L’Ecri è la commissione del Consiglio d’Europa contro il razzismo e l’intolleranza: non stiamo quindi parlando della “burocrazia di Bruxelles”, invisa ai sovranisti, ma di un organismo indipendente, formato da esperti, che periodicamente esprime giudizi su come vanno le cose riguardo alle discriminazioni nei vari Paesi europei. Nel suo ultimo rapporto sull’Italia, il passaggio che ha fatto arrabbiare il governo – al cui interno sarebbe difficile non segnalare la presenza di personaggi che non abbiano qualcosa a che fare con l’intolleranza, e che ha spinto perfino il presidente Mattarella a un intervento a nostro avviso inopportuno – è il seguente: “Ci sono numerose testimonianze di profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira soprattutto i rom e le persone di origine africana”. E nel brano immediatamente precedente si legge: “Molti rom risiedono ancora in insediamenti formali e informali spesso privi di servizi di base e situati nelle periferie delle città con accesso limitato ai trasporti pubblici. Inoltre, continuano gli sgomberi forzati di rom in violazione delle norme internazionali”.
Insomma, la Repubblica italiana può dire di avere la coscienza a posto per quanto concerne i rom e gli africani? E possono dire di averla le forze di polizia, che – a quanto pare – sono dedite a “schedature” (è il vecchio termine per “profilazioni”) proprio di rom e di africani?
Noi sappiamo che a Verona diciotto agenti sono finiti sotto processo, l’estate scorsa, per pestaggi e torture ai danni di malcapitati. Sappiamo che pochi giorni fa, ancora a Verona, un nero originario del Mali, agitato e aggressivo finché si vuole, è stato fatto fuori con una pistolettata da un agente della Polfer, che si è sentito legittimato a ucciderlo. E dov’era il taser elettrico, lo strumento tanto decantato e spesso usato senza motivo, che immobilizza il soggetto senza ammazzarlo?
Sappiamo inoltre – sono notizie che arrivano dalle scuole – che il fenomeno del “bullismo” è rivolto principalmente contro ragazzi e ragazze che mostrano orientamenti di genere diversi da quelli considerati ortodossi dalla maggioranza; sappiamo che un alto funzionario del ministero della Cultura, da poco nominato, ha dovuto lasciare per via di una campagna d’odio orchestrata all’interno delle forze politiche che sostengono il governo, nei confronti delle sue scelte sessuali.
Sappiamo tutte queste cose, e vediamo quotidianamente, nelle stazioni ferroviarie e della metro, controlli di polizia che riguardano soltanto quelle persone che hanno un’aria da immigrato o la pelle scura. Sappiamo anche che in un Paese come la Francia, che negli anni scorsi ha subito gravissimi atti di terrorismo di matrice islamista, già molto prima che questi atti avvenissero bastava avere le sembianze di un maghrebino per essere sottoposti a una serie di controlli fuori misura.
Il razzismo e l’intolleranza sono realtà ben vive in Europa. Dovremmo semplicemente ringraziare l’Ecri che monitora le discriminazioni, spingendo così un’opinione pubblica avvertita a intervenire sui propri governi al fine di porre rimedio a ciò che non va. Invece in Italia si è scelto di fare l’opposto, purtroppo anche con l’allineamento di Mattarella: a fronte di una polizia, di cui pure sono noti i casi di “sbandamento” (chiamiamoli così), invece di ringraziare, ci si indigna perché l’Ecri si è sentita in dovere di stendere un rapporto non accondiscendente. A quando la proposta di un’uscita dell’Italia dal Consiglio d’Europa?
Post scriptum – Sembra che la risposta a “perché non il taser?” stia nel fatto che solo alcuni agenti hanno ricevuto l’addestramento necessario a usarlo. Così, se impazzisco e aggredisco un poliziotto, è una questione di fortuna se mi becco un colpo di pistola o vengo immobilizzato. Sui muri delle città, una prossima “pubblicità progresso” dovrebbe recitare così: “Pazzi, scegliete con cura il vostro poliziotto!”.