Ieri, 2 maggio, ho seguito buona parte del programma di Michele Santoro sulla guerra in Ucraina e ho capito che il problema che ci troviamo davanti è molto semplice: esiste il diavolo? Il diavolo deve esistere perché ne abbiamo un tremendo bisogno! Allora la cosiddetta “stampa di regime” si mobilita a mostrarci che il diavolo esiste, è la Russia, Putin, i suoi generali, quindi solo la sua sconfitta può salvarci. Questo produce una risposta simmetrica da parte della cosiddetta “stampa anti-regime”: il diavolo esiste, ma è l’America, la Nato, i generali ucraini, quindi solo la loro sconfitta può salvarci.
Questo modo di ragionare rende evidente che il problema non è la realtà, ma la sua interpretazione e il nostro eterno bisogno del diavolo, della sua materializzazione. Il problema non è la corruzione, l’onestà, Putin, la Nato, ma appunto il diavolo. Se non lo troviamo siamo fritti! Serve disperatamente il diavolo, ma uno in carne e ossa, con un nome, un cognome, un indirizzo. Solo questo può farci sentire tranquilli: abbiamo scoperto chi è il diavolo, dunque possiamo metterci con gli angeli.
Colorare questo bianco e nero è impossibile. Durante il programma di Santoro, ho sentito molte cose intelligenti, per me condivisibili; ma ho anche visto da parte della regia una rappresentazione del popolo ucraino incredibile: se bisognasse davvero denazificarlo si estinguerebbe. Ho visto solo nazisti, infatti. Di quei sindacati che in epoca Covid-19 hanno lottato per i diritti dei minatori, per portare la loro paga da 300 a 1000 dollari mensili, tanto per fare un piccolo esempio, non c’era traccia. Ora sono nel meccanismo di difesa delle città occupate, quei sindacalisti. È solo un esempio, piccolo, che mi ha fatto ricordare come nelle rappresentazioni filo-americane non avevo mai visto le immagini del massacro di Odessa.
Così mi chiedo: siamo sicuri che il diavolo esista? Mi ricordo così di una strana parabola, quella che dice che grano e zizzania crescono insieme: vuoi vedere che è davvero così? Ma se fosse così ci serviva di portare il mondo che non accetta di piegarsi alla logica della “vittoria”, invocata ora dagli americani, a non ricordarsi che “vittoria” è la parola scelta anche da Putin sin dall’inizio della sua operazione militare? E se fosse la “vittoria” il diavolo? Tutto sommato, il popolo ucraino vuole vincere o vuole la pace? Vuole il ritiro o la sconfitta dell’aggressore?
A me sembra che sulla pelle di un popolo – che conosco poco, ma che non può essere, come nessun popolo al mondo, un popolo di nazisti – si stia giocando la nostra partita manichea. La verità è una, i colori sono due: o si sta da una parte o si sta dall’altra. Basta discutere, basta argomentare, basta capire! E basta anche diritto internazionale, diritti umani, rispetto delle persone. La verità è unica, indiscutibile, facile, a portata di mano, per tutti, nascosta dal corrotto mondo americano, o calpestata dall’unico e totale mostro russo!
La sensazione è che in questo schema un estremismo totalizzante ne richieda un altro. Il tuo estremismo è talmente spudorato da dovermi indurre a essere altrettanto estremista. Così, alla fine, il primo estremismo esiste perché esiste il secondo e questa schiacciasassi elimina ogni altra posizione. Bisogna scegliere: qual è il diavolo tra i due? Abituati a racconti binari non ci rendiamo conto che si tratta dello stesso identico racconto, rovesciato. Il diavolo è quello! No, il diavolo è quell’altro!
Siccome, guarda un po’ il caso, tutti e due i campi hanno recentemente convenuto di eliminare il diavolo dal conflitto siriano, dove tutti gli eserciti presenti erano improvvisamente angelici (russi, siriani, iraniani, americani, cinesi, inglesi, francesi), entrambi rimuovono questo pernicioso e scomodo precedente molto collegato. Perché sarebbe scomodo, per gli uni, dire che Putin ha invaso – questo ha fatto – un Paese per dilaniarne il popolo esausto di una dittatura che durava da mezzo secolo; e per l’altro campo ammettere di avere avallato la sua invasione in un’ottica spartitoria che delegava al russo la scomoda difesa dell’utile tiranno. Qui il diavolo, per tutti, era l’Isis. Ma come sia emerso questo Isis non si vuole capire, non si vogliono vedere usi e strumentalizzazioni, come non si vuole vedere il complesso di colpe e errori che hanno condotto all’invasione.
Vedere questo, con entrambi gli occhi, non giustificherebbe l’Isis nel primo caso, così come non giustificherebbe l’invasione russa nel secondo. Ci risparmierebbe però di rendere due popoli, quello siriano e quello ucraino, due diavoli – terroristi i primi, nazisti i secondi –, e ci aiuterebbe a costruire la pace. Non la guerra. Ma siccome non siamo in pace con noi stessi, abbiamo bisogno di trovare il diavolo in qualcun altro, sempre.