
Dopo avere proceduto a lungo al piccolo trotto, il cavallo della storia tedesca sembra ora procedere al galoppo. Gli accordi di coalizione, siglati nei giorni scorsi tra la Cdu e la Spd, toccano questioni vitali per il futuro del Paese, aprendo prospettive del tutto inedite. Finita l’epoca della normale amministrazione, la Germania si trova di fronte a una serie di sfide storiche. La situazione economica è tesa, gli sviluppi politici globali mettono alla prova la stabilità e la coesione sociale, diventano necessari investimenti massicci. Lo Standort Deutschland, il livello di vita finora garantito ai tedeschi comincia a fare acqua, e le conseguenze si vedono con l’ascesa della estrema destra di AfD. Con una certa enfasi, quindi, il documento comune di intenti, redatto due giorni fa, afferma: “In un periodo di crescente insicurezza in Europa e nel mondo, ci assumiamo le nostre responsabilità. La protezione della libertà e della pace, la salvaguardia della nostra prosperità e la modernizzazione del nostro Paese non possono essere rimandate. Il nostro obiettivo è rafforzare le capacità di difesa interne ed esterne della Germania, investire massicciamente nelle nostre infrastrutture e porre le basi per una crescita duratura e sostenibile”. Il testo prosegue ribadendo la posizione internazionale, l’europeismo e il fatto che la Germania continuerà a stare al fianco dell’Ucraina.
Molti sono i punti toccati. Prima di tutto, la questione delle finanze: è confermato che verrà creato un fondo speciale per le infrastrutture a livello federale, statale e locale, si tratta di cinquecento miliardi di euro su una durata di dieci anni. In questo fondo sono compresi la protezione civile e la difesa civile, le infrastrutture di trasporto, gli investimenti ospedalieri, gli investimenti nelle infrastrutture energetiche, nelle infrastrutture per l’istruzione, per l’assistenza sociale, per la ricerca nello sviluppo e nella digitalizzazione. Di questi, cento miliardi saranno messi a disposizione dei Länder. Il freno all’indebitamento sarà modificato, nel senso che gli Stati federali potranno in futuro contrarre nuovi debiti, per un importo pari allo 0,35% del Pil annuo. Riguardo al riarmo, si pensa a un rapido utilizzo di fondi speciali per le forze armate. A questo fine, la coalizione prevede di presentare una legge di pianificazione e accelerazione degli acquisti per la Bundeswehr nei primi sei mesi dopo la formazione del governo; in aggiunta, una lista elenca gli armamenti da procurare prioritariamente per aumentare la capacità di difesa del Paese.
Molti i provvedimenti concepiti per quanto riguarda lo stimolo alla economia: l’indennità di cittadinanza sarà sostituita da una nuova previdenza di base. Alle persone abili al lavoro, che ripetutamente si rifiutano di svolgere un lavoro, verranno revocati completamente i benefici. Saranno migliorate le opportunità di inserimento scolastico e ridotto significativamente il numero degli abbandoni. Saranno rese esenti da imposte le retribuzioni per gli straordinari che vanno oltre il lavoro a tempo pieno, concordato nel contratto collettivo o in base ai contratti collettivi. Sarà alleggerito il carico sulla classe media lavoratrice, attraverso la riforma dell’imposta sul reddito e un aumento dell’indennità per i pendolari. Viene introdotta la pensione attiva. Ciò significa che sarà possibile svolgere lavoro aggiuntivo per i pensionati sotto i duemila euro mensili. Viene ventilata anche la possibilità di un innalzamento del salario minimo a quindici euro l’ora nel 2026.
La Germania vuole tornare a essere una sede imprenditoriale attrattiva e competitiva. Per alleggerire il carico sulle aziende, verrà introdotta una riforma della tassazione sulle società, ed è prevista, nei prossimi quattro anni, una riduzione del 25% dei costi burocratici per le aziende, abolendo gli obblighi di rendicontazione, documentazione e statistica. Ci si propone, inoltre, di ridurre la tassa sull’elettricità al minimo europeo, dimezzando i costi della rete di trasmissione, provando anche a risolvere la spinosa questione della crisi della casa con un ampliamento dell’offerta abitativa e con la conservazione dell’attuale freno all’innalzamento degli affitti.
