Niente “carne sintetica”, ovvero prodotta in laboratorio. L’Italia si oppone a ogni novità alimentare, difendendo la sovranità, e il governo di Giorgia Meloni vuole anche dettare la linea in Europa bloccando la ricerca, che in questo settore sta facendo progressi velocissimi in altri Paesi a partire della Cina. Da noi si alza un muro. In parlamento è passato infatti il disegno di legge Lollobrigida-Schillaci, che vieta in Italia la carne coltivata (per ora non autorizzata dalla Ue), e nel frattempo introduce il divieto di utilizzare il termine “carne” per i prodotti a base vegetale che ormai possiamo acquistare in tutti i supermercati, oltre che nei negozi specializzati tipo “Natura Sì”, che per i prezzi non sono ancora alla portata di tutti. Ma la notizia di oggi, più che la pietanza, riguarda il contorno. Davanti a Palazzo Chigi, in una piazza Colonna presidiata dalla Coldiretti, organizzazione degli agricoltori e allevatori con posizioni dichiaratamente di destra, si sono infatti viste due scene opposte. Da una parte, l’ovazione al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, osannato come il leader della rivolta contro la carne da laboratorio. Dall’altra, i fischi e l’aggressione quasi fisica (è intervenuta la polizia) del presidente di Coldiretti Prandini contro il parlamentare di +Europa, Benedetto Della Vedova che, con i suoi, sta conducendo invece la battaglia opposta: lo sviluppo della ricerca e poi della produzione della carne da laboratorio (gli esperti dicono che il termine “sintetico” non è scientificamente corretto).
A favore del provvedimento ha votato il governo, contro le opposizioni (il Partito democratico si è astenuto): con 159 favorevoli in totale. Molto duro il commento di Della Vedova, ex radicale. Il parlamento ha votato una legge antiscientifica – ha detto – meravigliandosi del fatto che il disegno di legge porti in calce anche la firma del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che pure dovrebbe rappresentare non solo la visione scientifica ma essere consapevole che questo tipo di procedure sono già in uso nella moderna medicina. Parole senza fronzoli, quelle di Della Vedova: “Esportate cultura reazionaria in Europa. Non solo, l’Italia ha cervelli, talenti, ricerca scientifica che state tarpando puntando sulla paura”. Dopo l’aggressione subita, Della Vedova ha anche annunciato che sporgerà querela. “Che il presidente della più grande associazione sindacale italiana degli agricoltori si senta legittimato ad aggredire un parlamentare della Repubblica per le parole che ha pronunciato a Montecitorio è di una gravità assoluta”.
Anche dall’Alleanza verdi-sinistra un appoggio a Della Vedova e compagni. Per Eleonora Evi, la Coldiretti e gli esponenti di governo favorevoli alla legge contro la carne da laboratorio si basano su vere e proprie menzogne e fake news. La bufala (visto che parliamo di carne ci sta) più grossa riguarda, per esempio, l’uso degli antibiotici – e quindi il conseguente rischio per i consumatori. Secondo Lollobrigida e la Coldiretti, produrre carne sintetica aumenterebbe l’uso degli antibiotici dannosi per la salute. Secondo i fautori della sperimentazione succederebbe l’esatto contrario,perché gli antibiotici si usano (e ce li mangiamo) soprattutto con l’allevamento intensivo attuale.
Le chiacchiere stanno quindi a zero, e si tratterà di fare chiarezza soprattutto sul linguaggio (quello della destra è pura propaganda) e sulle caratteristiche reali di queste nuove forme di produzione che fanno paura perché, in una prospettiva lunga, mettono a rischio l’agricoltura e l’allevamento che abbiamo conosciuto e praticato dalla notte dei tempi. Gli esperti spiegano che, quando si parla di carne “sintetica”, si vuole utilizzare un termine del tutto opposto al concetto di “naturale”, assimilandola di conseguenza a un prodotto da laboratorio, quindi molto lontano dalla carne così come la intendiamo. Sempre dagli esperti della materia (ma in Italia sta trionfando l’ignoranza), apprendiamo che il termine “sintetico” è errato, non corrisponde alla realtà. “Il processo di produzione è un classico processo di fermentazione – leggiamo su “Salvagente”– dove, a partire da cellule staminali muscolari di pollo o di suino messe in un bioreattore e alimentate con i classici nutrienti (proteine, lipidi, vitamine ecc.), si ottengono quantità di cellule muscolari ad libitum. In due mesi, si raggiungono anche 50.000 tonnellate di prodotto; considerando che un suino da carne può pesare anche 150 kg, dalla coltivazione della carne si ottiene carne pari a circa 300.000 suini al netto di scarti e parti non edibili”. La fermentazione è nota fin dal tempo degli Egizi per produrre vino, birra, prodotti lievitati, sfruttando l’abilità biochimica dei lieviti di creare dei prodotti ottimi per le nostre tavole.
