Si sta riscaldando l’ambiente politico sarzanese, e non solo in vista delle candidature alle prossime elezioni comunali, previste per la primavera del 2023. Sarzana non è un grande Comune, ha 22.000 abitanti, il secondo come dimensione della provincia della Spezia, dopo il capoluogo; ma ha una forte importanza simbolica, che va ben oltre le sue dimensioni. Sarzana è stato uno dei primi Comuni in Italia conquistato dal Partito socialista nel 1904. Non solo Sarzana è nota nella storia italiana per avere offerto un episodio di resistenza armata al fascismo squadrista, quando il 21 luglio 1921 oltre seicento armati fascisti furono respinti dai carabinieri e dai cittadini, lasciando ben diciotto morti sul terreno. Dal 2018 è diventato un perno fondamentale del sistema di potere di Toti, che proprio da qui è partito.
Nelle elezioni del 2018 la destra prese il 33% al primo turno. Un sindaco impresentabile e abili giochetti di personaggi spregiudicati, che avevano creato una lista di disturbo in probabile accordo con la destra, oltre a una frammentazione della sinistra, anche di quella onesta, hanno consentito alla destra di vincere al ballottaggio.
Si è annunciata ora la candidatura di un ex sindaco, oggi settantenne, Renzo Guccinelli, eletto sindaco per il Pds nel 1994, poi assessore per dieci anni nella giunta Burlando in Regione, ove era noto anche per la sua abbronzatura. Nel frattempo, Guccinelli – da due anni uscito dal Pd – tende a presentarsi come “civico”, raccogliendo l’immediato sostegno di Italia viva e di ambienti legati a vecchie politiche di gestione di potere e clientele. Guccinelli è persona popolare, simpatica, che ha sempre intrattenuto relazioni cordiali con i cittadini, ed è quindi ricordato soprattutto dai più vecchi militanti ex comunisti con nostalgia. Si è così diffusa una “leggenda”, secondo la quale solo lui sarebbe in grado di arrivare alla vittoria elettorale.
Un gruppo di giovani e giovanissimi, che ha raccolto 160 firme, chiede invece alla sinistra un profondo rinnovamento e una netta discontinuità col passato delle giunte di centrosinistra, non esenti da politiche di cementificazione del territorio, di clientelismo, di disordine commerciale e di scarsa attenzione ai bisogni dei ceti deboli e dei giovani. In realtà, senza una forte svolta innovativa nei programmi, nei metodi, negli uomini e nella perimetrazione di un’eventuale coalizione, le speranze di rivincita sono assai poche. Soprattutto se i 5 Stelle (14% alle recenti politiche) non partecipassero all’alleanza, così come se non ci fossero forze come Articolo uno, Sinistra italiana, verdi, Rifondazione comunista, oltre a forze civiche, espressione di movimenti, circoli culturali, associazioni di rappresentanza.
Sarzana può tornare a essere un laboratorio dal quale potrebbe partire una riscossa della sinistra in un’area molto più vasta e, infine, mettere in discussione anche la maggioranza “totiana” in Regione. Nell’altro caso, si andrebbe sicuramente incontro o a una sconfitta o – nella migliore e poco probabile delle ipotesi – al ripetersi di una vetusta pratica politica, che ha già perso secondo le indicazioni che scaturiscono dalle elezioni politiche del 25 settembre.
*Presidente del Circolo Pertini di Sarzana