Che un uomo come Stefanos Kasselakis potesse diventare presidente di Syriza, il principale partito di sinistra in Grecia, era un’ipotesi frutto solo dell’immaginazione di qualche sognatore. Eppure così è stato. A sostituire Alexis Tsipras – il premier che, forte dei grandi consensi alle elezioni del 2015, quando superò il 35% dei voti, osò sfidare la troika (Bce, Ce ed Fmi) – sarà un giovane di 35 anni, ricco, nato in uno dei quartieri bene di Atene, figlio di un armatore, trasferitosi a 14 anni negli Stati Uniti, in Massachusetts, dove ha frequentato l’università della Pennsylvania, non l’ultima arrivata tra gli atenei statunitensi, laureandosi in Finanza e Relazioni internazionali. Curriculum che gli ha consentito nel 2008 di impegnarsi nello staff di Biden, poi nominato vicepresidente da Barack Obama, ma soprattutto di lavorare a soli 21 anni per Goldman Sachs, una banca che si occupa principalmente di investimenti bancari e azionari, e di altri servizi finanziari con sede principale a New York. Una realtà capace di condizionare gli equilibri economici mondiali. Contemporaneamente, iniziò a investire nel settore delle spedizioni.
Kasselakis si è imposto domenica con il 56,7% dei voti nel ballottaggio delle primarie di partito riservate agli iscritti, contro il 43,3% dell’ex ministra del Lavoro, nonché avvocata, Effie Achtsioglou, che evidentemente agli occhi degli elettori e delle elettrici rappresentava un po’ la continuità con un partito che, nelle ultime elezioni, ha toccato il minimo storico con il 17% dei consensi. Ricordiamo che nel primo turno i due avevano conseguito rispettivamente il 45 e il 36% dei consensi. Nikos Pappas, uno dei due candidati minori, aveva sostenuto a sorpresa Kasselakis, mentre Euclide Tsakalotos si era schierato in favore di Achtsioglou, nella speranza di aiutarla a coprire quei nove punti in percentuale che la separavano da Kasselakis.
La scarsa appetibilità di Achtsioglou, che comunque ha conseguito un buon risultato, non può giustificare la vittoria di un alieno, un marziano arrivato da uno degli angoli più ricchi e potenti del mondo, e che dovrà impegnarsi molto a rappresentare una popolazione provata da anni di rigore finalizzati a uscire dai meccanismi di sorveglianza speciali imposti al Paese dopo la crisi del debito e i successivi salvataggi. Senza contare gli anni della pandemia e della guerra. Un compito arduo per chiunque, a maggior ragione per chi è sempre stato abituato a frequentare altri ambienti.
A onore del vero, Kasselakis si era già candidato con Syriza nelle elezioni dello scorso giugno, poco dopo la sua iscrizione al partito, manifestando così l’intenzione di entrare in politica e comunque fallendo l’obiettivo dell’elezione. Poi la decisione di candidarsi alla presidenza e dunque la vittoria. All’obiezione più scontata, ovvero il suo impegno con Goldman Sachs – che dal 2001 aveva cominciato a ricevere dalla Grecia milioni di dollari per mascherare il debito del Paese nei confronti dei mercati – il giovane greco-americano ha replicato così: “Se non avessi conosciuto dall’interno il mondo del capitalismo, e se non avessi colto l’ingiustizia del denaro, potrei non essere di sinistra”.
Nel video fatto circolare durante la campagna elettorale aveva detto che il capitalismo “compra a basso costo il lavoro delle persone”. A parte queste affermazioni, il nuovo leader di Syriza ha presentato un programma molto vago. Si va dal taglio delle tasse per i dipendenti pubblici e privati alla riforma del sistema giudiziario; dall’eliminazione della leva militare obbligatoria alla legalizzazione dei matrimoni omosessuali – intenzione incredibilmente annunciata anche da Nuova democrazia, il partito al governo –, fino a favorire la separazione tra Stato e Chiesa.
Kasselakis è particolarmente attento al tema dei diritti civili in quanto omosessuale, sposato negli Stati Uniti con Tyler McBeth, un infermiere statunitense di 32 anni. Il non far menzione dei gravissimi problemi sociali che attanagliano il Paese rappresenta un punto molto debole per il nuovo leader della sinistra greca. Una lacuna che Kasselakis dovrà rapidamente colmare, anche perché, proprio mentre Syriza era impegnata con le primarie, la Grecia era bloccata da un’ondata di scioperi imponenti contro le proposte di modifica al diritto del lavoro da parte del governo. Il 21 settembre scorso a scendere in piazza sono stati i dipendenti del pubblico impiego, tra i quali insegnanti, medici e lavoratori dei trasporti. Inquietanti le proposte dell’esecutivo: tra queste, la possibilità di lavorare fino a tredici ore al giorno e fino a 74 anni di età. La prima ipotesi si concretizzerebbe aggiungendo al lavoro principale anche un part-time.
Le altre misure previste sono ancora più preoccupanti: si potrà essere licenziati entro il primo anno di lavoro senza preavviso né retribuzione, mentre i datori di lavoro potranno portare a sei le giornate lavorative. Non c’è da sorprendersi se anche in Grecia si è diffuso il fenomeno del “lavoro povero”. Che sarà aggravato da quello che molti considerano un vero e proprio attacco ai diritti dei lavoratori, senza precedenti in Grecia, ma potremmo azzardare anche nell’intera Europa. Di fronte a questo scenario è evidente che un leader come Kasselakis appare assolutamente inadeguato, e non è fantapolitica pensare all’inizio della fine per la sinistra greca, favorita anche da una probabile quanto non augurabile scissione. Lo dimostra la reazione della destra. Come informa “il manifesto”, non è un caso se il ministro del Lavoro, Adonis Georgiadis, ex militante di estrema destra, abbia già scritto una sorta di “coccodrillo” per la morte di Syriza. La cui crisi sarebbe accentuata dall’elezione di Kasselakis, fino a una non improbabile scomparsa del partito, o quanto meno a una sua irrilevanza nel quadro politico ellenico.