Un mese dopo. Era il 26 febbraio scorso quando, a pochi metri dalla battigia di Steccato di Cutro, provincia di Crotone, e nello specchio d’acqua circostante, affiorarono i primi corpi senza vita di donne e bambini, neonati, vecchi. In tutto, 91 corpi sono stati restituiti dal mare, di cui 34 bambini. E solo una manciata sono stati i sopravvissuti. Un mese dopo, per non dimenticare, proponiamo la drammatica cronaca degli avvenimenti, le menzogne, le anomalie, i silenzi complici delle autorità – dal governo di Giorgia Meloni ai Comandi e alle sale operative della Finanza e della Guardia costiera –, pubblicando uno stralcio della memoria dei legali (avvocati Luigi Li Gotti, Mitja Gialuz, Vincenzo Cardone e Francesco Verri) dei familiari delle vittime del naufragio, che erano soprattutto profughi che arrivavano da Paesi, come l’Afghanistan, martoriati dalle guerre, dalla violenza, e da discriminazioni di genere e religiose.
È un racconto rigoroso, che non concede nulla ai sentimenti, crudo nel suo riportare senza fronzoli la cronaca degli avvenimenti. Si concede poi diversi riferimenti normativi, a leggi e trattati nazionali e internazionali, e infine pone interrogativi a cui i magistrati inquirenti e i giudici dovrebbero dare risposte.
Dunque, la ricostruzione dei terribili eventi che portarono al naufragio del caicco turco: “Il primo fatto noto, riportato dalla stampa che ha citato un’annotazione di servizio del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto, Centrale operativa – Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Centre), è che il giorno 24 febbraio 2023 alle 20:51 la Capitaneria di porto di Roccella Ionica ha ricevuto una segnalazione di ‘mayday’” (una richiesta di aiuto, ndr).
“Il secondo fatto noto è che il giorno 25 febbraio 2023, alle ore 04:57 (UTC), l’Imrcc ha diramato un messaggio di ‘distress’ (emergenza o pericolo) a tutte le navi in transito nel Mar Ionio. Tale messaggio recava il n. 00963 e segnalava che una stazione radio italiana aveva ricevuto un ‘mayday’, a proposito di una ‘possible boat in distress’ (possibile barca in una situazione di emergenza). Il rapporto indicava che, di conseguenza, era stato aperto il ‘SAR case 384’, e cioè il caso ‘search and rescue’ (ricerca e soccorso) numero 384”.
“Il terzo fatto noto è che la sera di sabato 25 febbraio un aereo noleggiato da Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, stava sorvolando il Mar Ionio impegnato nella cosiddetta operazione ‘Themis’. Come si preoccupa di precisare Frontex sul suo sito web, l’operazione ‘Themis’ ha ‘an enhanced law enforcement focus while continuing to include search and rescue as a crucial component’ (un focus specifico sull’applicazione e il rispetto della legge, e cioè sull’attività di contrasto, continuando a includere la ricerca e il soccorso come componente cruciale). Anche il Ministero della Difesa italiano, sul suo sito web, precisa la duplice funzione dell’operazione ‘Themis’, spiegando che ‘dal 1 febbraio 2018 la European Border and Coast Guard Agency (Frontex) ha lanciato, in sinergia con le Autorità italiane e il supporto dei Paesi Membri dell’Unione europea e degli Schengen Associated Countries, la Joint Operation Themis, che sostituisce la precedente Joint Operation Triton, già in corso dal 1° novembre 2014, ridefinendone le aree operative in mare’ e che ‘l’operazione Themis è finalizzata ad aumentare la sicurezza delle frontiere esterne all’Unione europea attraverso il controllo dei flussi migratori irregolari nel Mediterraneo (fornendo assistenza tecnica e operativa anche in materia di Search and Rescue) ed il contrasto della criminalità transfrontaliera’. Ebbene, alle 22:26 Frontex ha avvistato nel mar Ionio in posizione 38° 23’ 02” N, 17° 34’ 07” un’imbarcazione a motore che stava navigando a 6 nodi con rotta 296 (Nord Ovest) con mare forza 4 e alle 23:03 ha segnalato la notizia (cfr. all. n. 3) all’Icc (International Coordination Center), il quartier generale della Guardia di frontiera europea in Italia, con sede presso il Comando aeronavale della Guardia di Finanza, a Pratica di Mare, all’Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Centre) della Guardia Costiera e al Ncc, il Centro di Coordinamento Nazionale presso il Ministero dell’Interno. Frontex ha arricchito il suo dispaccio di alcuni particolari molto significativi al fine di una corretta interpretazione della situazione: nonostante ci fosse una sola persona sopracoperta, gli oblò di prua erano aperti (circostanza che, a febbraio, di sera, con mare forza 4 indica la presenza di persone sottocoperta), la risposta termica proveniente dagli stessi oblò era ‘significativa’ e non si vedevano salvagenti a bordo”.
