Una parola definitiva su Daniela Santanchè, attuale ministra del Turismo, l’ha detta in questi giorni il suo ex mentore politico Paolo Cirino Pomicino: “Daniela è senza vergogna”. Poche parole che danno il senso di questo personaggio, che rappresenta il capitalismo parassitario e straccione dell’Italietta cara alla destra, sguaiato proprio com’è lei, che ha mille affari e affarucci nel settore turistico, gestiti insieme con l’amico Briatore, e che la portano ad avere oggi sulle spalle (ma lei non ne sente il peso) un madornale conflitto d’interessi nel ruolo che ricopre, pur meno consistente in termini di denaro di quello del suo collega Crosetto, ministro della Difesa (Mattarella nulla poté?).
Ebbene, da lunedì 18 giugno, da quando è andata in onda una puntata del programma televisivo “Report” sugli affari dell’imprenditrice sguaiata, il senso della vergogna avrebbe dovuto invadere le stanze di Palazzo Chigi che forse, al pari della Santanchè, non ha dimestichezza con questo sentimento. “Report”, infatti, ha svelato in che modo la ministra del Turismo fa l’imprenditrice, raccontando la sua gestione delle società Ki Group (acquistata nel 2006 con l’ex compagno Canio Mazzaro) e Visibilia. E tanto sarebbe bastato per prenderla a pedate. La Ki Group, che si occupa di alimentare biologico, è stata gestita dalla ministra fino al 2022. Mentre la concessionaria di pubblicità Visibilia è stata ceduta pochi giorni dopo la sua nomina nel governo Meloni.
“Report” ha raccontato, in sintesi, che tra il 2018 e il 2019 la Ki Group ha accumulato debiti con i fornitori per un valore complessivo di otto milioni di euro. Per risolvere la situazione debitoria, è stata creata una nuova società, la Ki Group srl, che ha incorporato i rami in attivo dell’azienda madre, lasciando da parte le passività. I debiti accumulati, però, avrebbero messo in difficoltà alcuni fornitori tra cui la AT&B, che sarebbe stata costretta a cedere in affitto all’azienda di Santanchè il marchio Verde Bio, per una cifra molto conveniente. Alcuni dipendenti di Ki Group aspettano ancora di ricevere il trattamento di fine rapporto (Tfr), in alcuni casi si parla di decine di migliaia di euro.
Per quanto riguarda la Visibilia editrice, fondata dall’affarista oggi ministra della Repubblica, alla metà degli anni Novanta, oltre alle denunce di “Report”, parlano i consulenti dei pm di Milano che si sono già occupati del caso, su intervento dei soci di minoranza della società, rilevando “bilanci inattendibili” che hanno “ritardato l’emersione di un dissesto patrimoniale”, “irregolarità estremamente significative”, “situazione paradossale” e deficit “occultato”.
Incalzata dalle richieste di tutte le opposizioni, la ministra andrà in parlamento a spiegare la sua situazione: un appuntamento al quale si presenterà non tanto per le proteste suscitate tra i banchi della minoranza, quanto perché pezzi della destra non esitano a usare la circostanza per “stringere” per quel poco che si può la corda intorno al collo di una prepotente presidente del Consiglio, che fa tutto come vuole, soprattutto quando si tratta di nomine degli enti pubblici. Giorgia Meloni, che si è detta tranquilla (anche lei conoscendo poco la vergogna), dovrà fare i conti con Lega e Forza Italia, che vogliono farle capire che deve essere più tenera con loro e più generosa nella gestione dell’immenso potere che si ritrova. Il caso Santanchè diventa così un affare da gestire per regolare i conti interni di una destra senza scrupoli.
Prepariamoci a sopportare la ministra davanti alle Camere, che parla dei suoi casi, con i suoi modi, la sua faccia. E staremo a vedere come Meloni si leverà dagli impicci. Intanto, onore ai colleghi di “Report”, anomalia di una tv di Stato che in genere tesse le lodi dei potenti di turno.