La “contro-finanziaria” presentata da “Sbilanciamoci!” – promossa da una cinquantina di associazioni della società civile, reti ed enti del Terzo settore impegnati da anni (nasce nel 1999, e la prima contro-manovra risale al 2000) nell’elaborazione di proposte di politica economica e fiscale alternative – è ancora una volta un’altra cosa rispetto alle scelte sull’utilizzo delle risorse pubbliche alle quali siamo abituati, e che ormai sembrano “oggettive” e immodificabili. “Sbilanciamoci!”, facendo fede al significato del suo stesso nome, propone un approccio completamente diverso al problema della gestione delle risorse pubbliche e del controllo del debito. Si tratta, in sostanza, di una vera e propria legge di Bilancio alternativa descritta dai detrattori come “il libro dei sogni”, ma che in realtà – anche dal punto di vista tecnico – si potrebbe realizzare concretamente se solo ci fossero le volontà politiche. Tutte le proposte sono dotate di copertura finanziaria.
Meloni e Giorgetti bocciati
Il presupposto è la critica al governo di destra (ma “Sbilanciamoci!”, negli anni passati, non si è mai risparmiata critiche anche ai governi “amici”). “Quella per il 2024 è una legge sbagliata e inadeguata, che non dà risposte al Paese, soprattutto alla sua parte più esposta al disagio economico, ai poveri, ai precari, a chi è senza lavoro”, spiega Giulio Marcon, portavoce di “Sbilanciamoci!”. La prova? La crescita che deriverà dalla manovra sarà pari allo 0,2% mentre un +0,9% dovrebbe arrivare dall’attuazione del Pnrr. Secondo l’esecutivo, il prossimo anno il Pil crescerà dell’1,2%, ma questa previsione viene contestata dalle principali istituzioni internazionali per le quali, al più, raggiungerà lo 0,7%. Se, come probabile, la previsione di Giorgetti si rivelerà sovradimensionata, l’Italia dovrà scontare un deficit assai più alto del previsto.
Un’altra strada
La contro-manovra si compone di ottantaquattro proposte specifiche e dettagliate per una manovra complessiva di oltre quarantasei miliardi di euro, senza nessun ulteriore peso sui conti pubblici. Le associazioni della campagna sostengono che la legge di Bilancio del governo Meloni, già a partire dalle politiche fiscali, favorisce l’evasione delle tasse e regala nuovi benefici ai già privilegiati, aumentando al tempo stesso le spese militari, introducendo odiosi tagli ai fondi alla sanità e al welfare, mentre criminalizza i migranti, batosta i poveri e non introduce alcuna norma per la lotta alle diseguaglianze e ai cambiamenti climatici. L’unica novità dal fronte del governo (si fa per dire) è ancora una volta il sempreverde, costosissimo e inutile ponte sullo Stretto. Le proposte di “Sbilanciamoci!” sono al contrario indirizzate verso “un modello di sviluppo diverso, sostenibile e di qualità, fondato sul benessere e l’interesse collettivo e non sull’interesse privato, sui diritti e non sui privilegi, sul lavoro e non sulla precarietà, sulla transizione ecologica e non sull’energia fossile, sul disarmo e non sulla guerra”.
Esiste una nuova politica economica
Il presupposto teorico è chiaro: i conti pubblici potrebbero non essere insostenibili, ma con questo sistema fiscale e contributivo la pubblica amministrazione rischia di diventare inadeguata per consentire una vita dignitosa. Il rischio è che si realizzi quella crisi fiscale dello Stato, che tanti economisti hanno previsto, e che si vada incontro a un default del sistema previdenziale. “La pubblica amministrazione – scrivono gli autori della contro-finanziaria – con l’attuale tendenza della popolazione (all’invecchiamento, ndr), senza una quota di immigrati sufficiente per migliorare il dividendo demografico, senza una crescita del Pil almeno pari alla media dei Paesi europei, e senza una profonda rivisitazione dei presupposti di imposta, è condannata all’ininfluenza. I modelli utilizzati per valutare la sostenibilità della spesa pubblica e previdenziale, ma possiamo allargare l’orizzonte alla spesa sanitaria e scolastica, hanno tanti errori di impostazione, ma l’esito di queste proiezioni non sarebbe poi tanto diverso se utilizzassimo modelli economici più puntuali; bassa crescita, dividendo demografico insostenibile, pubblica amministrazione da ripensare radicalmente sia dal lato delle entrate sia dal lato della spesa, sono l’alfa e l’omega di un piano programmatico che dovrebbe coinvolgere l’intero Paese”.