Altra questione centrale, toccata dagli accordi, è quella della immigrazione, su cui pare che la Spd abbia ceduto molto alle pressioni dei cristiano-democratici: ricompaiono infatti, nel programma, i respingimenti per i richiedenti asilo, sia pure concordati con i Paesi confinanti, le limitazioni all’ottenimento del diritto di residenza, e si ipotizza nuovamente, come nella mozione recentemente bocciata in parlamento, di sospendere i ricongiungimenti familiari. Echeggia anche nel testo, sia pure formulata in altri termini, la “re-migrazione”: si parla, infatti, di una “offensiva rimpatri”: alla polizia verrebbe data l’autorità di richiedere la detenzione temporanea o la custodia cautelare degli stranieri che devono lasciare il Paese, al fine di garantirne l’espulsione.
La pubblicazione del documento di intenti ha suscitato immediate reazioni politiche: pur da prospettive diverse, i partiti rimasti fuori dalla coalizione concordano nel definire insufficiente e deludente il programma della probabile coalizione nero-rossa. I verdi, la AfD e la Linke hanno espresso critiche su diversi aspetti del programma. I leader dei verdi, Franziska Brantner e Felix Banaszak, hanno definito sarcasticamente l’alleanza una “piccola coalizione”, attaccando la risicata maggioranza raggiunta da Cdu e Spd, e hanno accusato i due partiti di non affrontare i problemi strutturali del Paese, arrivando a mettere in dubbio l’accordo sul pacchetto delle misure da circa un miliardo di euro e il relativo indebitamento. Il pacchetto, che ancora deve essere votato dal “vecchio” Bundestag, dovrebbe essere modificato secondo le loro richieste, in particolare con misure sulla questione del global warming. I verdi alzano dunque il prezzo del loro eventuale voto favorevole, decisivo in quanto si tratta di una modifica costituzionale che necessita di una maggioranza qualificata. “Siamo più lontani da un accordo oggi di quanto non lo siamo stati negli ultimi giorni”, ha dichiarato Banaszak.
Secondo i portavoce di AfD, l’accordo sarebbe invece “miserabile”, tutto a firma socialdemocratica, e non interverrebbe sull’immigrazione con la durezza necessaria. La Linke ha espresso scetticismo e ha criticato il documento per motivi opposti, sostenendo che vada contro gli interessi della maggioranza dei cittadini. I dirigenti del partito hanno insistito sulla mancanza di attenzione a temi fondamentali come la casa, la salute e l’accessibilità ai beni primari, al diffondersi di nuove povertà che vengono ignorate, per la priorità data agli armamenti e alla difesa.
L’impressione che si ricava dalla lettura del documento è di una grande assunzione di rischi. Cdu e Spd hanno scelto di osare. Si gioca una partita “va banco!”, in cui certo ognuna delle due parti ha tirato la coperta dalla sua parte, ma che in ogni caso impressiona quanto a portata della scommessa in corso. Gli accordi finora raggiunti comportano rischi economici e di tenuta sociale. L’economista Veronika Grimm ha messo in guardia la Cdu e la Spd dal contrarre ingenti debiti per finanziare la spesa per la difesa: “Abbiamo effettivamente bisogno di un rapido aumento del bilancio della difesa. Ma senza riforme, questa è la strada verso l’abisso”. C’è inoltre bisogno di fare fronte a una spesa sociale che sta aumentando a un ritmo sempre più sostenuto, e che sarebbe comunque difficile frenare a causa dell’evoluzione demografica. È quindi una scommessa estremamente rischiosa quella di rinviare le riforme strutturali facendo unicamente debito. “Le possibilità che tutto vada bene sono scarse”, ha affermato l’economista. Più ottimista il “Financial Times”, che ritiene che la Germania potrebbe aumentare il proprio debito pubblico fino a duemila miliardi di euro, nei prossimi dieci anni, senza compromettere la crescita economica. Siamo comunque di fronte a uno spartiacque storico, e non solo per l’entità delle misure progettate: o il cavallo tedesco riprenderà veramente a correre, trainando con sé tutta l’Europa, o rischia di stramazzare al suolo sotto il peso dell’indebitamento.