Accompagnato da un ininterrotto piagnisteo sugli italiani “lasciati soli”, vittime inermi di eventi che non governano e di perfide congiure internazionali, il can can mediatico sulle Ong che salvano i migranti in mare, e sul finanziamento ricevuto da alcune di esse da parte del governo tedesco, si è fatto sempre più incalzante. Il terreno era stato preparato da anni, già prima che si cominciasse oscenamente a parlare di “taxi del mare” e si ostacolassero con strumenti di tipo politico e amministrativo gli spostamenti delle navi di salvataggio straniere e italiane: basterebbe ricordare l’odissea di “Mediterranea Saving Humans” e della nave “Mare Jonio”, bloccate a più riprese da estenuanti controlli e minuziosi accertamenti burocratici.
Ora, alle esternazioni del ministro Crosetto, nell’intervista rilasciata alla “Stampa”, in cui ha dichiarato che il finanziamento delle Ong da parte del governo di Berlino è un fatto “molto grave”, che peserà nelle relazioni bilaterali tra i due membri dell’Unione, e che si sarebbe aspettato “solidarietà in un momento difficile”, si è andata a sommare la lettera della presidente del Consiglio al cancelliere Scholz, in cui Meloni si mostra “stupita” per il finanziamento pubblico concesso, aggiungendo: “È ampiamente noto che la presenza in mare delle imbarcazioni delle Ong ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze di imbarcazioni precarie che risulta non solo un ulteriore aggravio per l’Italia, ma allo stesso tempo incrementa il rischio di nuove tragedie in mare”.
Per adesso c’è stata solo una risposta, la replica del portavoce del ministero degli Esteri di Berlino, che ha seccamente dichiarato: “Salvare i migranti in mare è un dovere giuridico, umanitario e morale”. In attesa di ulteriori reazioni tedesche, va rilevato che tutta la vicenda politico-mediatica è ampiamente strumentale, e artefatte appaiono le considerazioni di Meloni, in cui addirittura, con un curioso rovesciamento, la presenza di navi umanitarie sarebbe foriera di “nuove tragedie in mare”. Cutro non ha insegnato nulla. D’altro canto, la costruzione della eterna emergenza sui migranti si basa appunto su simili affermazioni mai dimostrate e prive di fondamento, secondo le quali la presenza delle Ong operanti nel Mediterraneo costituirebbe un fattore “attrattivo” per la partenza dei boat-people.
Quello che stupisce, però, è che il finanziamento tanto criticato non solo non è una novità, dato che strumenti di sostegno economico a progetti di “salvataggio a mare”, da parte del governo, sono attivi in Germania da anni, almeno dal 2020, ma quanto ora erogato, una somma tra quattrocentomila e ottocentomila euro, fa parte di un programma ben noto e annunciato già dallo scorso anno, di cui aveva dato dettagliato resoconto lo “Spiegel” nel giugno scorso. Si tratta di un fondo di due milioni di euro all’anno da attribuirsi dal 2023 al 2026. Il contributo attuale è stato deciso dal governo tedesco nel novembre 2022, a favore di United 4 Rescue, un’associazione sostenuta dalla Chiesa tedesca evangelica che finanzia le Ong impegnate ad aiutare i rifugiati nel Mediterraneo.
Tuttavia, come aveva già osservato lo “Spiegel”, la somma è destinata prevalentemente ai progetti che queste organizzazioni portano avanti “sulla terraferma”, e non le loro missioni di salvataggio in mare, su cui i tedeschi stanno frenando: lo scorso gennaio il dicastero degli Esteri aveva annunciato di avere dovuto assumere un “impegno politico” a non finanziare l’acquisto o la manutenzione di navi Ong. La coalizione al governo a Berlino, quindi, non nasconde le esitazioni, dovute sia a differenti visioni interne della questione migratoria, sia a un contesto internazionale in cui, come vediamo, il salvataggio a mare è diventato oggetto di un’aspra querelle.
In tutto questo pasticcio, colpisce vedere come il recente finanziamento di 790.000 euro, all’origine della polemica italo-tedesca, sia stato poi già assegnato, in almeno due casi – come ha ribadito il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, senza però menzionare direttamente le organizzazioni interessate, anche se un portavoce dell’Ong Sos Humanity, che arma la nave Humanity 1, e fonti vicine alla Comunità di Sant’Egidio hanno rivelato di essere proprio queste le due organizzazioni interessate. La nave Humanity 1 è attualmente ancorata a Siracusa. Le sue rotte passate hanno portato questo vecchio cargo, lungo 61 metri, da Kiel a Tripoli e Misurata, poi di nuovo in Sicilia. Sono proprio questi viaggi a creare il pretesto per i problemi tra Roma e Berlino. Un rappresentante di Sos Humanity,in ogni caso, ha dichiarato al “Tagesspiegel” che i fondi erogati non coprono nemmeno un quarto dei costi di esercizio e di manutenzione della nave. Sant’Egidio, per parte sua, per ora non si esprime sul finanziamento che si vocifera stia per ricevere.
Le lamentazioni che il governo italiano esprime a gran voce in questi giorni sembrano ricoprire diverse funzioni. Sul piano interno, alimentare la strategia di “guerra ai migranti” da tempo in corso, in barba al diritto di asilo e agli accordi internazionali, addossando ad altri la responsabilità degli arrivi e del fallimento di una politica dell’immigrazione mai esistita, fatta unicamente di proclami di respingimento e di campi di detenzione. Al tempo stesso, concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema dei migranti ha lo scopo di fornire un’utile arma di distrazione di massa rispetto alle crescenti difficoltà a gestire la crisi economica e l’inflazione unicamente a colpi di bonus e di condoni. Sul piano internazionale, invece, si tratta di proseguire, come commenta asciuttamente la “Zeit”, un’azione di frizione riguardo al lavoro delle organizzazioni umanitarie private tedesche nel Mediterraneo, che è in corso almeno da quando la capitana Carola Rakete della Sea Watchfinì arrestata e poi a processo nei tribunali italiani, creando così una sorta di “campo di tensione” sulla questione migratoria in Europa, da cui la destra spera di trarre vantaggio.