“Tutti in alto per la battaglia finale!” gridava il giostraio, e i dischi volanti salivano per mitragliarsi a vicenda. Chi rimaneva su, mentre gli altri venivano abbattuti, vinceva un altro giro. È un po’ il clima che si respira in Liguria, mentre si cominciano finalmente a profilare con chiarezza i nomi dei candidati alla prossima tornata elettorale. Al momento le certezze riguardano le liste dei collegi plurinominali; i candidati per gli uninominali verranno invece indicati entro il prossimo lunedì. Il Pd ha definito a grandi linee i nominativi il 16 agosto. Nel collegio proporzionale della Camera (in cui, come abbiamo già ricordato, verranno eletti in tutta la regione solo sei deputati per effetto della riforma), il capolista sarà Andrea Orlando, ministro del Lavoro nel governo Draghi. Poi sono certi i nomi di Valentina Ghio, segretaria regionale del partito e sindaca di Sestri Levante, e Alberto Pandolfo, consigliere comunale ed ex segretario provinciale.
A rappresentare il Ponente, ci sarà Aurora Lessi, consigliera comunale di Savona. Rimangono da individuare gli altri due candidati, sui cui nomi circolano molte indiscrezioni, senza che per ora ci sia alcuna certezza. Al Senato, in cui sono disponibili tre posti nel proporzionale, ricompare tra i candidati Lorenzo Basso, già deputato nella precedente legislatura, che correrà stavolta come capolista, insieme con un’altra figura di spicco del partito a Genova, Cristina Lodi, rieletta a giugno in Consiglio comunale, e Giancarlo Furfaro, coordinatore di Articolo uno, in Valpolcevera. Come avevamo anticipato, non si ripresenta invece la senatrice Roberta Pinotti, ex ministra della Difesa nel governo Renzi.
In realtà i posti “sicuri” sono un numero paurosamente esiguo: dovrebbero essere certi (a meno che il Pd non riesca a eleggere nemmeno i capilista, ipotesi estremamente remota) il ministro Orlando, che ritorna in Liguria, dato che quattro anni fa era stato eletto nel collegio di Parma, e Lorenzo Basso, che dunque dovrebbe riportare una rappresentanza genovese del Pd a Roma. Alla Camera, anche Valentina Ghio ha buone chance. Sebbene, stando così le cose, in casa del Pd ligure a oggi nessuna donna sia certa dell’elezione, visto che solo i due capilista hanno la pressoché completa sicurezza di entrare in parlamento – e sono due uomini.
Per quanto riguarda le correnti interne al partito, sono rimaste escluse dai posti considerati sicuri le componenti di Base riformista e AreaDem. La cosa non ha mancato di creare malumori, per lo più espressi in privato, ma in alcuni casi anche pubblicamente, come in quello del parlamentare savonese uscente Franco Vazio, che ha reso noto che non sarà candidato, ma ha segnalato sommessamente di ritenere “sbagliate” le scelte dei vertici del partito, dato che la selezione operata “lascerà il Ponente della Liguria, da Varazze a Ventimiglia, senza alcun rappresentante del Pd in parlamento”, e ha però aggiunto che non è sua “intenzione sollevare alcuna polemica”.
Per quanto riguarda gli uninominali, per ora ci sono solo ipotesi e c’è già qualche defezione: tra i nomi in lizza, si era parlato dell’ex capogruppo Pd in consiglio comunale Alessandro Terrile, che però ha confermato che non si presenterà: “Ringrazio la direzione nazionale del Pd che ha proposto la mia candidatura alla Camera dei deputati nel collegio uninominale 2 (Genova Ponente)”. Molto diplomaticamente, ha aggiunto: “È un collegio molto competitivo, che sono certo il 25 settembre potrà premiare il candidato o la candidata del centrosinistra”. Anche Terrile ha fatto filtrare qualche critica, concludendo la sua dichiarazione in questo modo: “Avendo ascoltato la lista dei candidati che ci è stata letta ieri notte in direzione nazionale (…), ritengo siano necessarie scelte ancora più innovative, che valorizzino più donne e più giovani di quanto sia stato proposto”. In realtà il collegio uninominale 2 non pare particolarmente “contendibile”, dovrebbe essere appannaggio delle destre. I maligni sottolineano che gli appelli a candidature “giovani”, che dovrebbero “emergere dal basso”, riguardano in particolare collegi considerati “persi”, in cui si potrebbe scegliere di fare correre giovani “kamikaze”.
Dalla segreteria del Pd locale, giunge l’assicurazione che anche per i nomi dell’uninominale è solo questione di ore, ma se il programma originario era quello di piazzare due potenziali portatori di voti, come Terrile e Vazio, in due collegi più o meno “contendibili”, come Genova 2 e Genova 3, dopo le dichiarazioni di cui sopra, gli elenchi andranno rifatti. Si è anche pensato a una opzione “estrema”, nel caso non si trovassero tutti i nomi necessari a coprire i sei collegi, che potrebbe essere quella delle candidature multiple, con alcuni dei nomi importanti presenti nel listino bloccato che si impegnerebbero anche nelle sfide uninominali.
