Mentre negli Stati Uniti, tra Trump e Musk, si andava a un riassetto dei destini del mondo, a Napoli un Pulcinella che si crede presidente, o un presidente che fa la parte del Pulcinella, metteva a posto le sue cose grazie a un inghippo che gli consentirebbe di ricandidarsi. Da Firenze un’altra maschera della commedia dell’arte gli faceva eco: “Bravo, ti do il mio appoggio, e anzi ti promuovo a potenziale federatore della combriccola centrista”. Che cosa hanno compreso questi personaggi della situazione in cui versa il Paese, l’Europa intera, sotto la minaccia, sempre più concreta, di una compressione delle libertà fondamentali con l’avanzata e il consolidamento dell’estrema destra? Le loro preoccupazioni di piccola bottega prevalgono su tutto il resto. Come farsi rieleggere nei posti che occupano: è il loro unico intendimento.
Non siamo dei fanatici del Partito democratico – i nostri lettori lo sanno –, ma davvero, in questo momento, come si potrebbe non stare dalla parte di Elly Schlein, che si trova a dover trattare con simili personaggi? Lei ce la sta mettendo tutta per cercare di formare una stabile coalizione di opposizione che si candidi alla guida del Paese: ma, da una parte e dall’altra, deve fare i conti con la volontà di protagonismo dei suoi incerti alleati (con l’esclusione dell’Alleanza verdi-sinistra, che si sta comportando bene).
Nella situazione attuale, alla vigilia di altri due passaggi elettorali regionali importanti, e in attesa che si sciolga almeno il nodo 5 Stelle, la segretaria potrebbe perfino prendersi una vacanza, visto che le cose che stanno accadendo sono completamente indipendenti dalla sua volontà. È una frana politica, che rischia a poco a poco di sommergerla. E riguarda anche il suo partito, quella componente interna nient’affatto minuscola, che, a una possibile vittoria elettorale contro le destre, antepone i propri calcoli: “meglio essere testa di alice che coda di cefalo”, si dice a Napoli.
Motti a parte, la segretaria ha fatto bene a tenere il punto: due mandati per le cariche monocratiche, cioè per le posizioni di sindaco e di presidente di Regione, sono più che sufficienti; e anzi – aggiungiamo noi – sono anche troppi, segno di quella torsione maggioritaria, nelle investiture elettive, a cui ci siamo sempre opposti. Il cacicco locale, che aspira magari a diventare un caudillo a partire da un territorio, è qualcosa che non ci va giù. Puoi essere Mandrake, anziché Pulcinella, ma a un certo punto ti devi ritirare. Elly fa un discorso anti-plebiscitario, schiettamente democratico, quando – a costo di perdere una Regione di più – ripete il suo “no”.