2013, di governo della giunta Paroli di centrodestra. Il leghista Fabio Rolfi, all’epoca vicesindaco, si propone adesso come candidato unitario del centrodestra, sostenuto da sei liste.
Il Pd, partito di maggioranza relativa, che alle elezioni regionali di febbraio ha registrato in città ben il 38% delle preferenze, ha lanciato, insieme agli alleati della coalizione, la candidatura a sindaca di Laura Castelletti, candidata indipendente e civica (l’unica tessera avuta negli anni passati è quella del Psi), e a quella di vicesindaco di Federico Manzoni – assessore alla Mobilità, ai Servizi istituzionali e ai rapporti con le università della giunta uscente –, membro del Partito democratico. Laura Castelletti è attualmente assessora alla Cultura e vicesindaca. Il suo profilo è stato ritenuto il migliore per garantire continuità con quanto svolto negli ultimi anni di amministrazione.
Da subito, si è pensato di aprire la coalizione a tutte le forze e ai partiti di maggioranza dell’attuale Consiglio comunale, sia a destra sia a sinistra del Pd, con qualche interessante new entry. Oggi, quindi, sono otto le liste a sostegno della candidatura di centrosinistra: oltre alle civiche, sono compresi il già citato Partito democratico, l’Alleanza verdi-sinistra, Azione, Italia viva e +Europa. È stata scartata l’ipotesi di alleanza con i 5 Stelle, molto deboli in Lombardia e in modo particolare a Brescia (3,27% alle regionali di qualche mese fa), e fermi a un’impostazione di movimento che ormai, anche a livello nazionale, appare superata.
A oggi, i sondaggi sembrano dare un vantaggio della candidata di centrosinistra tale da poter portare addirittura a una vittoria al primo turno, mentre il ballottaggio si terrebbe eventualmente il 28 e 29 maggio. Se le previsioni saranno confermate, al centrosinistra, e al Partito democratico in particolare, toccherà la responsabilità di garantire, da un lato, una buona amministrazione, in continuità con quanto fatto finora, e, dall’altro, di aprirsi alle sempre più difficili sfide politiche. Un bisogno, quest’ultimo, simboleggiato dalla nuova segreteria e dalla nuova linea del Pd.