La Spagna come l’America latina? Il paragone può sembrare forzato, perché a Madrid non si corrono più di tanto rischi di degenerazione violenta dello scontro politico. E Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito popolare, non è ancora Jair Bolsonaro, capo della destra brasiliana. Ma questa volta il naturale conflitto tra le due principali forze politiche del Paese è diventato “un’altra cosa”; e il tentativo di cacciare il socialista Pedro Sánchez dal Palazzo della Moncloa non si discosta granché da un golpe, sia pure in salsa europea.
Con quello stesso coraggio che non gli è mancato in altre occasioni (vedi qui e qui ), il premier spagnolo è riuscito a respingere questo nuovo attacco evitando una crisi di governo che avrebbe portato a rischiose elezioni anticipate. Negli ultimi giorni, si è assistito alla denuncia dello pseudo-sindacato Manos Limpias (“Mani Pulite”) – il cui operato a tutto assomiglia tranne che a quello di un normale organismo sindacale –, collocabile nell’area dell’estrema destra, contro la moglie del leader socialista, accusata di corruzione e traffico di influenze. Si è profilata così una sua possibile iscrizione nel registro degli indagati. Un evento che aveva spinto Sánchez a prendersi una pausa di riflessione per capire se doveva rassegnare le dimissioni o meno.
Forte anche di una dichiarazione dei giudici che tenderebbero ad archiviare la denuncia in assenza di prove, e soprattutto delle grandi manifestazioni di solidarietà, da parte di migliaia di cittadini e cittadine, davanti al comitato federale del suo partito, al Congresso dei deputati e nelle piazze del Paese, il premier decideva di restare in sella, respingendo così l’ennesimo attacco proveniente da una destra sempre più becera. L’imbarbarimento della politica di Pp e Vox non è una novità: in questo assomiglia a quella brasiliana che mise fuori gioco, con il carcere, l’attuale presidente Lula. Nel passato, a fare le spese di una battaglia condotta attraverso una macchina del fango avallata da una magistratura al servizio della destra, fu l’ex leader di Podemos, Pablo Iglesias; mentre più di recente sono stati gli indipendentisti catalani – indispensabili per la sopravvivenza dell’esecutivo di sinistra – a essere accusati di terrorismo e quant’altro. Un contesto che vede i popolari – i quali, pur non nascondendo, in alcuni dei settori più reazionari, una nostalgia per il franchismo, hanno sempre cercato di mantenere un atteggiamento moderato – sposare questi metodi non convenzionali di confronto politico.
Manos Limpias è stato fondato nel 1995 dal neofranchista Miguel Bernard – un esponente dell’estrema destra vicino a Vox e al suo leader Santiago Abuscal –, che più volte, in trent’anni di attività, ha tentato di destabilizzare la sinistra con operazioni di discredito fondate sul nulla. Quanto basta, però, per creare caos e insinuare il germe del dubbio nella testa degli elettori e delle elettrici. Omofobi e razzisti, gli esponenti di questo organismo ai confini della legalità presero di mira anche il giudice Garzón, noto per le sue indagini contro i crimini franchisti e contro l’ex dittatore cileno Augusto Pinochet. Nel curriculum di Bernard non manca neppure un’attività paramafiosa, messa in atto in particolare contro alcune aziende. Si esigeva di fatto il pagamento di un “pizzo”, senza il quale sarebbe scattata una delle tante macchine del fango. Il tutto con l’indulgenza della magistratura, che lo ha sempre assolto dalle gravi accuse.
Sánchez è costretto quindi a confrontarsi con nemici certamente non convenzionali e senza scrupoli, che non esitano a utilizzare metodi barbarici per tornare al potere, cercando di far dimenticare gli ottimi risultati economici che il governo spagnolo ha raggiunto lo scorso anno: il Pil è infatti cresciuto del 2,5% rispetto all’anno precedente, come riporta l’Instituto nacional de estadística, battendo l’Italia, la Francia e la Germania, che hanno guadagnato rispettivamente lo 0,7%, lo 0,9%, mentre Berlino ha ceduto lo 0,3%. Nel 2023, ci sono stati ben 783mila nuovi posti di lavoro, con una disoccupazione scesa sotto la soglia dei tre milioni e con i contratti a termine passati dal 30 al 14%. E la lista dei buoni risultati potrebbe continuare. Malgrado ciò, le previsioni per le prossime europee vedono, ancora una volta, i popolari in vantaggio sui socialisti e Vox su Sumar (il raggruppamento della sinistra radicale). Anche se Sánchez non si farà certo intimidire da un’eventuale sconfitta, va considerato che nel futuro potrebbero contare ancora di più le menzogne, e il mefitico vento neofascista e nazionalista che spira in tutta Europa, per cercare di battere una sinistra una volta tanto degna del nome.