“Il quarto fatto noto è che nella notte si sono attivati mezzi navali della Guardia di Finanza – e non della Capitaneria di porto – pur sempre sul presupposto che, a seguito della segnalazione Frontex, si trattava verosimilmente di imbarcazione ‘coinvolta nel traffico di migranti’. Lo si desume chiaramente dal comunicato stampa pubblicato dal Reparto Operativo Aeronavale Vibo Valentia in data 26 febbraio 2023: ‘Nella serata di ieri un velivolo Frontex in attività di pattugliamento ha avvistato un’imbarcazione che presumibilmente poteva essere coinvolta nel traffico di migranti, a circa 40 miglia dalle coste crotonesi. Immediatamente veniva attivato il dispositivo operante sul mare per l’intercetto dell’imbarcazione, in particolare la vedetta V.5006 della Sezione Operativa Navale GDF di Crotone e il Pattugliatore Veloce P.V. 6 Barbarisi del Gruppo Aeronavale GDF Taranto, nonostante le proibitive condizioni del mare che questa notte insistevano lungo le coste. Le unità del Corpo, nonostante gli sforzi operati per raggiungere il target, considerate le difficili condizioni meteomarine e l’impossibilità di proseguire ulteriormente in sicurezza, facevano rientro agli ormeggi di base. Veniva così attivato il dispositivo di ricerca a terra, lungo le direttrici di probabile sbarco, coinvolgendo anche le altre FF.PP. nelle ricerche lungo la costa’”.
“Il quinto fatto noto è che nei porti di Crotone e Roccella Jonica erano presenti nei giorni considerati (almeno) due motovedette SAR Classe 300: ciò che si evince dal comunicato stampa della Guardia costiera, da cui risulta che la notte del 26 febbraio, dopo il naufragio, è partita un’operazione di ricerca e soccorso, coordinata dalla Guardia costiera di Reggio, che ‘ha inviato in zona due motovedette SAR Classe 300, provenienti da Crotone e Roccella Jonica, e un elicottero AW 139 dalla Base Aeromobili di Catania’. Si confermava inoltre che ‘le condizioni meteo in zona sono particolarmente avverse’: ciò che risulta anche dal video reperibile al link qui”.
“Il sesto fatto noto è che il Ministero dell’Interno in data 14.9.2005 ha adottato un ‘Accordo tecnico-operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell’immigrazione clandestina via mare’, pubblicato dai media dopo i fatti, secondo il quale in caso di ‘localizzazione di natante che trasporta immigrati clandestini, localizzato oltre le 24 miglia dalla linea di base ma non in situazione SAR’ le unità navali ‘devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio (possibilmente in forma occulta, ai sensi dell’art. 5, comma 3, del Decreto Interministeriale) dei movimenti del natante stesso’ mentre l’intervento ‘per prestare immediato soccorso’ è prescritto quando ‘un mezzo aeronavale che localizza un natante, intento al trasporto di immigrati clandestini, (…) constata il serio e imminente pericolo di vita per gli occupanti del natante stesso, a prescindere dal fatto che il natante si trovi in acque territoriali o internazionali’”.