Fisco, cadono i tabù
Durante la conferenza stampa di presentazione della contro-finanziaria per il 2024, Misha Maslennikov di Oxfam ha illustrato le proposte della campagna “Tax The Rich”, utilizzate anche per individuare le “poste” della contro-finanziaria. Tra Oxfam e “Sbilanciamoci!”c’è una collaborazione stretta sul tema fiscale, tanto che “Sbilanciamoci!” ha ceduto il logo anche a Oxfam per la campagna internazionale sulle tasse ai super-ricchi. L’impianto delle proposte fiscali delle due organizzazioni è sovrapponibile: aumentare il grado di progressività del nostro sistema fiscale, alzare l’aliquota sulle rendite, irrobustire la tassazione sulle transazioni finanziarie, aumentare le imposte di successione. “Ma soprattutto – spiega Maslennikov – si tratta di ricostruire lo stato patrimoniale dei cittadini, intesi come famiglie e come singoli, per aumentare il prelievo sui grandi patrimoni, quelli dello 0,1% della popolazione, recuperando anche i patrimoni nascosti nei trust o in quote azionarie di società estere. I nostri sondaggi dicono che i cittadini non sono spaventati da queste proposte e abbiamo lanciato una raccolta di firme, perciò saranno loro stessi a dover sostenere la tassazione dei grandi patrimoni”.
Quello che si potrebbe fare
Innanzitutto una patrimoniale per i grandi patrimoni: “Sopra il milione di euro l’imposta minima che proponiamo è dello 0,5%, per aumentare progressivamente fino al 2% per i patrimoni sopra i 500 milioni di euro. Le entrate complessive per le casse statali ammonterebbero a 24 miliardi di euro”. Poi un aumento della aliquota sulle rendite finanziarie portandola dal 26 al 30% (+ 500milioni). Sempre pensando ai grandi patrimoni, si propone di aumentare un po’ la tassa di successione per i patrimoni sopra il milione di euro. Ma, soprattutto, è l’ipotizzata riforma dell’Irpef che proprio non va: “Noi proponiamo tre nuovi scaglioni (con aliquote più alte) per i redditi che superano di almeno cinque volte il reddito medio dichiarato in sede Irpef. Tra i 100 e i 200.000 euro del 45%, tra i 200 e i 300.000 del 50% e sopra i 300.000 del 55%. In questo modo si originerebbe un gettito maggiore di 2,8 miliardi di euro”. Da qui arriverebbero quasi tre miliardi.
Scuola e università, guardando al futuro
“Le proposte sono nette e chiare – ha scritto Roberta Lisi su “Collettiva.it”, parlando della conferenza stampa di presentazione della contro-finanziaria – più fondi per il diritto allo studio, finanziamento per i trasporti di studenti e studentesse, un miliardo per la ristrutturazione dell’edilizia scolastica e 300 milioni per implementare il fondo per l’autonomia scolastica. E per l’università servirebbero ulteriori 750 milioni per aumentare i posti letto negli studentati e 93 per incrementare il fondo affitti, un miliardo e mezzo per la manutenzione delle università e altri 750 per abbattere il numero programmato”.
