Se l’aria all’interno del Cremlino, a causa di alcune divisioni interne sulla conduzione della guerra, non è delle migliori, anche nelle file dell’opposizione russa non è che vada molto meglio. Anzi. L’ultima è di appena pochi giorni fa, quando sull’account Twitter di Aleksej Naval’nij, il blogger e politico russo in carcere (account ovviamente curato dai suoi collaboratori all’estero) è apparso un lungo thread (27 tweet) che esordisce così: “Mi vergogno di Mikhail Khodorkovskij! È da tanto tempo che lo volevo dire, ma avevo sempre taciuto per evitare uno scandalo”.
I due, Naval’nij e il bersaglio della sua invettiva, l’ex oligarca Mikhail Khodorkovskij sono i pezzi da novanta dell’opposizione a Vladimir Putin. Il primo, com’è noto, è in carcere da quasi un anno e mezzo, condannato a una pena di nove anni, con l’accusa di appropriazione indebita. Il secondo è stato considerato, per lungo tempo, il primo importante “prigioniero politico” dell’era Putin. Già proprietario del gigante petrolifero Yukos, arrestato nel 2003 per frode fiscale – più un’altra serie di reati, dall’appropriazione indebita al riciclaggio di denaro, fino all’omicidio –, spedito per anni in un carcere in Siberia e scarcerato nel 2013, un anno prima dell’estinzione della pena, venne graziato da un provvedimento di amnistia della Duma.
Khodorkovskij, che oggi vive a Londra, ha continuato la sua attività contro il presidente russo, attraverso l’associazione Otkrytaja Rossija (“Russia aperta”), e tuttora finanzia il network d’informazione Mediazona. Il fulmine a ciel sereno, che ha creato quella che sembra un’insanabile frattura tra i due rappresentanti dell’opposizione, è stato un episodio accaduto in realtà la scorsa estate: Khodorkovskij aveva deciso di assumere alle sue dipendenze (affidandogli l’incarico di speaker di uno dei suoi canali d’informazione) Rostislav Murzagulov, russo della repubblica della Baschiria, potente braccio destro del presidente, Radij Khabirov, fedele putiniano. Il motivo secondo l’ex oligarca? Murzagulov recentemente avrebbe preso posizione contro l’invasione dell’Ucraina, e questo avrebbe convinto Khodorkovskij.
Eppure, proprio grazie a quel ruolo ricoperto precedentemente, Murzagulov sarebbe stato il più accanito accusatore di un’attivista del gruppo di Naval’nij (il Fondo per la lotta alla corruzione), Lilija Chanysheva, facendola condannare per “estremismo” (l’associazione di Naval’nij è ormai illegale in Russia in quanto considerata “agente straniero”). Un’importante attivista che, proprio per la sua vicinanza al leader anti-Putin, veniva chiamata “Naval’nij in gonnella”. Per il blogger in carcere, ritrovare un personaggio del genere (l’arresto della Chanysheva non fu l’unica sua impresa, e proprio Naval’nij spesso e volentieri era stato al centro dei suoi strali) a capo del settore informazione di quella che è considerata una “icona” dell’opposizione, come Khodorkovskij (icona in particolare per il mondo occidentale, perché in patria queste persone sono ignote ai più, ahimè), è parso evidentemente inaccettabile.
La risposta di Khodorkovskij si è avuta poco dopo l’inizio di questa polemica, lo scorso ottobre, con toni che definire di sussiego è poco: “Non bisogna mescolare i fatti personali con quelli pubblici. Non mi interessa il fatto che a qualcuno io non piaccia, non piaccia Naval’nij o Chanysheva o chiunque altro. Se una persona è contro questo regime criminale, a me sta bene. Abbiamo opinioni diverse (riferito a Naval’nij, ndr). Succede. Discussione chiusa”. Sembrava finita lì; e invece, pochi giorni fa, il lungo “sbrocco” di Naval’nij su Twitter. Ma che qualcosa non stesse andando nel verso giusto e l’opposizione russa (ancora una volta) stesse lì lì per collassare, si poteva intuire riandando con la memoria a quello che era accaduto poco più di un mese fa, agli inizi di marzo.
In quei giorni, infatti, è arrivata una lettera inattesa sul tavolo dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell: un gruppo di intellettuali russi chiedeva di revocare le sanzioni a un oligarca russo all’estero, Mikhail Fridman, capo azionista della holding finanziaria Alpha-Group, perché aveva reso pubblica la sua contrarietà all’invasione dell’Ucraina. A firmare quella lettera, tra gli altri, non solo l’ex direttore della storica radio di opposizione, Ekho Moskvy, Aleksej Venediktov (negli ultimi tempi messo un po’ in disparte) ma persino il braccio destro di Naval’nij, Leonid Volkov (spesso ospite, in collegamento, nel programma di Lucia Annunziata su Rai 3, e di altre trasmissioni televisive fin dall’inizio della guerra). Volkov, criticato per questa iniziativa, si è dimesso poi dai suoi incarichi nel Fondo per la lotta alla corruzione.