“Il settimo fatto noto – o, meglio, il settimo gruppo di fatti noti – è rappresentato dalla ricostruzione svolta dal Ministro dell’Interno, Dott. Matteo Piantedosi, in Parlamento. Se ne riportano i brani concernenti il periodo compreso fra la comunicazione trasmessa da Frontex all’Imrcc e l’intervento dei Carabinieri sulla spiaggia di Steccato di Cutro descritto nella relazione di servizio predisposta il 26 febbraio 2023 alle ore 12:00 dai Carabinieri Tievoli Gianrocco e Fazio Gioacchino e riprodotta nell’ordinanza di convalida del fermo dei presunti ‘scafisti’ emessa dal G.I.P. in data 1.3.2023 nel proc. 694/23 RG NR. Il Ministro dell’Interno ha spiegato quel che segue: ‘Fatta la segnalazione, l’aereo Frontex faceva rientro alla base per l’esigenza di rifornirsi di carburante. Alle 23,37, la Guardia di Finanza di Vibo Valentia contatta l’autorità marittima di Reggio Calabria, rappresentando che una sua unità navale – come da pianificazione operativa – era già in mare e che vi sarebbe rimasta fino alle ore 6 per attività di polizia sul caso segnalato (…). A mezzanotte circa l’unità della Guardia di Finanza, considerato il tempo stimato in circa 7 ore dall’avvistamento da parte dell’aereo Frontex, necessario al caicco per raggiungere le acque territoriali, presupposto per l’esercizio delle funzioni di polizia, rientra temporaneamente alla base di Crotone per un rabbocco di carburante. Contemporaneamente, oltre al rifornimento, veniva organizzato un nuovo assetto navale rafforzato con un maggiore dislocamento, in grado di poter meglio affrontare le condizioni del mare. A mezzanotte e mezza del 26 febbraio, al fine di approfondire i dati relativi alla telefonata satellitare a cui ho fatto prima cenno, la centrale di coordinamento operativo del Comando operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Pratica di Mare chiede a Frontex di condividere il numero di utenza satellitare per tracciare il contatto. Frontex, nel comunicare l’utenza, evidenzia che la stessa era riferita a un dispositivo ricevente situato in Turchia e che quindi non era suscettibile di localizzazione. (…) Alle ore 2,20 circa, da quanto risulta dai rapporti acquisiti, due assetti navali della Guardia di Finanza, la motovedetta rientrata per rifornimento insieme ad altra unità navale di più ampia dimensione, riprendono la navigazione alla ricerca dell’imbarcazione. Tuttavia, alle ore 3,30 circa, le due unità navali della Guardia di Finanza sono costrette a rientrare in porto a causa delle pessime condizioni meteomarine in atto. Alle ore 3,48 la Guardia di Finanza informa l’autorità marittima di Reggio Calabria del suo rientro, confermando il quadro conoscitivo sopra tratteggiato, che non conteneva ulteriori elementi né riguardo alla posizione né riguardo alle eventuali criticità relative all’imbarcazione. Tuttavia, alle ore 3,50 la stessa sala operativa della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, mediante la postazione della propria rete radar costiera, acquisisce per la prima volta un target, verosimilmente l’imbarcazione riconducibile a quella segnalata da Frontex. Alle ore 3,55 la sala operativa del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia contatta le sale operative del Corpo dei Comandi provinciali di Catanzaro e di Crotone, nonché quelle della Polizia di Stato e dei Carabinieri di Crotone e Catanzaro, alle quali chiede l’invio di pattuglie nella zona di interesse, specificando altresì che le unità navali della Guardia di Finanza non avevano stabilito alcun contatto con il natante e che, a causa delle avverse condizioni del mare, quest’ultimo non poteva essere raggiunto, motivo per cui le loro unità navali erano state costrette a rientrare’”.
