Qualcuno deve avere calunniato il sindaco Bucci: fatto sta che due dei suoi prediletti giocattoli urbani – la funivia tra la Stazione Marittima e il Forte Begato, che dovrebbe sorvolare il popoloso e popolare quartiere del Lagaccio con possenti piloni alti settanta metri, e il progetto di metropolitana leggera in Valbisagno, Skymetro (vedi qui) – si trovano entrambi in una impasse che non pare destinata a risolversi rapidamente. Il primo, fatto già oggetto di due ricorsi al Tar, presentati dal comitato “No funivia. Con i piedi per terra”, ha subito un’ulteriore frenata per le consistenti note critiche mosse dalla Soprintendenza alle Belle Arti di Genova, che ha previsto in sede di conferenza dei servizi il ripensamento del progetto in termini di numero delle stazioni e dei piloni: il che renderà necessaria una modifica sostanziale di quanto finora previsto. Si attende, inoltre, l’esito dei due ricorsi già presentati dagli abitanti del quartiere, estremamente preoccupati per l’eventuale avvio dei lavori e in uno stato di agitazione permanente con molto partecipate manifestazioni.
Il secondo giocattolone è stato bloccato a Roma, in sede di Consiglio superiore dei lavori pubblici. L’analisi del progetto, da parte degli ingegneri del ministero delle Infrastrutture, è stata attenta e il giudizio severo. La relazione prodotta è un lungo elenco di criticità, a iniziare da quelle riguardanti dimensioni, rigidità, caratteristiche della progettazione stessa, per non parlare di singoli aspetti, come la sicurezza del ponte che dovrebbe attraversare il torrente Bisagno, giudicato a rischio e troppo inclinato. Ben cinque pagine di notazioni critiche, in cui viene ritornato al Comune di Genova il parere richiesto in merito allo Skymetro.
Il documento è del 23 novembre ed è allegato al fascicolo della valutazione di impatto ambientale. Si sottolinea come il progetto sia largamente incompleto, dato che mancano i dettagli delle parti riguardanti appunto il previsto ponte e l’impatto sugli edifici circostanti; e i tecnici del ministero elencano anche le altre principali criticità emerse: dalla superficialità con cui è stata affrontata la questione costi-benefici, in cui non sarebbero state prese in considerazione le esternalità negative derivanti dall’impatto delle fasi di cantiere. Altrettanto lacunose appaiono le parti trasportistiche, come peraltro aveva da tempo denunciato anche il comitato “Opposizione Skymetro. Valbisagno sostenibile”, che aveva fatto rilevare come fosse mancata, fin dall’inizio, un’analisi preliminare delle necessità di trasporto pubblico per la Val Bisagno. Un’analisi correttamente condotta avrebbe dovuto valutare un ventaglio di possibilità, sia in termini di percorso sia in quelli di tipologia modale (autobus, filobus, tram, metropolitana…), in relazione alla domanda di trasporto e al tipo di territorio interessato dall’opera.
Nella relazione del ministero delle Infrastrutture, il punto più inquietante riguarda, in ogni caso, la questione delle fondazioni e gli aspetti geologici e idrogeologici ad esse relativi. La criticità individuata dai tecnici è sostanziale, e viene denunciata senza mezzi termini: si tratta della “scelta del tracciato proprio a ridosso della sponda del fiume Bisagno”, per cui il progetto necessita di “perforazioni a carotaggio continuo” in corrispondenza di ogni pila che dovrebbe andare a supportare lo Skymetro. Anche su questo aspetto gli ingegneri del ministero sposano le critiche espresse dal comitato “Opposizione Skymetro”, che in un suo documento ufficiale già segnalava come sarebbero necessari “oltre duecento piloni, per cui oltre duecento cantieri, che saranno più ampi del marciapiede (…), oltre duecento punti in cui l’argine del Bisagno (che è sotto il marciapiede ed è ampio) verrà distrutto e ricostruito dai piloni (…). Ma con quali aggiustamenti, con quali ingombri? Con quali garanzie rispetto a eventuali eventi alluvionali e alle leggi che tutelano il bacino?”.
Le oltre seimila pagine del progetto non danno risposte al riguardo. Detto in altri termini, il ministero vuole sapere cosa accadrebbe al tracciato dello Skymetro se, in caso di una eventuale piena del torrente Bisagno, gli scolmatori previsti non fossero ancora stati realizzati o non fossero funzionanti. Sono stati contestati anche gli aspetti acustici, che renderebbero dura la vita agli abitanti del quartiere per tutto il periodo dei lavori.
Per ora, però, il colpo ricevuto da Roma è stato assorbito con una certa indifferenza: il progetto a livello regionale va avanti. Come ha fatto rilevare Luca Garibaldi, capogruppo Pd in Regione, “ci troviamo nell’assurda situazione per cui da un lato il ministero, con il Consiglio superiore dei lavori pubblici, sostiene che il progetto non può essere valutato perché troppo carente, mentre la Regione lo sta facendo, anche in assenza del progetto definitivo”.
Il sindaco Bucci insiste per andare avanti, e il presidente della Regione Toti si adegua; ma il risultato è una curiosa mescolanza tra arroganza e ottusa caparbietà, in spregio alle regole e alla partecipazione dei cittadini, di cui non pare curarsi nessuno. Per tenere in piedi il progetto, la Regione ha cambiato le regole in corso d’opera: prima ha concesso una discussa autorizzazione a costruire sugli argini del Bisagno, poi, visti i ritardi e gli intoppi che continuamente nascono, ha cambiato la legge per permettere di far fare – in fretta e furia – la valutazione d’impatto ambientale, anche in assenza del progetto definitivo. Non pare, però, che cambiare di corsa le carte in tavola, alla luce delle criticità messe in evidenza dal ministero, porti da qualche parte, se non a un aumento della confusione.
La “giunta del fare” si sta così trasformando nella “giunta del fare a tutti i costi”, mentre segnali preoccupanti arrivano anche dal mega-progetto della nuova diga foranea, per cui sono emersi problemi relativi al cono aeroportuale, che confliggerebbe con la nuova realizzazione. Gli ambientalisti aspettano il progetto definitivo per presentare, anche in questo caso, ricorso al Tar.
Tirando le somme, quello che altrove abbiamo definito “l’affaccendarsi inoperoso” (vedi qui) della giunta comunale e della Regione pare arrivato al capolinea. Non si possono affastellare progetti mediocri che risultano carenti, sotto molti aspetti di buona prassi di progettazione urbanistica, elaborati senza una valutazione ex ante del loro impatto sul tessuto urbano e sociale in cui vengono realizzati, spesso in barba all’opposizione dei cittadini, senza una definizione, sia pure minima, degli obiettivi e dei risultati attesi. Bucci e Toti sono apprendisti stregoni che giocano a fare i Robert Moses, il power broker che, nel bene come nel male, cambiò il volto di New York tra gli anni Quaranta e i Sessanta, senza peraltro averne né la visione utopica modernista né la cupa grandezza.