La Cgil torna in piazza per la prima manifestazione con la destra al governo, e nello stesso tempo apre le sue porte ai lavoratori e ai cittadini. Lo slogan è “ascoltare il lavoro”. Il doppio appuntamento è fissato per sabato 8 ottobre, con un corteo che partirà da piazza della Repubblica e si concluderà a piazza del Popolo, a Roma, con l’invito nel pomeriggio dello stesso giorno a visitare la sede storica di Corso d’Italia, a un anno esatto dall’assalto neofascista di Forza nuova.
“Non abbiamo deciso questa manifestazione dopo le elezioni – ha spiegato il segretario generale Maurizio Landini – e sarà piuttosto l’occasione per rilanciare le nostre proposte. Il governo dovrà ascoltare i sindacati prima di prendere le scelte fondamentali soprattutto in tema di legge di Bilancio. La Cgil, come ha sempre fatto, giudica i governi nel merito. Noi siamo un sindacato confederale che ha l’ambizione di rappresentare tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare”. Presentando l’iniziativa, Landini ha parlato ovviamente anche del contesto politico e ha detto di essere soprattutto molto preoccupato per la crescita esponenziale dell’astensione. C’è ormai un distacco profondo dei lavoratori dalla politica. L’Italia è spaccata e solo un cittadino su due vota. Ma nel merito della consultazione del 25 settembre, e dei flussi elettorali, la Cgil sta preparando un’analisi dettagliata, che sarà presentata a giorni con il commento politico del segretario Landini.
Il governo non è pronto
Il contesto è chiaro – anche rispetto a quello che sta succedendo in queste ore. Il governo ancora non c’è, ma nella coalizione di destra cresce la tensione sui ministeri chiave e sulle prime scelte da fare. Salvini ha perfino parlato di possibile “appoggio esterno”, se non otterrà il Viminale, una formula che ci riporta indietro di decenni. Ma se sulle poltrone non c’è accordo, sulla linea politica del governo di destra-centro i punti del programma elettorale dei tre partiti della coalizione, e soprattutto i comizi elettorali, erano stati espliciti, con alcuni capisaldi come l’abolizione del reddito di cittadinanza e il no alla legge sul salario minimo. Anche se poi, ottenuto il successo elettorale che dovrebbe portarla a palazzo Chigi, la candidata premier Giorgia Meloni ha scelto la formula della comunicazione aperta evitando (per ora) di evocare scontri ideologici con i sindacati e l’opposizione. Una scelta tattica che le ha fatto già incassare il “tesoretto” di Draghi. La stessa Meloni, in piena campagna elettorale, era stata costretta a correggere il tiro dei suoi attacchi alla Cgil. Ha dovuto spiegare, infatti, il senso del suo auspicio: “Sogno un Paese in cui per fare l’insegnante non si debba essere obbligati ad avere la tessera Cgil in tasca”.
Palazzo Chigi ascolti i sindacati
La Cgil risponde con la difesa della Costituzione, ma “senza pregiudiziali” al confronto con il prossimo governo sui temi economici e sociali, perché appunto gli esecutivi vanno misurati su quello che fanno. Per Landini, “le emergenze che c’erano prima delle elezioni ci sono ancora di più oggi, la gente alla fine del mese non ci arriva, le bollette continuano ad aumentare. Lo stesso documento, presentato dal governo uscente, indica per il prossimo anno un rischio recessione, con una caduta secca della crescita del nostro Paese. Noi vogliamo che tutto questo non si traduca in un arretramento dei diritti e una ulteriore perdita dei posti di lavoro. Ci vogliono interventi adesso, che affrontino il caro bollette, mettendo un tetto al prezzo del gas e tassando gli extraprofitti delle imprese, da ridistribuire ai salari e alle pensioni”.
Dall’agenda Draghi all’agenda Cgil
Per il mondo del lavoro, ha spiegato Landini ieri, giovedì 29 settembre, durante l’assemblea della Cgil di Roma e del Lazio, ci sono alcune priorità che non sono più rimandabili. I punti dell’agenda Cgil sono dieci: fissare un tetto alle bollette, protezione del lavoro, salario minimo, legge sulla rappresentanza, aumentare il netto di salari e pensioni. Aumentare il trattamento economico della cassa integrazione; no alla flat tax, sì a una riforma progressiva del fisco con l’abbattimento dell’evasione e dell’elusione fiscale; superamento del jobs act (eredità del governo Renzi) partendo dal contrasto alla precarietà, introducendo un contratto unico di ingresso a contenuto formativo e l’equo compenso per le partite Iva; definizione di un piano per la piena e buona occupazione in particolare per giovani e donne. Riduzione e redistribuzione dei tempi di lavoro; estensione a tutto il sistema degli appalti e dei subappalti privati del rispetto e applicazione dei contratti nazionali e delle clausole sociali. La Cgil dice anche basta alle morti sul lavoro attraverso la prevenzione, la formazione, la salute e la sicurezza garantite ed esigibili. Si punta inoltre a un grande investimento finanziario nel sistema pubblico, che garantisca la centralità del servizio sanitario pubblico e universalistico, e proceda a un piano straordinario di assunzioni pubbliche e di stabilizzazione del personale precario. Garantire una misura universale di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza. Il sindacato è anche contro l’autonomia differenziata per le Regioni e intende incentivare un sistema nazionale universale.
