Stop the Boats! Lo slogan campeggia in caratteri bianchi su fondo rosso nelle ultime apparizioni pubbliche del primo ministro Rishi Sunak, bene in vista subito sotto il microfono. Martedì 7 marzo, il primo ministro ha presentato a Londra un nuovo disegno di legge sul diritto di asilo. Il progetto vieta a chiunque sia entrato nel Paese, senza visto o altro permesso, di chiedere asilo in Gran Bretagna. “Tratterremo coloro che vengono qui illegalmente e poi li deporteremo entro poche settimane” – ha annunciato Sunak.
Anche nel Regno Unito è stato dunque proposto, e forse sarà presto introdotto, un pacchetto di misure tese al respingimento dei migranti che arrivano attraversando la Manica. Con la revisione draconiana della legge sul diritto di asilo, il governo britannico vuole dissuaderli dall’affrontare il viaggio. La riforma che si vorrebbe introdurre, e che sta suscitando un aspro dibattito nel Paese, riprende nell’ispirazione di fondo quella ventilata da Boris Johnson. “Bo-jo” aveva genialmente pensato di esternalizzare l’accoglienza, trasferendo i malcapitati richiedenti asilo nel Paese, privi di un permesso ufficiale, in campi di detenzione in Ruanda (vedi qui).
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati aveva, a suo tempo, chiarito che la proposta violava i diritti umani e le convenzioni Onu, per cui il disegno di legge fu presto archiviato. Il nuovo provvedimento che Sunak vorrebbe introdurre dovrebbe consentire alle autorità britanniche di imprigionare direttamente chi raggiunge illegalmente il Paese, senza concedere l’opportunità della cauzione, e senza possibilità di fare ricorso, nei primi ventotto giorni di detenzione. Al ministro dell’Interno verrebbe inoltre conferito il potere di respingere i migranti. Solo i minorenni, o chi non è nelle condizioni di salute di prendere un aereo, potranno chiedere di posporre il rimpatrio. In pratica, si proibisce di fare domanda di asilo anche a chi ne avrebbe diritto, una volta che sia giunto “illegalmente” su suolo britannico. Si potrà presentare domanda “da remoto”, in un secondo momento: magari da un bel campo di concentramento in Ruanda, tornato per l’occasione in voga.
La stretta sui migranti ha suscitato reazioni forti nell’opinione pubblica: se il leader laburista, Keir Starmer, ha parlato seccamente di “provvedimento razzista”, ha fatto il giro del mondo la vicenda dell’ex calciatore Gary Lineker, ora seguitissimo commentatore sportivo televisivo (ha circa 8,6 milioni di follower su Twitter), che ha ripetutamente attaccato il governo conservatore sulla questione. Lineker si è espresso in un tweet in maniera estremamente critica sulla politica migratoria, venendo immediatamente sospeso dalla Bbc, che lo ha obbligato a “prendersi una pausa”. Aveva twittato che il linguaggio usato dal governo conservatore, per promuovere la sua controversa legislazione sull’asilo, “non è dissimile da quello della Germania degli anni Trenta”. Il commentatore televisivo si è rifiutato di chiedere scusa, e ha ribadito le sue critiche al progetto di legge.
Rishi Sunak e il ministro dell’Interno, Suella Braverman, hanno reagito con indignazione, chiedendo la testa di Lineker, il cui destino professionale rimane incerto. Certo è che i toni usati dalle figure al governo sono stati tutt’altro che blandi. Suella Braverman, già agli onori della cronaca per le sue posizioni oltranziste sulla immigrazione, ha parlato di uno strumento indispensabile per fermare l’“invasione”, ed è stata accusata, con altri membri del governo, di incitare all’odio contro gli stranieri per il pesantissimo linguaggio utilizzato. Curioso, tra l’altro, che Braverman sia figlia di profughi indo-ugandesi, accolti nel Regno Unito all’epoca del dittatore Idi Amin Dada, proprio in virtù di quel diritto di asilo che sta cercando di limitare.
Per attuare i suoi piani, il governo di Rishi Sunak dipende dalla cooperazione dei Paesi di origine e dei Paesi terzi, in particolare della Francia. Non a caso, dopo le esternazioni sul ridimensionamento del diritto di asilo e sullo stop ai barconi, c’è stato a Parigi un vertice bilaterale tra Sunak e il presidente Macron. La Francia teme infatti “conseguenze negative” per le relazioni bilaterali con la Gran Bretagna, come ha dichiarato il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, a margine di un incontro con i colleghi dell’Unione europea a Bruxelles. Londra accusa Parigi da anni di non controllare in modo sufficientemente rigoroso il Canale della Manica. Solo l’anno scorso, quasi 45.000 migranti avrebbero attraversato illegalmente la Francia per raggiungere l’Inghilterra, una volta e mezzo in più rispetto al 2021. Il tema non è nuovo: nel 2003 l’allora presidente Nicolas Sarkozy aveva firmato il trattato di Torquet, in cui la Francia si impegnava a fermare il flusso dei migranti diretti oltremanica. La questione aveva poi suscitato rilevanti tensioni tra i due Paesi all’epoca della “giungla di Calais”, nel 2015-2016, che aveva visto il tentativo, da parte di molti profughi accampati nel precario insediamento, di spostarsi in Inghilterra.