Un welfare “ricoverato”
Anche e soprattutto nel campo dello Stato sociale è questione di scelte politiche. Nella contro-manovra si stanziano sei miliardi per portare il fondo sanitario nazionale a 140 miliardi per il 2024 e lanciare un piano di assunzioni. Si propone di incentivare l’assistenza domiciliare con: “577 milioni di euro nel secondo semestre del 2024, 1.456 milioni nel 2025 e 1.516 milioni a partire dal 2026, suddivisi tra sanità e sociale”. Per quanto riguarda poi la non autosufficienza, si propone di innalzare l’indennità di accompagnamento graduandola, a seconda dei bisogni, da 750 a 1.500 euro, l’istituzione di un fondo per la non autosufficienza, con una dotazione di 850 euro a partire dal 2024. Si propone di stanziare trecento milioni per il fondo affitti e duecentocinquanta per il fondo morosità incolpevole e un miliardo per l’attuazione del programma nazionale di edilizia residenziale pubblica. Infine, ma non per ultimo, “Sbilanciamoci!” propone di rifinanziare il reddito di cittadinanza con tre miliardi, istituendo contemporaneamente un tavolo con sindacati e associazioni: “Per delineare i cambiamenti necessari per dare ancora più efficacia alla norma sul reddito di cittadinanza potenziandone l’impatto nella lotta alla povertà”.
Dimezzare l’uso di fonti fossili
Nel 2021, in Italia, i Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) ammontavano ancora a circa 22,4 miliardi di euro, di cui ben 14,5 miliardi destinati alle fonti fossili (Ffs). La proposta di “Sbilanciamoci!” prevede, in linea con l’impegno preso nel G7, l’eliminazione del 50% annuo delle risorse destinate a Ffs, per un risparmio pari a circa sette miliardi, da destinarsi alla costituzione di fondi per il Carbonio Zero, supporto alla costituzione di Cer solidali e per la riduzione della mobility poverty. L’altra proposta è l’istituzione, presso il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, un fondo per il Carbonio Zero con una dotazione di cinque miliardi di euro a valere sulle risorse ricavate dalla equivalente riduzione dei sussidi ai combustibili fossili, così come individuati nel quinto Catalogo dei Sad e dei Saf, per sovvenzionare fonti rinnovabili, efficienza energetica e mobilità elettrica, nonché per interventi a sostegno di imprese e lavoratori operanti nei settori ai quali sono stati tolti Sad, onde favorirne la riconversione.
Invece di fare il ponte…
“Sbilanciamoci!” chiede di azzerare tutte le norme che stanno portando al rilancio di un’opera non sostenibile dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale, e chiede l’istituzione di un fondo per finanziare un programma di opere pubbliche piccole e medie utili per il Paese, nonché per realizzare la rete nazionale di distribuzione delle colonnine per la ricarica elettrica. Nello specifico – si legge nella contro-finanziaria – si propone uno stanziamento decennale complessivo di 11,6 miliardi di euro, a partire dal 2024, per la messa in sicurezza, l’ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture esistenti, in particolare al Sud, investendo sulle ferrovie al servizio dei pendolari, sulla rete stradale Anas e provinciale, sull’infrastrutturazione elettrica, sulle tramvie e le metropolitane nelle aree urbane, sulle infrastrutture per la mobilità dolce e sulla realizzazione della logistica per favorire l’interscambio modale. La copertura economica di questa proposta può essere interamente assicurata dallo storno dei 780 milioni previsti nel 2024, prima tranche degli 11,6 miliardi di euro, destinati il prossimo anno per l’avvio dei cantieri e la realizzazione, entro il 2032, del ponte sullo Stretto di Messina.
Riconversione dell’industria bellica
Nella contro-manovra per il prossimo anno ricompare un antico obiettivo della sinistra: la riconversione delle industrie che producono armi in industrie che producano beni civili. “Sbilanciamoci!” chiede infatti di prevedere una legge nazionale per la riconversione dell’industria militare e dei distretti con produzione militare (costo: 200 milioni di euro). Nello stesso tempo, si dovrebbe attivare la valorizzazione territoriale liberata da servitù militare con una selezione di venti servitù militari da riconvertire per progetti di sviluppo locale in territori colpiti da crisi, con l’obiettivo di creare reddito, occupazione e sviluppo in settori strategici. L’altra proposta riguarda un incremento di almeno 290 milioni di euro sul capitolo del servizio civile per confermare, come minimo, la possibilità di svolgere il servizio a sessantamila ragazzi e ragazze. Per la cooperazione allo sviluppo si dovrebbero impegnare almeno 1,5 miliardi di euro.