Martedì primo marzo si discuterà al tribunale civile di Napoli l’istanza di revoca dell’ordinanza cautelare che ha sospeso le modifiche statutarie del Movimento 5 Stelle, e quindi l’incoronazione alla carica di presidente dell’ex premier Giuseppe Conte, emessa il 3 febbraio scorso. Per i 5 Stelle è stato un inciampo regolamentare che ha scosso l’associazione, il Movimento, il partito. Ne ha messo in crisi la vita, sollevando il tema della democrazia interna, delle sue regole e dei gruppi dirigenti.
Una settimana ancora prima che il tribunale confermi la sospensiva o la revochi. I sostenitori di Giuseppe Conte furono subito espliciti nel negare che la decisione del magistrato potesse influenzare la scelta del 98% degli iscritti di eleggerlo a capo del Movimento. E oggi essi sperano che il tribunale di Napoli decida, facendo prevalere la volontà e l’autorità politica rispetto ai cavilli e alle leggi. È una lacerazione, per i 5 Stelle, un vulnus che si deve ricucire: “Non è possibile che si metta in crisi il gruppo dirigente di un movimento politico perché il singolo o il gruppetto di militanti non accettano di seguire le decisioni degli organismi interni”.
C’è rancore dentro il Movimento. Giuseppe Conte, del resto, non ha nascosto la sua disapprovazione per le decisioni del tribunale di Napoli, e ora aspetta di essere risarcito con l’annullamento della sospensione dalla carica. Ma bisogna superare lo scoglio della decisione della magistratura, che nasce dal convincimento che non siano state rispettate regole sostanziali, quelle che disciplinano il quorum per la validità dei deliberati assembleari. Nei giorni scorsi, l’ex reggente dei 5 Stelle, Vito Crimi, ha anticipato i contenuti della istanza legale di revoca della sospensione depositata a Napoli, con una intervista a un quotidiano. In sostanza, i legali di Conte provano a ribaltare le conclusioni del tribunale. Il giudice è convinto che le delibere impugnate siano state adottate in violazione delle regole sul quorum costitutivo, che deve raggiungere la maggioranza assoluta degli iscritti, come previsto dallo Statuto.
Insomma, l’elezione di Conte al vertice del Movimento sarebbe avvenuta senza la maggioranza assoluta degli iscritti. Come superare questo ostacolo? Lo aveva anticipato Crimi nella sua intervista, lo sostengono ora i legali di Conte: i vertici hanno appreso che, all’epoca dell’adozione della delibera di modificazione statutaria, era vigente un apposito Regolamento, come previsto dallo Statuto, che prevedeva l’esclusione dal voto degli iscritti da meno di sei mesi. Quindi, i legali di Conte chiedono la immediata revoca della misura cautelare sospensiva, depositata in tribunale, perché non serviva la maggioranza assoluta degli iscritti per la elezione di Conte.
Nella intervista a un quotidiano nazionale, Crimi aveva sostenuto che – tra le migliaia di delibere, di mail, di provvedimenti – si era dimenticato che in realtà il Regolamento era stato modificato come testimoniato dalle mail tra lui e Luigi Di Maio, tra il capo politico e il presidente del comitato di garanzia. I due avevano approvato il Regolamento che prevedeva l’esclusione dal voto di coloro iscritti da meno di sei mesi. Una mail spedita l’8 novembre del 2018 alle ore 10,05. Un’altra lo stesso giorno alle 18,11. Ma anche a voler ritenere plausibile, con uno sforzo di immaginazione più che di buona volontà, che il Movimento non fosse a conoscenza del Regolamento in base al quale sono stati esclusi dal voto oltre ottantamila iscritti, e che era citato nell’avviso di convocazione del luglio 2021, ci chiediamo: ma se il Tribunale di Napoli ha sospeso le modifiche statutarie ritenendo assorbente il mancato raggiungimento della partecipazione al voto della maggioranza degli iscritti, il ritrovamento del Regolamento cosa cambia? Nulla, perché il quorum non è collegato alla partecipazione dei pretesi aventi diritto al voto, come ha chiarito il collegio partenopeo.
Bisognerà farsene una ragione, il nuovo che avanza, la modernità del terzo millennio è fatta anche di mail sepolte sotto migliaia di comunicazioni virtuali. Il tribunale di Napoli farà suo il nuovo che avanza?