Il generale Teo Luzi, neocomandante generale dell’Arma, ha fatto decisamente infuriare le Guardie Forestali che già hanno il dente avvelenato per aver perso la specificità del loro storico corpo, fondato 198 anni fa (prossimamente vi parleremo dei corsi per la loro militarizzazione). E lo ha fatto nella sede istituzionale più importante: il parlamento. Durante la sua audizione davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato, Luzi ha detto che, alla gran parte dei militari transitati dal disciolto Corpo Forestale dello Stato, va bene questa situazione. Queste le sue parole: “Se facessimo un sondaggio, visto che l’Italia vive ahimè anche di sondaggi, la gran parte direi in maniera plebiscitaria direbbe che va bene questa situazione”.
La frase, forse dettata anche da un paternalismo tipico degli ambienti militari, ha preso la consistenza di una miccia e ha fatto saltare i nervi a non pochi degli interessati, i quali non sono affatto contenti ma soprattutto non possono dirlo: facendo parte di un corpo militarizzato non possono discutere l’ordinamento né esprimere la loro opinione. L’insistenza di Luzi nel dire ciò che le Forestali non vogliono sentirsi dire svela le forti tensioni prodotte dallo smantellamento della Forestale e dal sistema di tutela professionale, moderno e a ordinamento civile, imposto dalla riforma Madia e dall’Arma dei Carabinieri. E quando il comandante generale parla, i Forestali devono star zitti. Per questo la frase del generale deve essere suonata come una provocazione tanto da far scattare la rabbia sui social e tra le chat private.
Il fatto è che la stragrande maggioranza degli ex Forestali, secondo quanto affermano le associazioni che si battono per riportare il corpo in una sede istituzionale più adeguata allo svolgimento dei loro compiti – la salvaguardia dei nostri territori, ora frammentata e messa a rischio – come la Federazione Rinascita Forestale Ambientale (FRFA), chiede di tornare a far parte di una forza di polizia autonoma a ordinamento civile. Ridotti i comandi provinciali, le stazioni forestali sono state declassate a nuclei, espediente che ha permesso di aggirare l’obbligo di avere un maresciallo al comando. Tante regole così hanno mortificato le guardie dei nostri parchi che vorrebbero tornare a essere una polizia civile e ambientale. Certamente, è diverso il sentimento degli ufficiali degli alti gradi che hanno visto alzare i loro compensi economici rientrando comodamente in quella divisione a caste che abbiamo descritto raccogliendo le “voci di dentro” l’Arma.
Nei pochi minuti di quella battuta si concentra l’aspetto più interessante dell’audizione del generale Luzi, che tradisce indubbiamente una questione: l’Arma ha un problema, cioè la gestione del patrimonio di competenze dei Forestali. Vedremo cosa accadrà, visto che in parlamento stanno andando avanti le audizioni su tre proposte di legge che chiedono proprio di dare alla Forestale un ordinamento nuovo portandola fuori dall’Arma. Luzi ha poi insistito su un tema consueto e già ampiamente battuto dal suo predecessore Nistri: l’organico piange. Sono 108.453 carabinieri a fronte di un organico previsto dalle leggi di 119.788 militari, mancano undicimila persone, il 9,5% della forza. Evidentemente non è bastata l’immissione di 6400 ex forestali passati all’Arma in un sol colpo grazie a quel decreto legislativo 177 del 2016 che soppresse il Corpo della Forestale.