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All’inizio alcuni bambini corrono tra le macerie, poi in blu e in rosso compare la didascalia Gaza 2025… What’s next? Lo scenario cambia: ci troviamo di fronte a una marina di lusso, tra palme e luminarie, in cui appare Elon Musk che mangia hummus. Le scene scorrono veloci: il lungomare con resort tirati a lucido, l’acqua cristallina, Donald Trump che balla con una donna seminuda dalle sembianze mediorientali, e poi la faccia del presidente che si trasforma in un palloncino d’oro nelle mani di un bambino – il tutto seguito dalla terribile insegna che recita: “Trump Gaza”. Nel finale, addirittura, si passa davanti al presidente degli Stati Uniti che, con Benjamin Netanyahu, sorseggia un cocktail a torso nudo. Ormai, purtroppo, l’abbiamo visto tutte e tutti. Ma cosa stiamo guardando?
In un primo momento, la si direbbe una parodia: il solito video prodotto con l’intelligenza artificiale, come quello che mostrava i vari “nemici” della scena pubblica italiana che si abbracciavano e baciavano sotto l’albero di Natale. Ma siamo di fronte a qualcosa di molto più inquietante, quasi un episodio della serie tv britannica Black Mirror. Il video, infatti, è stato pubblicato dal profilo di Trump sul “Truth Social”, il social network creato dalla Trump Media & Technology Group, ed è poi rimbalzato sul suo profilo di Instagram @realdonaldtrump.
Dato l’aspetto grottesco della rappresentazione, anche molti degli stessi sostenitori di Trump, hanno reagito negativamente. Soprattutto i cristiani, che evidenziano l’idolatria della scena in cui il 78enne alla guida degli Stati Uniti diviene una statua d’oro. “Solo uno merita la gloria e l’onore, signor presidente” – ha scritto un profilo nei commenti: “La statua è un simbolo dell’Anticristo, per favore umiliati davanti a Dio”. Altri utenti, al di là dell’aspetto religioso, hanno descritto il video come sick (“malato”) e trash (“immondizia”).
Ciò che al primo sguardo sembrerebbe un lugubre scherzo, è invece collegabile a un piano vero e proprio: la riviera del Medio Oriente, un progetto che, sterminando o deportando la popolazione civile locale, è volto a insediare a Gaza il modello delle città-grattacielo come Dubai. La sua proposta di “sviluppo immobiliare” per la Striscia altro non è che pulizia etnica e genocidio. Ricordiamo che i precedenti piani economici per Gaza sono stati soffocati da Israele che, dal 2007, ha imposto il blocco terreste, aereo e marittimo verso il territorio palestinese. È il gioco di distruggere per potere procedere alla ricostruzione.
Il futuro distopico, in cui l’attuale presidente statunitense diventerebbe il fiduciario di una parte della Palestina, fa seguito alle dichiarazioni di inizio febbraio. Durante un incontro alla Casa Bianca con il suo omologo israeliano, Trump aveva detto: “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della striscia di Gaza, faremo un buon lavoro”, aggiungendo che la sua amministrazione si sarebbe assunta la responsabilità di sgomberare edifici distrutti e smantellare “pericolose bombe inesplose”. Senza mai specificare, ovviamente, di chi fosse la responsabilità della presenza di ordigni sul territorio. Hamas ha prontamente condannato la proposta, definendola una “ricetta per creare caos e tensione nella regione”, e dichiarando che il popolo palestinese non permetterà che questi piani siano realizzati. È quasi superfluo ricordare che la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per Netanyahu per crimini di guerra.
Ciò a cui stiamo assistendo è, a dir poco, agghiacciante. Avevamo dato per scontata la democrazia liberale credendola infallibile, ma per disfarla dall’interno, avendo consenso e risorse a disposizione, sembra che non ci voglia molto. Scriveva Hannah Arendt: “Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista oppure il comunista convinto, ma le persone per le quali non c’è più differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso”. L’opera di mistificazione della realtà ha probabilmente come obiettivo il caos mediatico: mischiando fake news e frammenti di notizie reali, video da circo e dichiarazioni folli, non si riusciranno più a discernere le politiche effettive del tycoondalle idiozie sue e dei suoi amici. Parlare dell’annessione della Groenlandia e del Canada, cambiare il nome del Golfo del Messico, o lasciare intendere che sia stata l’Ucraina ad attaccare la Russia, sono tutte mosse studiate, parte di una tattica comunicativa che, volta alla notizia sensazionale, assurda, punta a rendere accettabili alcune misure impensabili fino a poco tempo fa. Per quanto sembri folle usare l’intelligenza artificiale per promuovere visioni surreali, meglio rischiare di essere deriso e, di conseguenza, sottovalutato da chi ancora si informa e ha a cuore la democrazia. Superare il limite e alzare l’asticella delle dichiarazioni, uscendo completamente dalla morfologia tradizionale del potere costituito, è uno schema voluto.
Mirare a confondere e a essere sottovalutati, del resto, è un metodo di attacco animale: alcuni pesci, come la lactoria cornuta, detta comunemente “pesce scatola”, hanno macchie che somigliano a occhi sulla coda per disorientare i predatori, che così attaccano la parte sbagliata del corpo. L’esitazione dà ai pesci il tempo di rilasciare una nuvola di potente tossina, che uccide in pochi secondi. In questo caso, però, di mezzo ci sono le vite di due milioni di gazawi, e la brutalità che emerge da queste scene è un affronto. Come ha detto Noam Chomsky, nel 2020, Trump è “il peggior criminale della storia”; se è così, nei prossimi quattro anni potremmo assistere a situazioni intollerabili, non puramente virtuali ma reali.