Sul fronte del sedicente centrodestra, la situazione è ancora più nebulosa. La Lega ha presentato ieri alla segreteria nazionale di Milano la rosa dei ventiquattro nomi da cui usciranno i candidati alla Camera e al Senato. Sono presenti figure in gran parte di noti amministratori locali e assessori comunali, ma la scelta definitiva avverrà nei prossimi giorni, dato che il deposito delle liste a Roma è previsto per il 21 agosto. Anche i candidati di Fratelli d’Italia saranno resi noti a breve, come si è limitato a riferire il coordinatore regionale, Matteo Rosso. Forza Italia è in attesa di un via libera che arriverà direttamente da Berlusconi. Per Giovanni Toti, presidente ligure e leader di Italia al centro, la questione è ancora più complicata, sia perché la lista Noi moderati riunisce ben quattro forze politiche, sia perché nel puzzle rientra la giunta regionale. Anche se Toti ha dichiarato che non avanzerà una sua candidatura, dato che preferisce rimanere al vertice della Regione. Tuttavia, un quadro piuttosto verosimile esiste già, perlomeno per quanto concerne la distribuzione dei seggi della quota uninominale: due dovrebbero toccare alla Lega, due a Noi moderati, uno a Forza Italia e uno a Fratelli d’Italia.
Il partito di Giorgia Meloni rinuncerebbe a una candidatura, ma pare che l’accordo presupponga uno scambio alla pari con un’altra regione, probabilmente la Calabria. In base a quanto concordato finora, alla Lega andrebbe il collegio di Imperia-Savona alla Camera e il collegio di Levante (che comprende una parte del comune di Genova) al Senato. È data pressoché per blindata la ricandidatura della senatrice uscente Stefania Pucciarelli di Sarzana, già sottosegretaria alla Difesa nel governo Draghi, e vincitrice all’uninominale nel 2018.
Con la stessa logica, potrebbe darsi pressoché confermata la deputata di Loano, Sara Foscolo. Il segretario regionale della Lega, Edoardo Rixi, che le voci indicano come possibile ministro delle Infrastrutture, se vincerà il centrodestra, dovrebbe essere collocato in una posizione di tutta tranquillità, capolista nel proporzionale alla Camera o al Senato. Toti, per quanto lo riguarda, ha dichiarato che nei due posti a sua disposizione non ci saranno “paracadutati” ma amministratori del territorio.
Per quanto riguarda i 5 Stelle, si sono concluse da poco le “parlamentarie”, e, anche se il polverone che si è alzato su tutta la procedura non permette ancora di sapere chi ne sia uscito vincitore, molti dei nomi in lizza erano noti. In ventinove concorrono per avere la possibilità di essere candidati alla Camera: il portavoce nazionale uscente Roberto Traversi, già a Roma nell’ultima legislatura, Manuel Meles, candidato sindaco a Savona nel 2021, l’ex consigliere comunale di Genova Fabio Ceraudo, e altre figure della scena politica locale. Sono in nove, invece, in lizza per un posto al Senato – e tutti uomini. Tra loro anche Luca Pirondini, consigliere comunale a Genova. Da questa rosa, dovrebbero quindi uscire i candidati del M5S in Liguria, a meno che dal listino di diciotto nomi di fedelissimi preparato da Giuseppe Conte non venga fuori qualche figura da dirottare nei collegi liguri. Nella base del movimento, che proprio a Genova aveva uno dei suoi punti di forza, è però grande il disorientamento, e circola una crescente sfiducia riguardo ai metodi di selezione.
Il quadro comincia dunque a prendere forma, tra inquietudini, timori di un “cappotto” da parte delle destre, e la sola certezza di una perdita di rappresentanza complessiva della Regione a Roma. Il taglio dei parlamentari punisce la Liguria, riducendo il numero degli eletti e allentando i legami con i territori. Ripensando a quanto sta accadendo, sia pure in un ambito locale molto specifico come quello ligure, appare evidente come vi sia una sorta di occulta eterogenesi dei fini nel “rosatellum”: lì dove nella legge elettorale vi era un evidente intento di controllo politico dall’alto delle liste e delle candidature, in una tarda e postuma conferma della legge ferrea della oligarchia, analizzata più di un secolo fa da Roberto Michels nel suo studio sulla sociologia dei partiti politici, la rarefazione dei posti disponibili crea invece discussioni, divisioni, conflitti, personalismi. Un sistema elettorale, che si proponeva come un meccanismo di autoriproduzione delle élite politiche, rischia di reinnescare, involontariamente, un dibattito politico dal basso a lungo stagnante, se non quasi completamente assente.
Per ora, certo, si può solo constatare come la contesa per i pochi posti sia oltremodo accesa, e susciti contestazioni e vivaci polemiche; ma non rimane ormai che aspettare il fatidico comando del giostraio per vedere quale disco volante sarà premiato con un altro giro…