Nonostante queste premesse, a Parigi il vertice tra Sunak e il presidente francese Macron – il primo bilaterale dopo cinque anni, che aveva come temi principali sicurezza e immigrazione – è finito però a tarallucci e vino. I due hanno entusiasticamente annunciato una nuova iniziativa congiunta su larga scala per arginare le migrazioni attraverso la Manica. La misura prevede, tra l’altro, la creazione di nuovi centri di detenzione e un nuovo programma di sorveglianza aerea. Il piano appare comunque controverso, e non è stato ben accolto dall’opinione pubblica francese, soprattutto per quanto riguarda la proposta di impiegare droni e aerei per controllare i barconi.
Il Regno Unito spenderà in ogni caso, a tal fine, circa 540 milioni di euro nei prossimi tre anni – hanno annunciato i due leader. Una parte di questa somma sarà destinata alla creazione di un centro di detenzione in territorio francese, nel nord del Paese, e sarà accompagnato da un ulteriore dispiegamento di almeno cinquecento militari francesi per sorvegliare le spiagge da cui partono le imbarcazioni dirette nel Regno Unito. Oltre al rafforzamento dell’attuale programma di sorveglianza aerea, che verrebbe dotato di “tecnologie aggiuntive”, si dovrebbe realizzare un centro di coordinamento attivo ventiquattr’ore su ventiquattro, con ufficiali di collegamento francesi permanentemente di stanza nel Regno Unito; e si vorrebbe ottenere una maggiore cooperazione tra la National Crime Agency inglese e la sua controparte francese. Francia e Regno Unito stanno dunque avvicinando le loro posizioni. Sunak ha dichiarato che “il presidente francese è d’accordo con me sul fatto che le bande criminali non dovrebbero decidere chi arriva nei nostri Paesi, da qui questa collaborazione senza precedenti”. Macron, da parte sua, ha fatto rilevare che l’aumento della collaborazione franco-britannica avrebbe “impedito più di trentamila attraversamenti e smantellato reti di contrabbando di persone”.
Il piano di Sunak, però, potrebbe violare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La Commissione europea ha espresso preoccupazione per il previsto inasprimento delle leggi sul diritto d’asilo nel Regno Unito. La commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha dichiarato di avere chiesto al ministro britannico Suella Braverman “se tutto questo rispetti gli obblighi internazionali”. Braverman ha risposto di ritenere di sì, “ma dobbiamo approfondire ulteriormente la questione”, ha rimarcato la commissaria europea per gli Affari interni. Le osservazioni di Johansson, del resto, non sono isolate: parlando a Bruxelles, il ministro dell’Interno austriaco, Gerhard Karner, ha affermato che la discussione in Gran Bretagna ha dimostrato che “la pressione sull’Europa sta diventando sempre più forte, per quanto riguarda la migrazione illegale e il diritto di asilo”. L’Unione europea dovrebbe quindi non solo migliorare la protezione delle sue frontiere esterne, ma creare anche “nuove possibilità legali” di ingresso.
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha dichiarato di essere “profondamente preoccupata” dal disegno di legge che, se approvato, equivarrà all’imposizione di un “divieto di asilo”, che lo rende una “chiara violazione della Convenzione sui rifugiati”. In un comunicato si legge: “La legislazione, se approvata, equivarrebbe a un divieto del diritto di asilo – estinguendo il diritto di chiedere protezione come rifugiato nel Regno Unito per coloro che arrivano in modo irregolare, indipendentemente da quanto genuina e convincente possa essere la loro richiesta, e senza alcuna considerazione delle loro circostanze individuali”.
L’impressione, al di là delle questioni etiche e politiche sollevate dal progetto – che sono certo di grande rilevanza per l’Europa intera, con implicazioni che trascendono la Brexit –, è che il primo ministro britannico stia cercando un modo per distogliere l’attenzione dalla durissima crisi economica e sociale che il Regno Unito sta attraversando. La ricetta è quella anche a noi nota: stop alla immigrazione illegale! Gettata la maschera dell’accorto tecnocrate, in grado di rassicurare i mercati dopo le turbolenze provocate dalla precedente premier, Liz Truss, ora Sunak cerca disperatamente di risalire nei sondaggi, che danno i conservatori di parecchie lunghezze indietro rispetto ai laburisti per la prossima tornata di elezioni politiche, previste per l’autunno-inverno 2024. E lo fa giocando sporco, parlando alla pancia del Paese.