“L’ottavo gruppo di fatti noti concerne il naufragio e le attività svolte a terra la notte del 26 febbraio 2023 e risulta dalla citata relazione di servizio predisposta il 26 febbraio 2023 alle ore 12:00 dai Carabinieri Tievoli Gianrocco e Fazio Gioacchino in servizio rispettivamente presso il N.O.R. Servizio Radiomobile e presso la Stazione dei Carabinieri di Crotone. Tale relazione è stata riprodotta nell’ordinanza di convalida del fermo dei presunti ‘scafisti’ emessa dal G.I.P. in data 1.3.2023 nel proc. 694/23 RG NR. In primo luogo, gli operanti hanno evidenziato di essere stati contattati dalla centrale operativa della Compagnia dei Carabinieri di Crotone alle ore 4:15 che ordinava loro di recarsi a Steccato di Cutro, nella zona della foce del fiume Tacina, ‘in quanto presso quella centrale era giunta una richiesta di intervento in ordine a uno sbarco di clandestini’. Giunti sul posto, i militari hanno notato persone bagnate e in molti casi ferite che chiedevano aiuto per sé e per altre donne e uomini ancora in mare. Subito dopo, essi hanno visto sulla battigia i resti di un’imbarcazione di legno ‘in balia delle onde e il mare fortemente agitato’ e i primi cadaveri. Quindi, in quei drammatici frangenti, i due Carabinieri sono entrati in acqua nel tentativo di salvare i superstiti e in qualche caso vi sono riusciti mentre in altri purtroppo hanno dovuto constatare il decesso dei naufraghi. Successivamente, sono giunti sul posto alcuni pescatori che si sono impegnati anch’essi a recuperare i corpi dei naufraghi deceduti e a mettere in salvo i superstiti. Infine, nella relazione di servizio si legge che ‘sopraggiungeva personale del SUEM 118, della Guardia di Finanza, della Capitaneria di Porto e della Polizia di Stato’ e si riportano alcuni brani della relazione della Capitaneria di Porto relativa allo stesso evento dalla quale si evince che ‘alle ore 5:35, la prima pattuglia di terra G.C., giunta sul posto, riferiva di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri (…) la motovedetta CP 321, intervenuta da Crotone, iniziava attività di ricerca e soccorso al largo’”.
“Infine, è ben conosciuta la circostanza che le coste della provincia di Crotone nell’ultimo decennio sono state teatro di innumerevoli sbarchi di scafi che trasportavano immigrati”.
“Le premesse in fatto, il quadro normativo nonché la giurisprudenza, conducono, a nostro parere, ad alcune conclusioni con necessità di ulteriori accertamenti e approfondimenti, nel rispetto della oggettività, con possibile accertamento di responsabilità omissiva colposa. È oggettivo il fatto che la sera del 25 febbraio, alle ore 23.03, Frontex abbia segnalato un natante con le rilevate caratteristiche di presenza di persone sottocoperta e molti oblò aperti, nonché con condizioni di mare forza 4. L’immagine di una sola persona in coperta, non alla guida dell’imbarcazione, in uno con la risposta termica proveniente dagli oblò aperti, nonostante le condizioni del mare, appaiono conducenti a ritenere trattarsi di un trasporto di persone, peraltro in assenza visibile di supporti di salvataggio.
La segnalazione è stata inoltrata:
– al quartier generale della Guardia di Frontiera europea italiana, presso il Comando Aereonavale della Guardia di Finanza, a Pratica di Mare;
– al Centro Marittimo italiano di coordinamento della Guardia Costiera;
– al Centro di Coordinamento Nazionale presso il Ministero dell’Interno.
Alla mezzanotte e mezza, si è cercato di approfondire, da parte del Comando operativo aereonavale della Guardia di Finanza di Pratica di Mare, i dati relativi a una telefonata satellitare partita dall’imbarcazione. L’ha contattata Frontex, ha comunicato che l’utenza ricevente era situata in Turchia e, quindi, non suscettibile di localizzazione.
Ebbene, gli elementi oggettivi consentivano di configurare una situazione, meritevole di attenzione con monitoraggio delle condizioni del natante e del mare.
Il Ministro dell’Interno, Dott. Matteo Piantedosi, ha riferito in Parlamento dell’intervento in due occasioni di unità navali della Guardia di Finanza, rientrate definitivamente in porto, dopo l’uscita delle ore 2.20, alle ore 3.30, a causa delle pessime condizioni del mare.
Le medesime condizioni del mare sono state affrontate dall’imbarcazione avvistata, di ben diversa minore consistenza.
