
Avevamo sempre cercato di convincerci, sia pure a fatica, che il Partito democratico potesse diventare una forza politica come le altre: con una leadership, una minoranza che accetti di essere tale, senza dichiarazioni di guerra incessantemente messe in atto, nel caso specifico contro la segretaria. E smettendo di contenere, al proprio interno, tutto e il contrario di tutto. Ma le recenti iniziative, prese di posizioni e quant’altro, che abbiamo documentato ampiamente (vedi qui), hanno dimostrato che questo obiettivo è ancora molto lontano dall’essere raggiunto. Una conferma viene da quanto successo venerdì 28 marzo, con la nuova polemica intorno all’europarlamentare Pina Picierno, che già in occasione del voto dell’assemblea di Strasburgo sul riarmo aveva, con altri nove colleghi, disatteso le indicazioni del partito votando a favore dello stanziamento di ottocento miliardi di euro finalizzati a rinforzare la difesa degli Stati europei.
Ma questa volta, se possibile, il fatto è più grave, anche perché avvenuto nello scorso novembre e tenuto di fatto finora nascosto. Numerose testate hanno reso pubblico l’incontro della vicepresidente del parlamento europeo con una delegazione di Israel Defense and Security Forum (Idsf), legatissimo all’estrema destra messianica e razzista dello Stato ebraico, attivissimo in operazioni di lobbying nei riguardi dell’ampio, variegato e soprattutto disponibile, mondo dell’europarlamento, per lo più indifferente al destino di milioni di palestinesi.
Come hanno ben evidenziato Andrea Orlando, Susanna Camusso, Laura Boldrini, Arturo Scotto e Nico Stumpo, componenti dell’intergruppo parlamentare per la pace tra Israele e Palestina, il tema riguarda in primo luogo l’iscrizione, assolutamente inaccettabile, nella lista delle lobby accreditate presso l’assemblea di Strasburgo di realtà che in un contesto democratico non dovrebbero avere cittadinanza. Che poi, a intrecciare relazioni con questa gente – più vicina all’estrema destra europea che a una qualsiasi forza democratica –, sia una parlamentare che siede nel gruppo dei socialisti e democratici europei, appare ben al di là di ogni legittima dialettica all’interno del gruppo.
La giovane “demitiana” – pare che il suo “mito” sia appunto lo scomparso leader democristiano –, sostenuta nel Pd da Filippo Sensi, Simona Malpezzi e Piero Fassino, che utilizza disinvoltamente “Il Foglio”, la filoisraeliana creatura giornalistica di Giuliano Ferrara, per attaccare Schlein, ha reagito sostenendo che il suo sarebbe stato un incontro di carattere istituzionale. Versione poco credibile, perché i suoi legami con Israele e i suoi governi, ivi compreso quello attuale, sono arcinoti. Picierno è infatti esponente del Transatlantic Friends of Israele (Tfi), un comitato di parlamentari europei e di membri del Congresso americano collegati a una delle più influenti lobby israeliane, il Transatlantic Institute. Il Tfi – si legge nel sito di questa associazione – è composto da “un gruppo interparlamentare dedicato all’ordine postbellico di sicurezza e cooperazione transatlantica conferitaci dai visionari leader americani ed europei. Siamo uniti – si legge ancora nel sito – nella convinzione che Israele, l’unica democrazia liberale del Medio Oriente, debba essere intesa come parte integrante di questa vitale architettura di sicurezza politica ed economica”.
Dicevamo della “clandestinità” dell’incontro, di cui siamo venuti a conoscenza dopo ben cinque mesi. Il merito della scoperta di tale evento (come riporta la testata economica “Valori, notizie di finanza etica ed economica sostenibile”) è del sito olandese “Follow the Money”, che accusa Picierno e compagni “di non aver seguito le corrette procedure di informazione e trasparenza, ovvero di non aver reso pubblico l’incontro, nonché di non aver chiarito il motivo di tale scelta”. Lo stesso portale olandese – informa la testata economica – indica come siano stati diversi gli esponenti politici ad avere incontrato nei locali del parlamento europeo i membri della famigerata organizzazione Idsf, un think tank di ex militari e coloni, che si prodiga nel fare pressioni politiche fuori dal Paese. Secondo l’inchiesta, a questi incontri avrebbero partecipato anche Andrius Kubilius, attuale commissario europeo per la Difesa e lo spazio, il ceco Tomáš Zdechovský, l’olandese Bert-Jan Ruissen, e diversi altri membri del Partito popolare europeo.
