Ma davvero vogliamo continuare come se nulla fosse accaduto? La sventola incassata a Sagunto (Lombardia e Lazio), mentre a Roma si discute, non lascia spazio a dubbi. Anche il congresso in corso è ormai nomenclatura del passato, come i candidati che lo stanno animando, con i soliti reciproci colpi bassi, soprattutto nelle federazioni meridionali. Allora ci vuole una mossa del cavallo, che non sia di mera furbizia, ma che coniughi contenuti e rappresentatività. Per questo vogliamo comprometterci con una proposta: Majorino candidato unitario alla segreteria.
I dati della Lombardia, al di là della squillante sconfitta, parlano anche di significativi punti di resistenza, e anche di ricostruzione. Majorino ha complessivamente fatto avanzare i consensi al Partito democratico rispetto alle ultime politiche, ma è la geografia del voto che incute un certo ottimismo. Proprio nella disfatta generale vedere le grandi città della regione – Milano, Bergamo, Brescia – confermare con tenacia il proprio sostegno al Pd, rinunciando non solo alle suggestioni della destra governativa, ma anche alle sirene di un “terzo polo” che proprio in quelle città giocava la carta di una candidata forte e di rottura con la maggioranza che aveva governato il Pirellone. Eppure il Pd rimane primo partito in quelle realtà.
Non meno significativi sono i dati che danno – ed è una novità da molto tempo, ormai – proprio il candidato democratico come il preferito degli under 35. Un’opzione che lascia aperti canali di comunicazione con un mondo che sembra avere interrotto ogni relazione con la sinistra. Importanti sono stati anche i rapporti stretti con il mondo cattolico, in particolare con l’area dell’inclusione sociale che va al di là della semplice zona del volontariato assistenziale.
Majorino ha combinato una navigazione nelle vene di quei territori della fabbrica diffusa lombarda che continuano, in modo coriaceo, a scegliere la destra come garante di una politica che lasci mano libera ai proprietari, con un’identità autonoma e conflittuale che non si limita a reclamare correttivi distributivi, ma pone con forza il tema di una trasformazione nei processi sociali e decisionali che guidano il Paese.
Tutto questo è stato fatto con un costante appello alla partecipazione che, al di là di ogni retorica, ha spinto centinaia di volontari a entrare nella macchina elettorale, innovando proprio i processi decisionali. Da qui potrebbe venire una riflessione vera e radicale sulla forma partito, del tutto assente dal dibattito in corso.
Ripetiamo la nostra proposta: una mozione unitaria dei candidati attuali, che si costituiscano in comitato d’emergenza del Partito democratico, e propongano Pierfrancesco Majorino come candidato unitario. Una mossa inedita, anche non prevista da regolamenti e statuti, ma che – crediamo – possa essere condivisa da quelle migliaia di compagne e compagni che sono rimasti in campo, e hanno fatto avanzare la domanda di una sinistra vera.