Il natante avvistato, quindi, ha proseguito la navigazione, con mare forza 7, per naufragare su una secca a poche decine di metri dalla costa, ove sarebbe invece potuto approdare, senza che tanti essere umani trovassero la morte, se solo fosse stata conosciuta, dagli scafisti, la presenza della secca all’altezza della foce del fiume Tacina e, conseguentemente, operato una minima correzione della rotta.
La scelta, comunicata dal Ministro dell’Interno in Parlamento, di intervento delle unità navali della Guardia di Finanza per operazione di polizia, doveva comunque tenere in considerazione l’art.7 del Decreto del Ministero dell’Interno 14.7.2003, secondo cui ‘nell’assolvimento del compito assegnato l’azione di contrasto è sempre improntata alla salvaguardia della vita umana e al rispetto della dignità della persona’”.
“I fatti oggettivi che, a nostro parere e nel pieno rispetto del lavoro della Procura della Repubblica, meritano approfondimento nel procedimento penale contro persone note o contro ignoti già iscritto o che si chiede di iscrivere sono:
A) l’eventuale riferibilità all’imbarcazione naufragata della richiesta di aiuto (‘myday’), ricevuto dalla Capitaneria di porto di Rocella Jonica, alle 20.51 del 24 febbraio;
B) l’eventuale riferibilità della imbarcazione naufragata del messaggio di
distress (emergenza e pericolo) a tutte le navi in transito nel mare Ionio, con apertura di ‘SAR case 384’ (punto 2 della memoria);
C) l’eventuale rintraccio del natante da cui è partito il ‘mayday’ di cui sopra;
D) l’individuazione delle coordinate della posizione del natante da cui è partito il ‘mayday’;
E) l’esclusione del naufragio di un natante nel tratto di mare antistante la costa ionica centro-meridionale della Calabria;
F) chi abbia ricevuto e valutato la segnalazione di Frontex delle ore 23.03 del 25 febbraio, pervenuta al Centro di Coordinamento Nazionale presso il Ministero dell’Interno con indicazione di una sola persona sopracoperta, gli oblò di prua aperti, mare forza 4, la presenza di persone sottocoperta con la risposta termica proveniente dagli stessi oblò, l’assenza di salvagenti a bordo;
G) se, a chi e con quale contenuto, sia stata diramata la segnalazione di Frontex, dal Centro di Coordinamento Nazionale di cui sopra;
H) se vi siano state, da chi a chi e a che ora, altre segnalazioni o disposizioni circa la comunicazione pervenuta da Frontex, alle 23.03 del 25 febbraio;
I) se sulle decisioni assunte a ogni livello abbiano influito l’Accordo operativo del Ministero dell’Interno del 14.9.2005 e/o qualsiasi altra direttiva, in qualunque modo impartita, di interpretazione o/e, in caso, in contrasto con il diritto del mare quale risulta dalle norme nazionali e internazionali e dalla giurisprudenza sopra richiamate;
L) se la Guardia di Finanza, preso atto che le condizioni meteomarine rendevano impossibile la navigazione della motovedetta V.5006 della Sezione Operativa Navale GDF di Crotone e del Pattugliatore Veloce P.V. 6 ‘Barbarisi’ del Gruppo Aeronavale GDF Taranto abbia segnalato la circostanza alla Capitaneria di porto di Crotone e come, nel caso, abbia risposto quest’ultima;
M) perché il 9 settembre 2020 (e in molti altri casi) la Guardia di Finanza e la Guardia costiera abbiano soccorso un’imbarcazione con 97 persone a bordo in balia delle onde con mare forza 5 diretta sullo stesso tratto di costa, a differenza della notte del 26 febbraio 2023.
Questa difesa, nel rispetto delle vittime e delle persone offese, non ritiene debba accogliersi il richiamo alla ragion di Stato, tale da indurre alla meschinità della tutela della tradizione di un popolo che si proietta nel mare, nel rispetto della sua legge, per confinare, quindi, la tragedia nell’oblio delle fatalità.
La tradizione di un popolo si tutela con la verità”.