Alla vigilia della sentenza del processo “Ruby ter”, nel quale la procura della Repubblica di Milano ha chiesto sei anni di reclusione per Silvio Berlusconi, una secca nota di Palazzo Chigi ha fatto sapere, ieri 13 febbraio, che è stata revocata la costituzione di parte civile. Lo Stato non si sente danneggiato dalle eventuali conseguenze della sentenza. O meglio, si sentiva danneggiato all’epoca del governo Gentiloni che, nel 2017, decise di costituirsi parte civile; oggi, i nuovi assetti di potere hanno ribaltato la valutazione. Berlusconi è accusato di avere comprato il silenzio e le falsità di ventisette testimoni dei festini osé di Arcore, ospiti e collaboratori: secondo la procura, oltre dieci milioni di euro e quattro case date nel tempo alle “olgettine”, le ragazze invitate alle cene, dovrebbero essere confiscati all’ex presidente del Consiglio. Il processo dunque non è uno scherzo, ma nell’Italietta di Giorgia Meloni lo diventa.
La scelta di Palazzo Chigi è tutta interna ai rapporti di forza nell’attuale maggioranza, piuttosto tesi e indisciplinati. Giorgia ha pensato così di fare una regalia a un ex sovrano per neutralizzarne lo spirito battagliero, che lo porta a dire quel che crede seppure inopportuno: più di tutto il suo pensiero – ci sentiamo di dire genuino e fuori dalle verità consacrate – sulla guerra in Ucraina può aprire seri problemi all’ultra-atlantica Meloni.
Ecco allora la mossa politica che ci ricorda le pochezze del regime attuale e le caratteristiche di quello salito al potere nel post-guerra fredda. Il politologo Giorgio Galli, con la sua sagacia di analisi, denominò la fase di potere aperta da Berlusconi come quella del Cavalierato. Un regime nel quale, prima di tutto, dovessero essere soddisfatti i bisogni del capo, le sue esigenze finanziarie e di falsi bilanci, i suoi pruriti sessuali, i suoi desideri di essere appagato da una cerchia di servi osannanti, nelle serate di Arcore, con quella triste schiera di giovani donne che offrivano il proprio corpo ai suoi giochi e a quelli dei suoi amici. Fu la cifra fondamentale di una fase che ha rappresentato per l’Italia un momento di grave declino economico e culturale. Un Cavalierato che ha umiliato il Paese, lo ha impoverito e piegato.
I consiglieri di Giorgia devono avere pensato che, per tener buono l’ingombrante o meglio ormai solo imbarazzante alleato, dovrebbe bastare qualche briciola gettata in terra, che ricordi all’interessato i fasti del suo potere, e lo celebri, naturalmente.