La realtà sembra dunque molto lontana da quello che ci vorrebbero far credere Lollobrigida e Prandini. La carne “coltivata” non usa processi di sintesi né tantomeno alambicchi, provette o paioli fumanti in stile “strega Amelia” di Disney. Non c’è nessuna manipolazione del Dna, o uso di tecniche misteriose. Semplicemente, si permette a cellule totipotenti, come lo sono le staminali, di diventare cellule muscolari del tutto identiche tra loro. E utilizzando per la loro crescita dei nutrienti, per esempio, ricavati dai sottoprodotti delle altre filiere ci sarebbe un basso costo e un’ulteriore riduzione dell’impatto ambientale.
Per quanto riguarda gli antibiotici la situazione è chiara. L’attuale eccesso di antibiotici nella zootecnia conduce alla antibiotico-resistenza, che potrebbe causare future pandemie batteriche. Anche più pericolose, dicono i ricercatori, di quelle virali. Nella carne “coltivata” gli antibiotici sono utilizzati nella fase di trasporto, stoccaggio e di avvio del fermentatore per proteggere le staminali da batteri, che si svilupperebbero insieme alla stessa carne. Una volta che la fermentazione è avanzata il loro uso tende a ridursi, le fibre muscolari ottenute sono dilavate e il rischio legato agli antibiotici sarà inferiore.
I fautori della carne di laboratorio (abbiamo visto interessanti trasmissioni televisive d’inchiesta su questo, ad esempio ‘Indovina chi viene a cena’ di Sabrina Giannini su Rai tre e le inchieste di Iacona) sostengono che un uso planetario della carne “coltivata” ridurrebbe fino al 92% le emissioni di gas serra, risparmieremmo il 78% di acqua e il 95% del suolo. Ma oltre alle questioni scientifiche in ballo, ci sono pesantissime questioni economiche. Potrebbe essere, quello sull’alimentazione e l’uso dell’acqua, il vero conflitto del futuro, come “terzogiornale” ha già scritto parlando del libro di Vincenzo Comito sulla nuova rivoluzione industriale (vedi qui). E non ci sono ovviamente solo i grandi scenari mondiali, ci sono questioni e problemi economici e culturali che riguardano anche i nostri confini domestici, come la sceneggiata davanti a Palazzo Chigi ci ha mostrato chiaramente. La questione si potrebbe sintetizzare così. Oggi un’alimentazione sana basata su criteri scientifici e dietetici è spesso appannaggio solo delle classi più ricche della popolazione. I buoni alimenti “naturali”, biologici, costano e non sono ancora alla portata di tutti. E anche i futuri prodotti di laboratorio avranno presumibilmente prezzi più alti della carne a poco prezzo (ma che ci mangiamo?) che troviamo in certi supermercati a basso costo. Per ora, lo sanno tutti, la carne “coltivata” è per ricchi. Ed è un doppio paradosso a cui assistiamo: perché, da una parte, si tenta la strada della produzione industriale da laboratorio per poter fornire a tutte le popolazioni del mondo la quantità di proteine sufficiente e, dall’altra, da noi perfino la dieta mediterranea diventa costosa e radical chic, preferendo distribuire merendine commerciali e prodotti pieni di zuccheri, che fanno esplodere l’obesità anche tra i ragazzi. Ma di tutto questo la destra al governo se ne frega. L’importante è difendere gli interessi consolidati e le lobby, siano esse quelle dei balneari, siano esse quelle degli allevatori della Coldiretti.