Il più duro è stato il presidente delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi: “Un brutto, bruttissimo segno, spero proprio che Chiara Colosimo non venga a Bologna per la prossima commemorazione”. Votata da ventinove dei cinquanta commissari della Bicamerale antimafia, Colosimo è conosciuta negli ambienti politici della capitale per la sua provenienza dal mondo neofascista: la sua candidatura era stata molto contestata, con una lettera appello dei familiari delle vittime delle stragi, sostenuti dalle opposizioni. Gli argomenti della ferma protesta sono molto seri e riconducibili a un nome, quello di Luigi Ciavardini, esponente dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari), condannato per la strage di Bologna, ottantacinque morti, insieme a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Gilberto Cavallini (ma per quest’ultimo si attende il processo d’appello ), responsabile dell’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato (che aveva preso in mano le indagini del collega Vittorio Occorsio – assassinato dal terrorista neofascista Pierluigi Concutelli – sui legami tra destra eversiva, P2 e apparati dello Stato). Con Ciavardini siamo nel cuore dello stragismo nero. Chiara Colosimo, che smentisce amicizie personali con lui, di sicuro partecipa alle iniziative della sua associazione, GruppoIdee, che si occupa della vita carceraria: formalmente tutto in ordine, dicono a destra, ma nella sostanza nient’affatto. È stato un pugno nello stomaco per i familiari delle vittime dello stragismo neofascista. Di qui il forte sdegno di Bolognesi, al quale non basta che Colosimo neghi amicizie particolari con Ciavardini: “Deve prenderne le distanze”.
L’elezione del vertice dell’Antimafia è stato di fatto uno shock dentro e fuori il Palazzo. Decisamente segna la volontà della destra di procedere sulla propria strada “asfaltando” la più elementare grammatica istituzionale: secondo una consolidata prassi, sebbene la maggioranza esprima la presidenza, in genere si cerca un nome di mediazione, il più possibile al di sopra di ogni sospetto. Di sicuro si evita un candidato pubblicamente non gradito alle opposizioni. In questo caso si è seguita ben altra regola; e viene da pensare che il capo dello Stato non si sia accorto di nulla, perché, altrimenti, è possibile che non abbia usato la sua “persuasione morale”? Non lo ha fatto. Le opposizioni ne escono umiliate.
A proposito di opposizioni, c’è da rilevare una loro scarsa iniziativa politica: posizionandosi molto nettamente contro l’elezione di Colosimo hanno tardato, se non rinunciato, a tessere per tempo una comune trama per favorire un’altra candidatura gradita ad alcuni settori della destra. Sarebbe stata un’impresa difficile, ma non era impossibile spaccare la maggioranza, dato che non tutti hanno gradito l’imposizione della donna di Fratelli d’Italia. I componenti della Bicamerale sono cinquanta e il destra-centro può contare su trenta voti: Colosimo è stata eletta con ventinove preferenze, a causa dell’assenza di Valeria Sudano della Lega per motivi familiari. Sebbene difficile, il punto è che non si registra nessun tentativo in quel senso, essendo stati piuttosto scarsi e poco fattivi i canali di collaborazione: in prospettiva c’è da augurarsi, ottimisticamente, un cambio di passo.
Dunque non sarà sereno il clima nel quale l’organismo parlamentare dovrà monitorare i fenomeni mafiosi. A parte questo, non bisogna sottovalutare le conseguenze sul mondo esterno alla politica. Preoccupa profondamente, infatti, il tentativo, a questo punto smaccato, di isolare le associazioni che si battono per la verità sulle stragi. Ricordiamo che non si tratta solo di circoli culturali ma di comunità forti, impegnate, strutturate, che sono state in grado di far riaprire i tribunali, facendo scrivere la pagina delle responsabilità neofasciste nelle stragi. Vale la pena ricordare i nomi di chi ha sottoscritto quella lettera appello:
Salvatore Borsellino (fratello del magistrato Paolo Borsellino, assassinato da Cosa nostra, e presidente dell’Associazione “Le Agende rosse”); Paolo Bolognesi (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage della stazione di Bologna); Manlio Milani (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Piazza della Loggia); Federico Sinicato (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Piazza Fontana); Stefano Mormile (fratello dell’educatore carcerario Umberto Mormile, assassinato dalla ’ndrangheta, e presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della Falange armata); Nunzia Agostino (sorella dell’agente di polizia Nino Agostino, assassinato da Cosa nostra); Paola Caccia (figlia del magistrato Bruno Caccia, assassinato dalla ’ndrangheta); Pasquale Campagna (fratello della diciassettenne Graziella Campagna, assassinata da Cosa nostra); Giovanni Impastato (fratello di Peppino Impastato, assassinato da Cosa nostra); Angela Gentile Manca (madre del medico Attilio Manca, assassinato da Cosa nostra). Anche Libera di don Ciotti si è detta “contrariata” da questa elezione, perché “si profilano ambiguità e ombre capaci di minare la credibilità e la fiducia assoluta di cui deve godere” il presidente della Commissione.
La più grande preoccupazione di questo pezzo della “migliore società” non è solo identitaria: ci sono percorsi giudiziari da portare avanti; il processo bolognese, di recente terminato (vedi qui), ha evidenziato punti di contatto tra il mondo nero e quello mafioso – difficile pensare, dopo tante lotte e tanti sacrifici, che la Commissione antimafia, guidata da Chiara Colosimo, voglia proseguire il lavoro. Occorre ricordare, infine, che nella Commissione che gestisce la desecretazione dei documenti sui fatti di strage e terrorismo, in base alle direttive di tre presidenti del Consiglio (Prodi, Renzi e Draghi), sono stati nominati componenti di un’associazione composta da un unico parente delle vittime di Ustica, ed essa è “attorniata da persone che credono alla tesi della bomba sul Dc9 e alla teoria della pista palestinese per la strage di Bologna”, dice Bolognesi. C’è proprio di che preoccuparsi.