La grottesca vicenda dell’ex ministro Sangiuliano, ora anche indagato dalla magistratura al fine di appurarne eventuali reati, la dice lunga sull’impasto postfascista e postberlusconiano che caratterizza il personale politico dell’attuale governo. Mentre, tentando di emulare un Gramsci letto sommariamente, si vorrebbe dare vita a un’“egemonia culturale” di destra (senza rendersi conto che l’espressione è di per sé ridondante, perché nel termine “egemonia” in senso gramsciano è già compresa una componente culturale), ci si dedica piuttosto a pratiche di potere che fanno dell’eros una dimensione stregata, in linea con la più classica ossessione del fondatore di Mediaset. Questi – lo si ricorderà – si era costruito una specie di harem basato sulla prostituzione, e fu la sua privata “perversione” a riflettersi sulla stessa figura pubblica, contribuendo a determinarne la (sia pure relativa) caduta.
Per parte sua Sangiuliano, a quanto sembra più modestamente, confondeva la funzione di ministro della Repubblica con quella di amante o forse semplice corteggiatore di una signora mediante promesse di incarichi e offerte di favori. Un décalage rispetto a Berlusconi – ma la logica, nel complesso, è la stessa. È il potere, quando non direttamente il denaro, che diventa merce di scambio per ottenere qualcosa che – secondo i principi spesso traditi della libertà erotica – sarebbe il contrario di ogni potere e di ogni denaro. Nulla di cui stupirsi, senza dubbio. Ma è rimarchevole il fatto che l’inconsistenza del personaggio, che pure avrebbe voluto presentarsi come uomo di cultura, ha finito col condurlo in quel vicolo cieco in fondo al quale ha trovato la fiera e testarda opposizione di una donna.
È qui che l’impasto postfascista e postberlusconiano, tipico del governo in carica, palesa la sua debolezza. È una donna un po’ arrivista – ma soprattutto attrezzata con i mezzi tecnologici odierni resi disponibili a chiunque, dallo smartphone collegato a Internet agli occhiali che permettono delle riprese video – che ha costretto un ministro alle dimissioni. I tempi stanno cambiando: i comportamenti basati sulla subordinazione femminile alle promesse maschili, anche quelle non mantenute, mostrano la corda. Per realizzare un’egemonia a tutto tondo – cioè qualcosa che va ben oltre il semplice rapporto di potere, perché implica un consenso e, in certi casi, anche l’acquiescenza da parte dei dominati – si dovrebbe cominciare con l’inventarsi qualcosa di diverso dalla broda culturale e politica in cui ancora sguazzano gli uomini del primo governo retto da una donna.