Il nodo pensioni
Sulle pensioni, tema centrale e molto sentito su cui con i governi precedenti era stato avviato un dialogo costruttivo, la Cgil torna a chiedere la modifica radicale della riforma Fornero, ricostruendo un sistema previdenziale pubblico, solidaristico ed equo. Si rilancia anche l’idea di una legge per la non autosufficienza. “La riforma Fornero va radicalmente cambiata – si legge nel decalogo Cgil – ricostruendo un sistema previdenziale pubblico, solidaristico ed equo, che unifichi le generazioni, riconosca il lavoro di cura, un sistema flessibile di uscita e il diritto a un pensionamento anticipato per chi ha svolto condizioni di lavoro gravose. È necessaria una legge nazionale per la non autosufficienza e nuove politiche per l’invecchiamento attivo, politiche inclusive per le persone con disabilità e una piena integrazione sociale e lavorativa per i cittadini migranti”.
Politica industriale e transizione
Gli ultimi due punti del decalogo riguardano temi strategici per un Paese che non ha mai avuto una politica industriale degna di questo nome. La Cgil parla di nuove politiche industriali e della costituzione di un’Agenzia per lo sviluppo. Recuperare i divari territoriali e di sviluppo attraverso la riqualificazione delle grandi periferie urbane, delle aree interne e incrementare l’edilizia pubblica e sociale. In questo momento storico è più che mai necessario pensare a politiche industriali per il futuro. I cambiamenti sono profondi e destinati ad avere un forte impatto sul lavoro e sull’industria. La proposta è quella di costruire un’Agenzia per lo sviluppo che abbia l’obiettivo di superare i divari territoriali, anche attraverso la riqualificazione delle grandi periferie urbane, delle aree interne e incrementando l’edilizia pubblica e sociale. L’agenzia dovrà anche definire le priorità e contribuire ad aprire nuove opportunità per investimenti pubblici e privati, nei settori strategici per il futuro del Paese.
Infine, si propone un piano nazionale per un nuovo modello di sviluppo. “Giusta transizione, innovazione digitale, riconversioni industriali devono essere accompagnate da piani e strumenti che garantiscano tutela sociale, riqualificazione e formazione per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti nei processi di riconversione”. L’obiettivo è sempre lo stesso: non lasciare indietro nessuno e garantire una migliore occupazione. Serve un piano strategico che consenta al Paese di raggiungere nel medio periodo l’autonomia energetica. Servono poi nuove politiche industriali capaci di accettare le nuove sfide che i mercati impongono, ed è sempre più necessario investire nel Mezzogiorno, che deve recuperare il gap con il resto del Paese. Solo così l’Italia potrà crescere in maniera veloce, moderna e soprattutto equa.
Sul reddito di cittadinanza
Intanto si moltiplicano le indiscrezioni sul futuro del reddito di cittadinanza, uno dei primi obiettivi per fare cassa del futuro governo Meloni. La candidata premier non ha mai nascosto l’intenzione di abolirlo. Ora cominciano a circolare le prime indiscrezioni. Secondo Gianfranco Pichetto, viceministro uscente allo Sviluppo economico e responsabile economia di Forza Italia, ridimensionare il reddito di cittadinanza avrebbe l’effetto indiretto di stimolo al lavoro. “Cominciare a ridurre a una sola chiamata che se rifiutata fa perdere il reddito di cittadinanza – dice Pichetto – potrebbe essere un primo passo fondamentale. Sono passi che da un lato non costano, ma che intervengono sul sistema produttivo”. “Il reddito di cittadinanza non va cancellato – ha detto invece Landini, a margine dell’assemblea della Cgil di Roma e Lazio –, può essere migliorato, ma non va tagliato, perché purtroppo la povertà è aumentata”. Landini lega il reddito di cittadinanza ad altre due riforme che la Cgil ritiene cruciali per difendere i lavoratori e gli strati più deboli della società. “Il reddito di cittadinanza, il salario minimo e la legge sulla rappresentanza sono temi particolarmente importanti”. Varare una legge sulla rappresentanza, infatti, sarebbe importante perché i contratti nazionali, se firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, allora avrebbero “un valore di legge generale: non solo i minimi salariali ma anche i diritti, le ferie, la malattia diventano diritti di tutte le forme di lavoro, sia del lavoro subordinato che autonomo”.
Torna il quadro vandalizzato di Ennio Calabria
Per la giornata dell’8 ottobre, oltre alla manifestazione di piazza, la Cgil sta organizzando l’apertura serale della sede con proiezioni video e visite guidate. Il segretario generale, Maurizio Landini, alla presenza del grande artista Ennio Calabria (da sempre amico della Cgil) inaugurerà il quadro vandalizzato durante l’assalto fascista del 9 ottobre 2021 e restaurato per volontà del ministero dei Beni culturali. Lo stesso artista poi regalerà al sindacato una nuova opera, che sarà presentata per l’occasione. L’iniziativa proseguirà il giorno successivo, domenica 9 ottobre, con una tavola rotonda “Una rete internazionale antifascista per lavoro diritti e democrazia”. Prevista la partecipazione di Gilbert F. Houngbo, direttore generale Oil (videomessaggio); Luca Visentini, segretario generale Confederazione europea dei sindacati; Oliver Roepke, presidente Gruppo lavoratori comitato economico e sociale europeo; Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani; Luigi Sbarra, segretario generale Cisl; Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil; Camilla Piredda, coordinamento nazionale Udu. A seguire, ci saranno gli interventi delle delegazioni dei sindacati europei e internazionali. Coordina Gianna Fracassi, vicesegretaria generale. Le conclusioni saranno affidate a Landini.