L’invasione del Partito democratico da parte di una società civile metropolitana, abbiente e ambiziosa, che ha soverchiato gli apparati amministrativi raccolti attorno al richiamo del presidente regionale emiliano Bonaccini, ci dice che si è ormai del tutto esaurita la spinta propulsiva della governabilità per la governabilità, che aveva guidato la convergenza dei ceti gestionali dell’ex Pci e della vecchia sinistra democristiana, inchiodando il partito nelle anticamere del governo fin dalla sua nascita.
L’affermazione di Elly Schlein non autorizza di per sé a un’aspettativa di svolta strategica, ma sicuramente butta fuori dal ring le ombre di quel piccolo mondo antico che continuava a tenere in ostaggio memorie e rimpianti del glorioso passato, usandole come giustificazione per le proprie acrobazie governiste. Potremmo dire che il sorprendente sorpasso subìto dal presidente dell’Emilia-Romagna completa, con almeno dieci anni di ritardo, le suggestioni liberal del Veltroni del Lingotto, nel momento dell’atto fondativo del Pd, quando si proclamava la piena discontinuità dalla tradizione della lotta sociale della sinistra, ma non si riuscì a definire il perimetro di un nuovo campo sociale che non coincidesse con la permanente presenza a Palazzo Chigi o nei suoi pressi.
Al di là delle sue esplicite dichiarazioni, la biografia politica e culturale della nuova segretaria parla da sola: abbiamo dinanzi la traduzione in italiano di una delle migliori esperienze di radicalismo dei diritti e di progressismo dei sentimenti. Schlein – questo è innegabile – porterà la sinistra italiana nel Ventunesimo secolo, facendolo entrare dalla porta di una globalizzazione delle ambizioni di una neo-borghesia globale, che si basa su un’allenza universale fra i primi e gli ultimi, lasciando ai propri competitori reazionari i ceti intermedi di questa gigantesca forbice sociale.
Milano, quartiere di quella metropoli universale dove risiedono i primi ma sono assistiti gli ultimi, è la capitale di questo nuovo pensiero, che già sta logorando l’egemonia leghista delle province assediate dalle grandi aree urbane. Per diventare speranza di una sinistra del nostro tempo, la nuova leader dovrà dare due risposte e compiere una scelta.
Le risposte riguardano due temi fondamentali, che rendano la sinistra un contendente e non un complice del capitalismo finanziario e tecnologico. Il primo dei due quesiti riguarda proprio la sfida al teleologismo dei poteri di calcolo. Per teleologismo intendiamo quella visione che attribuisce dall’esterno un fine a ogni oggetto: il martello batte i chiodi, le auto ci trasportano. Oggi questa concezione sta investendo la stragrande maggioranza dell’umanità, i cosiddetti calcolati, a cui i calcolanti, l’aristocrazia delle nuove intelligenze artificiali, attribuiscono comportamenti e obiettivi. Come pensa di impegnare le forze che si sono espresse a suo favore in questo scontro sociale che si profila? Il secondo tema riguarda l’integrazione dei mondi del lavoro in una mobilitazione che rivendichi il primato del capitale umano già nella fase di progettazione dei nuovi sistemi automatici, riportando il lavoro al centro della scena.
Infine, il nodo del partito: come ridare forma a una macchina politica che, in totale discontinuità con le esperienze del secolo scorso, connetta impegno e decisione, promuovendo forme di democrazia della mobilitazione e del conflitto? In sostanza, Elly Schlein quante altre Elly Schlein è disposta a tollerare nella propria gestione politica?