
Lo scrittore franco-algerino Boualem Sansal è stato condannato il 27 marzo, in primo grado, dal tribunale di Dar El Beida (comune della regione di Algeri), a cinque anni di prigione e a mezzo milione di dinari (3.463 euro) di ammenda. Si tratta di una pena che dimezza quanto richiesto dall’accusa al termine di un processo che si è svolto senza avvocati: quello francese non ha ricevuto il visto dalle autorità algerine, quello d’ufficio è stato rifiutato dallo scrittore. Sansal era stato arrestato il 16 novembre scorso (vedi qui), al suo rientro, all’aeroporto di Algeri, e per diverso tempo non era stato possibile avere notizie sulla sua detenzione né sulle motivazioni. Solo all’inizio dell’anno è stata formulata l’accusa di attentato alla sicurezza dello Stato, all’integrità territoriale e alla stabilità delle istituzioni. Più recentemente si è aggiunta l’imputazione di intelligenza con interessi stranieri a seguito di un incontro che lo scrittore aveva avuto con un ex ambasciatore francese in Algeria, poco prima del suo rientro nella patria di origine.
Durante l’udienza Sansal si è difeso affermando che non aveva nulla contro il proprio Paese, ma di avere semplicemente voluto esprimere un’opinione, come un qualsiasi cittadino algerino. Quello che aveva scatenato la persecuzione contro Sansal era stata una sua dichiarazione al medium di estrema destra “Frontières”, in cui sosteneva le rivendicazioni storiche del Marocco sulla parte occidentale dell’Algeria, senza contare gli attacchi islamofobici e contro i migranti. Proprio per questo, l’atteggiamento nei confronti dello scrittore si è diviso in due sponde ben distinte.
In Algeria i media hanno evidenziato la collusione con l’estrema destra francese, e soprattutto l’insostenibile tesi della marocchinità di una parte dell’Algeria. Nel Paese è infatti ancora troppo viva la memoria della sanguinosa lotta di liberazione nazionale (1954-62) e dell’aggressione che l’Algeria aveva subito nel 1963, da parte della monarchia marocchina, per concretizzare le rivendicazioni territoriali. Poche, invece, a favore di Sansal le voci che hanno invocato la libertà di espressione, ma prendendo comunque le distanze dalle sue tesi.
Tutt’altro scenario in Francia e a livello internazionale. Molti intellettuali di diversi Paesi hanno fatto appello alla liberazione immediata di Sansal, in virtù del principio della libertà di espressione, tanto più che lo scrittore è in cattive condizioni di salute, così da dover essere ricoverato all’ospedale di Algeri. In Francia lo scrittore è finito al centro delle relazioni attualmente burrascose tra la Francia e l’Algeria e dell’offensiva politica dell’estrema destra francese. Questa è stata infatti la più pronta a solidarizzare con Boualem Sansal, proprio per le sue prese di posizione contro l’islam e le migrazioni, senza che lo scrittore prendesse le distanze da questa strumentalizzazione.
L’atteggiamento del ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, attualmente impegnato a diventare il leader della destra “repubblicana” francese, a favore dello scrittore e contro l’Algeria, si iscrive anche nella campagna elettorale anticipata condotta in vista delle elezioni presidenziali del 2027, e nella crisi aperta nelle relazioni tra Parigi e Algeri. I rapporti sono precipitati dopo che, nel luglio scorso, Macron si è ufficialmente schierato a fianco del Marocco che rivendica il Sahara Occidentale, la cui autodeterminazione è sostenuta dall’Algeria (vedi qui). In questo quadro, si sono fatte sentire le numerose prese di posizione a favore dello scrittore franco-algerino. Anche Macron, a margine del vertice dei “volenterosi” sull’Ucraina, si è espresso per la liberazione di Sansal. Lo ha fatto con toni relativamente moderati, nel tentativo di riallacciare i rapporti con l’Algeria, tanto più che lo stesso presidente algerino Tebboune si era rivolto al suo omologo come unico interlocutore, dopo che Macron aveva cercato di circoscrivere le posizioni del suo ministro dell’Interno. Diversi organi di informazione francesi hanno formulato l’ipotesi che, proprio dal caso Sansal, possa arrivare un raffreddamento delle fortissime tensioni tra i due Paesi. La speranza è che il presidente algerino Tebboune possa concedere la grazia, per esempio in occasione della fine del ramadan o di qualche altra data simbolica.