Incapaci, incompetenti, pericolosi. Il ministro Salvini galoppa a briglia sciolta nella sua prateria di inciviltà, ignoranza, razzismo, e fa a gara con il ministro dell’Interno Piantedosi a chi la spara più grossa. Se il responsabile del Viminale è convinto che la nostra opinione pubblica incentivi le partenze, Salvini non si contiene: “L’Italia è sotto attacco”. La ferita, che sanguina ancora, del naufragio “colposo” di Cutro sta avendo delle terribili conseguenze. La Guardia costiera, al pari dei vigili del fuoco e dei medici e degli infermieri del pronto soccorso, sono istituzioni sacre nel nostro Paese. Ma i vertici della Guardia costiera non sono riusciti a impedire la loro “politicizzazione”. La Lega di Matteo Salvini li ha costretti a schierarsi contro le Ong, accusandole di intralcio ai soccorsi in mare.
È gravissima l’accusa, lanciata la settimana scorsa. Nessuno, neanche dall’opposizione, ha protestato contro la presa di posizione del comando generale delle Capitanerie di porto che ha accusato le Ong di rallentare la macchina dei soccorsi: “Con le continue chiamate dei mezzi aerei, le Ong hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato”. Accuse infamanti, che dovrebbero essere valutate dall’autorità giudiziaria. Se fosse vero che le Ong hanno ostacolato, impedito, rallentato l’attività di soccorso, la Guardia costiera dovrebbe denunciare gli episodi che hanno provocato quel ritardo nelle operazioni, risalendo agli autori di questi ritardi. Insomma, saremmo di fronte a reati da perseguire penalmente. Altrimenti, sono solo accuse politiche.
Questo mutamento di indirizzo della Guardia costiera ha creato forti malumori al suo interno. Alcuni ufficiali delle Capitanerie e dei mezzi navali si stanno chiedendo come possono impedire questo scivolamento verso la trasformazione in un apparato di repressione e non di salvataggio in mare.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, finora non è riuscita a far gestire al suo (fido) ministro della Difesa, Guido Crosetto, attraverso la Marina militare, il coordinamento delle operazioni di soccorso in mare dei migranti, lasciando mano libera a Matteo Salvini e al suo ministero da cui dipende la Guardia costiera. Gli sbarchi, intanto, continuano incessanti, mentre il governo italiano e la Commissione Ue stanno cercando di impedire l’esplosione della crisi in Tunisia.
Il Paese attraversa un momento di estrema difficoltà economica, e il presidente Kaïs Saïed sta imprimendo una svolta autoritaria, sciogliendo i consigli comunali e arrestando gli oppositori (vedi qui). Ma come con l’Egitto di al-Sisi, così con la Tunisia di Saïed, per la comunità internazionale il tema della democrazia passa in secondo piano. Insomma, l’Italia e l’Unione europea chiedono al Fondo monetario internazionale di concedere un prestito di un miliardo e novecento milioni di dollari, che rianimerebbe l’economia tunisina. E questo a prescindere dal nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che paventa per l’Italia “un rischio islamizzazione”, con lo sbarco di centinaia di migliaia di tunisini.
Questa maggioranza è una Torre di Babele. Dovrebbero chiedere scusa ai rifugiati che cercano di approdare in Europa, fuggendo da guerre e violenze, e spesso trovando la morte nel Mediterraneo.
Hanno vinto la campagna elettorale gridando che gli stranieri “rubavano il lavoro agli italiani”. Dovrebbero vergognarsi i vari Salvini. Il governo sta valutando se riaprire il “click day” per soddisfare le richieste delle nostre aziende. Manca la manodopera nelle aziende italiane. Con la legge Bossi-Fini del 2001, si stabilisce che i lavoratori stagionali stranieri possono venire in Italia solo a condizione che siano le aziende a farne richiesta (nominativa). Ora è successo che, di fronte a una quota di 82.705 lavoratori stranieri, le domande delle imprese siano state il triplo, ben 240.000. In quasi sei mesi di governo, la destra di Giorgia Meloni ha dimostrato la sua incapacità di governare la complessità delle contraddizioni del Paese. Le pulsioni di una destra becera rischiano di far male al Paese. E le forze dell’opposizione dovrebbero tenerne conto.