L’incontro è avvenuto il 20 novembre scorso senza che l’Idsf si fosse registrata nel Transparency Register, cosa avvenuta otto giorni dopo. In altre parole, gli estremisti si sarebbero intrufolati spacciandosi per “visitatori”. Come riporta il quotidiano israeliano progressista “Haaretz”, citato dalla testata online “InsideOver”, l’Idsf è finanziato dal Central Fund of Israel, un’organizzazione con sede a New York che utilizza fondi esentasse statunitensi per sostenere gli insediamenti israeliani nei territori occupati. Un esponente di spicco di Isdf è Amir Avivi, un uomo che senza mezzi termini teorizzava il trasferimento dei palestinesi da Gaza nel deserto del Sinai, e con cui Picierno si è fatta scattare una foto ricordo.
A denunciare questa vicenda imbarazzante, era stata anche la trasmissione televisiva di Raitre “Report”, condotta da Sigfrido Ranucci, fatta oggetto, per questa iniziativa giornalistica, di minacce contro la persona del conduttore e contro i redattori della testata, con l’aggiunta della solita accusa di antisemitismo, spada ormai brandita contro chiunque osi denunciare la politica genocida dello Stato ebraico a guida Netanyahu. Ormai le sue gesta sembrano approvate o subite da tutti, anche da quei Paesi amici dei palestinesi, e che pure avrebbero riconosciuto lo Stato palestinese, rassegnati di fronte al generale silenzio tombale, malgrado, dopo il massacro del 7 ottobre 2023, a danno di oltre mille israeliani, siano stati uccisi, sotto i bombardamenti delle forze armate con la stella di David, oltre cinquantamila palestinesi di Gaza, mentre si sta parlando tranquillamente del destino di due milioni di persone, senza escludere la loro possibile deportazione in un luogo da individuare.
Quanto successo in questo anno e mezzo di distruzioni e massacri – che tra l’altro hanno mandato a farsi benedire ogni ipotesi di “due popoli due Stati” – non ha affatto allontanato l’Occidente da Israele e dal suo governo di estrema destra, che ha avuto gioco facile a costruire saldi legami con le peggiori destre europee. Un’operazione politica resa plasticamente evidente dalla Conferenza internazionale sulla lotta all’antisemitismo, tenutasi la scorsa settimana a Gerusalemme, con la paradossale presenza di leader politici – tra questi, Jordan Bardella, leader dell’estrema destra francese e Marion Maréchal Le Pen, nipote dello storico capo del Front national, Jean-Marie Le Pen, negazionista dell’Olocausto – le cui radici affondano appunto nell’odio verso gli ebrei. Un evento disertato da amici di Israele ed esponenti del mondo ebraico come Bernard-Henri Lévy, o come il commissario tedesco per l’antisemitismo Felix Klein, il direttore generale dell’Anti-Defamation League, Jonathan Greenblatt, e Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini di Europa. Del resto, a prendere le distanze dall’iniziativa, è stato lo stesso presidente israeliano, Isaac Herzog, che ha preferito organizzare un ricevimento privato nella sua residenza.
Da anni, ormai, appaiono completamente cambiati i parametri secondo i quali definire chi è antisemita e chi invece è amico degli ebrei e degli israeliani, sostituendo alle definizioni di un tempo la presenza o meno di esplicite manifestazioni di sostegno allo Stato d’Israele, a prescindere dai governi, che peraltro, negli ultimi tempi, sono stati quasi sempre a guida Likud, lo storico partito di destra. In Italia amici di Israele si possono trovare, fin dai tempi del Movimento sociale trasformato in Alleanza nazionale, tra le forze di destra; mentre la solidarietà nei riguardi dei palestinesi è diventata merce sempre più rara anche a sinistra.
La vicenda Picierno mostra, infine, come nelle stanze del Nazareno non si facciano mancare nulla. Non si sa come Schlein – che non si è pronunciata al riguardo mandando avanti i suoi – intenderà eliminare o mettere in condizione di non nuocere le schegge impazzite che continuano ad avvelenare il partito. Non si tratta neanche di una, sia pure estenuante, battaglia delle idee, ma di qualcosa di peggio e di difficile interpretazione – a meno di non pensare che siamo di fronte a una liberale a corrente alternata, tale quando si parla di Ucraina, ma disposta a mettere da parte i suoi princìpi quando si tratti di dare una mano a Israele. Per questo, a voler essere buonisti, vogliamo credere che nel suo furore sionista l’europarlamentare si sia fatta prendere la mano, e abbia perso di vista la natura politica dei propri interlocutori. Comunque siano andate le cose, è evidente che Schlein e i suoi – a cominciare dal responsabile della sezione Esteri, Peppe Provenzano, che certo non manca di esperienza – non possono più permettersi simili cadute. Pare che Picierno abbia detto, al congresso di Azione, di trovarsi più a suo agio in quell’ambiente che nel Pd. Più chiaro di così.