Dispiace che sia stato proprio il premier spagnolo Sánchez a dichiarare che sarebbero maturi i tempi per iniziare a considerare la pandemia, in cui siamo immersi da quasi due anni, alla stregua di un’influenza stagionale a carattere endemico, senza più monitorare gli ammalati, consentendo così al virus di circolare, di mutare, di sfuggire sempre più ai vaccini. Questa scempiaggine non avrebbe dovuta dirla, il leader del Psoe. Se adesso siamo qui a confrontarci con la variante “omicron” (soltanto ieri 313 morti in Italia) è perché nei mesi scorsi, a partire dalla Gran Bretagna, sono state tolte o ridotte oltremisura le restrizioni (e meno male che nel nostro Paese è stato introdotto l’obbligo del green pass, rallentando se non altro l’ondata). Il compito di un governo riguardo alla salute pubblica è quello di proteggere rigorosamente le vite umane: ciò dovrebbe saperlo bene un esponente socialista. Al contrario, l’interesse capitalistico è d’infischiarsene il più possibile dei contagi e delle morti, di non intralciare le attività economiche, continuando a far girare i quattrini insieme con il virus.
L’ultima trovata da parte di coloro che, fin dall’inizio, non avrebbero preso alcun serio provvedimento per contenere la pandemia è stata quella di affidarsi magicamente ai vaccini: una dose, due dosi, tre o magari quattro, e via! business as usual. Sappiamo, invece, che i vaccini, pur fondamentali, non sono un toccasana; sono un’arma da affiancare al vecchio rimedio di tutte le epidemie: la riduzione dei contatti interpersonali, il confinamento dei soggetti positivi, il monitoraggio dei casi.
Il capitalismo ha mostrato, una volta di più nel corso di questa pandemia, il proprio volto disumano. Non c’è, secondo una leggerezza liberale pronta a sfociare nel darwinismo sociale – che prescrive la sopravvivenza dei più forti e il “tanto peggio” per i più deboli –, nient’altro che una presunta libertà individuale da preservare. Ed è molto difficile, per una voce come la nostra, rompere l’egemonia di questa ideologia capitalistica, che trova nelle vuote pretese “no vax” non il suo contrario ma il suo riflesso speculare. È infatti dello stesso insulso principio di una libertà di movimento personale, da nulla ostacolata, che si nutre un’agitazione sociale di segno qualunquistico e reazionario. L’interesse capitalistico può vincere così su due tavoli: quello dei governi, sottomessi in tutto o in parte alla sua logica, e quello di una falsa opposizione.
Per la quarta dose, intanto, si attende il preparato adeguato alle varianti già annunciato da Pfizer. Si potrebbe quasi dirla un’obsolescenza programmata – se si permette al virus di circolare e mutare a piacimento, così da avere, dal necessario adeguamento annuale o semestrale, una rendita assicurata.